Calcio

Pianeta Dea: mister “Nado” e le 10 qualità del perfetto allenatore

Lo speciale Settore Giovanile del ct Vaniglia

Leonardo Bonaldi Mazzoleni,

Estate 2017. Non fossero bastati i 5 tornei internazionali disputati in Spagna ed i 3 organizzati in ambito provinciale savonese,  tra giugno ed i primi di luglio la nostra voglia di intraprendere e conoscere ci ha spinto a far visita ai ritiri precampionato della Sampdoria (Ponte di Legno), del Genoa (Neustift), del Venezia di Pippo Inzaghi (Alte Dolomiti Sappada) ed infine del Chievo e dell’Entella che hanno scelto ancora una volta Brentonico, perla dell’altopiano del Monte Baldo.

Proprio lì a fine agosto presenzieremo al consueto raduno/stage del settore giovanile dell’Atalanta sempre più fabbrica di talenti per il nostro calcio. A tale proposito ricordiamo ancora la distinta presentata in occasione della sfida contro la Sampdoria, nello sorso torneo di Serie A,  quando i bergamaschi guidati da Gasperini avevano inserito ben sette giocatori provenienti dalla loro pregiata “cantera”, con due di loro, Bastoni e Melegoni, addirittura all’esordio dal primo minuto. Un record europeo per la società del presidente Percassi, che non ebbe paura di lanciare due ragazzi del ’99 in un match così difficile come quello con i blucerchiati.

Per analizzare quale sia segreto di tale grande successo bisogna in ogni caso cercare di risalire a quello che sta a monte del movimento. Ci sovviene in soccorso una notizia pubblicata il lunedì 2 febbraio dove si comunicava che ben sei giocatori dell’Atalanta erano in procinto di iniziare il corso allenatori Uefa B (per diventare mister, forse il mestiere più difficile di tutti, di certo il più affascinante) quello che abilita fino alla massima categoria dilettantistica italiana, ovvero la Serie D.

Si trattava di Stendardo (vecchia conoscenza ligure), Biava, Del Grosso, Cherubin, Frezzolini e Rolando Bianchi. Non una novità: è frequente infatti che giocatori ancora in attività decidano di muovere i primi passi verso una futura carriera in panchina, tanto che, rimanendo sempre alla Dea, lo stesso corso era già stato portato a termine in precedenza da Cristian Raimondi e Gianpaolo Bellini.

Bergamo, del resto, è uno dei più importanti centri di formazione italiana nel settore, merito dell’Aiac (Associazione italiana allenatori calcio) locale, da 41 anni vera eccellenza nazionale. Gran parte del merito per tutto questo va a Leonardo Bonaldi Mazzoleni, da tutti conosciuto semplicemente come Nado, che, nel 1974, era già tra gli 8 fondatori dell’Aiac bergamasca e che oggi segue tutti i corsi di abilitazione che si tengono nel capoluogo orobico come consigliere nazionale Aiac e delegato dell’associazione per i rapporti dei professionisti con la Figc.

Nado è il più conosciuto del folto gruppo degli allenatori made in Zingonia, una persona squisita, simpatica e dall’intelligenza non comune. Classe 1951, ha iniziato ad allenare nel 1967, primo impiego nelle giovanili del Verdello. Poi una decina di altre squadre, sempre il meglio del pallone provinciale della bergamasca, Trevigliese e Ponte San Pietro su tutte e, tra i professionisti, tanta Atalanta dove ha cresciuto parecchi campioni che hanno fatto la storia nerazzurra.

La sua esperienza ultradecennale nel settore lo rende uno dei maggiori esperti italiani per quanto riguarda la professione di allenatore. Sotto la sua ala sono passati migliaia di professionisti della panchina, a partire da nomi meno noti, che lavorano ogni domenica nell’ombra delle categorie inferiori, sino a nomi ben più noti, come Leonardo o Hernan Crespo (per dirne due passati recentemente a Bergamo).

Ci siamo rivolti a lui, allora, per sapere quali siano a suo parere le 10 qualità che deve avere la figura mitologica dell’allenatore perfetto e il medesimo ce le ha così riassunte ( e noi le condividiamo appieno):
1) cuore e passione
2) competenza
3) capacità didattica
4) capacità di programmazione
5) coraggio
6) personalità
7) equità di giudizio
8) occhio clinico
9) buona lettura delle situazioni di gioco
10) mentalità vincente

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