Polemica rovente

“Microchip” nei camici degli operatori sanitari: botta e risposta tra Viale, M5S e Cgil

Viale: “Obiettivi sono efficientamento del sistema, più sicurezza e decoro”

medici
Foto d'archivio

Regione. La polemica del “microchip” nei camici degli operatori sanitari. E’ questo l’ultimo argomento a tenere banco tra maggioranza e opposizione in Regione Liguria.

A fare chiarezza in merito alla gara bandita da Alisa per il lavaggio della biancheria utilizzata nelle Asl e negli ospedali del sistema sanitario regionale è il vicepresidente della Regione Liguria e assessore regionale alla Sanità Sonia Viale: “Il capitolato della gara per la fornitura a noleggio di biancheria (lenzuola, camici, divise) è chiarissimo: l’obiettivo del microchip è garantire un efficientamento del sistema per evitare sprechi e ‘dimenticanze’ dei camici al di fuori degli ospedali, assicurando una corretta contabilizzazione dei materiali forniti, una maggiore sicurezza rispetto alle norme igieniche e antincendio, una maggiore qualità dei tessuti anche a garanzia del decoro delle divise e della biancheria utilizzate. Dalle informazioni acquisite, poi, questo sistema risulta già diffuso in molte regioni d’Italia, proprio per evitare sprechi e ammanchi. Data la delicatezza della materia, al di là della precisione delle finalità descritte chiaramente nel capitolato, ho comunque già disposto ulteriori approfondimenti, a garanzia di tutto il sistema”.

“L’inserimento di un microchip nelle divise dei ventiduemila dipendenti Asl della Liguria – dichiarano Raffaella Paita, capogruppo del Pd in Regione Liguria, Pippo Rossetti e Giovanni Lunardon e Valter Ferrando, consiglieri del Pd in Regione Liguria – è un fatto delicato su cui chiediamo al più presto la massima chiarezza. E’ grave che sia accaduto nel silenzio generale. Chiediamo che l’assessore Sonia Viale esponga al Consiglio cosa sta accadendo e chi ha deciso l’inserimento di un vero e proprio Gps nelle divise dei lavoratori della sanità ligure”.

“Questo provvedimento, anche se fosse utilizzato per restituire senza errori i capi usciti dalla lavanderia, come dichiarano i direttori degli ospedali interpellati dal giornalista Giuseppe Filetto sul suo articolo pubblicato da Repubblica, è in ogni caso potenzialmente lesivo della privacy dei lavoratori, i cui spostamenti possono essere intercettati e monitorati minuto per minuto. Siamo stupiti che una decisione che consente la raccolta di dati sensibili non sia stata oggetto di un accordo sindacale e di una opportuna informativa dei dipendenti. Vogliamo sapere chi ha preso questa decisione, con quali motivazioni, in quali e quanti ospedali è stata già messa in atto. Non può passare sotto silenzio un provvedimento che lede la libertà dell’individuo” concludono gli esponenti del Partito Democratico Ligure.

“Il codice a barre – spiega ancora Walter Locatelli, commissario straordinario di Alisa – si è rivelato insufficiente e non idoneo a garantire la correttezza dei dati, generando quindi sprechi. Al contrario, il microchip consente di sapere sia quando il camice viene ritirato dalla ditta che effettua il servizio di lavanderia e poi riconsegnato al dipendente sia, di conseguenza, quanti cicli di lavaggio l’indumento subisce, visto che dopo un certo numero deve essere sostituito. Questi tessuti, infatti – prosegue – sono garantiti per un numero massimo di lavaggi eseguiti in un determinato modo e con specifici prodotti: un numero superiore di lavaggi, oppure lavaggi ‘casalinghi’ che non rispettino le procedure, potrebbero far perdere le caratteristiche di “barriera” alle infezioni, a garanzia sia dell’operatore che del paziente. Il nuovo sistema garantisce anche – conclude – il rispetto delle norme di sicurezza e antincendio in base alle quali il materiale ospedaliero, in particolare delle sale operatorie o di alcuni reparti, debba essere lavato esclusivamente con determinati prodotti”.

Argomentazioni che non convincono il Movimento 5 Stelle che è già insorto attraverso Alice Salvatore: “Solidarietà ai lavoratori e sdegno per la scelta di Locatelli di infilare i microchip nei camici degli operatori sanitari, a loro insaputa. Una condotta gravissima su cui indagheremo a fondo per valutarne i profili legali in termini di privacy.”

All’attacco anche il segretario generale della Fp Cgil Liguria Fulvia Veirana che spiega: “La Liguria è una Regione che ha un rapporto molto basso fra medici/infermieri ed utenti della sanità in un paese che è maglia nera in Europa per numero di professionisti sanitari. Lavorano perennemente in emergenza per le carenze di personale che da anni affliggono il settore. Solo fra gli infermieri mancano più di 600 unità. Hanno le pensioni bloccate e la loro età media aumenta di anno in anno. Questi lavoratori aspettano il rinnovo del contratto da nove anni e, nonostante questo, tengono in piedi il sistema sanitario ligure. La risposta della Regione a questo loro impegno, dovrebbe essere la migliore organizzazione degli ospedali e dei servizi o soldi per pagare di più i loro sforzi”.

“La notizia di oggi, invece, è l’inserimento di microchip nei loro camici. Sarebbe gravissimo se, senza aver dato nessuna informazione preventiva ai lavoratori, venissero utilizzati strumenti di controllo a distanza di questo tipo. Non ci pare ci fossero particolari ragioni per inserire dei sensori gps negli indumenti dei professionisti e dei lavoratori della sanità; ogni capo di vestiario è sempre stato identificato da un’etichetta con codice a barre, matricola e nome del dipendente per poter essere riconsegnato correttamente dopo i lavaggi. È fondamentale che la Regione ci chiarisca al più presto e documenti la finalità e la modalità di utilizzo di questo strumento. Verificheremo con i nostri avvocati la legittimità di questo atto e faremo tutte le azioni utili ad impedire qualsiasi tentativo di limitazione della libertà personale e lesione del rapporto fiduciario con i lavoratori da parte della Regione” conclude Veirana.

Più informazioni
leggi anche
medici ospedale
Polemica rovente
Caso microchip, Paita contro Toti: “Dichiarazioni ambigue”
medici
Botta e risposta
Caso microchip, Viale all’opposizione: “Prima di aggredire dovrebbero approfondire”

Vuoi leggere IVG.it senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.