Per tirare una sorta di riga per delimitare i “primi risultati” di questo prezioso accordo sul riordino del gioco e sui siti
presenti nella lista casino, si può dire che i più contenti risulteranno essere, senza ombra di dubbio, gli Enti Locali che si
sentiranno ulteriormente “ringalluzziti” da un potere rinnovato e, sopratutto, confermato che darà loro la possibilità di
gestire i relativi territori di competenza.
Un altro protagonista alquanto contento sarà senz’altro l’Esecutivo, impersonato dal “deus ex machina” il sottosegretario
Pier Paolo Baretta, che avrà con questa proposta-accordo fatto risalire in quote di popolarità il Governo: almeno agli
occhi dei cittadini benpensanti che potranno dire senza possibilità di essere smentiti, che “qualcosa a tutela delle
persone più influenzabili e dell’italico territorio” è stato finalmente portato a termine. Persino anche il “sociale” sarà
soddisfatto, perché si sentirà protetto dagli Enti Locali e dalle sue regolamentazioni sul gioco, sia quelle presenti che
quelle future che andranno a studiare ed applicare.
Dall’altra parte della “barricata lecita” si trovano le imprese e gli operatori che di gioco vivono che continuano, invece,
ad essere preoccupati, e per nulla soddisfatti, del tanto agognato accordo che apparentemente lascia le “cose così come
stanno”, in mano agli Enti Locali ancora “proprietari” della loro vita commerciale ludica con le loro decisioni,
ordinanze e restrizioni. Sempre che al loro “ego” basti questa situazione e non trovino, invece, il modo di “stringere
ulteriormente il cappio attorno al collo del mondo del gioco lecito” e di portarlo a morte lenta e silenziosa.
Ma forse questa “tanta preoccupazione” che staziona nei cuori degli operatori del gioco può essere “calmata” poiché,
probabilmente, nulla è perduto per loro ed anche per l’industria. Nell’accordo sembrerebbero fatti salvi i provvedimenti
esistenti nella misura in cui prevedano quella che viene definita una “tutela maggiore”. Ma bisogna avere riguardo di
ritenere che una disposizione che prevede un distanziometro viziato da effetto espulsivo, che impone il proibizionismo o
che determina una marginalizzazione delle attività -territori caratterizzati da zone interamente vietate e zone con
concentrazione “rossa” di offerta di gioco- certamente non è in linea con il divieto di proibizionismo e non assicura
certamente una maggiore tutela.
In ogni caso, la disposizione dovrebbe dimostrare non solo la preesistente esigenza specifica di maggiore tutela, ma
anche l’efficacia della misura in termini di assicurare “maggiore tutela”, rispetto ai presidi già esistenti. Appare oltre
tutto estremamente interessante il fatto che l’arma della maggior tutela sia stata lasciata solo nelle mani di Regioni e
Province Autonome -per quanto pregresso e per quanto faranno- e non invece per i Comuni.
E per la disapplicazione della disciplina -che si palesa assolutamente incompatibile con i principi di diritto esistenti e da
oggi anche con le regole concordate nell’intesa- resta nuovamente la sede giudiziale che continuerà -se qualcuno
sperava il contrario, male ha fatto a pensarlo- a tracciare una linea giurisprudenziale applicabile. Un’altra cosa certa è
che tanti aspetti troveranno l’adeguata “ritualizzazione” e completezza di chiarimenti nel decreto attuativo del Ministero
dell’Economia e delle Finanze che avverrà per il prossimo 31 ottobre 2017, annunciato e richiamato in calce a questa
benedetto intesa per il riordino.