Loano. Nel dicembre del 2016, impugnando una pistola falsa, aveva tentato di rapinare un’imprenditrice in pieno centro a Loano, ma era stato fermato dal provvidenziale intervento di un’operatrice ecologica che, con coraggio, lo aveva disarmato. Questa mattina, per quella vicenda, un sessantenne, Salvatore Bova è stato condannato ad un anno e 8 mesi di reclusione e 800 euro di multa davanti al collegio del tribunale.
L’uomo, che era difeso dall’avvocato Monica Ponti, ha scelto di essere giudicato con il rito abbreviato (grazie al quale si ottiene uno sconto di un terzo della pena). Dopo l’arresto, quando si era ritrovato davanti al gip Fiorenza Giorgi per la convalida dell’arresto, Bova avave spiegato di aver “agito per necessità” visto che si trovava in gravi difficoltà economiche e non aveva più una casa.
Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, il sessantenne aveva rapinato Rosaline Del Balzo, nota imprenditrice locale, che stava per andare in banca a depositare in banca gli incassi della propria attività. Bova non avrebbe agito da solo, ma con un complice che però non è stato identificato (lo stesso sessantenne aveva spiegato di non conoscere il suo nome).
I due malviventi erano entrati in azione in sella ad uno scooter: avevano pedinato la donna fino ad affiancarla in una traversa di corso Europa dove Bova l’aveva rapinata minacciandola con una pistola finta (una Glock replica, ma priva del tappo rosso). Le urla della vittima però avevano finito per attirare l’attenzione di alcuni passanti che erano subito intervenuti per aiutarla. In particolare, a fermare il rapinatore era stata un’operatrice ecologica, Serena Traverso, che era riuscita a disarmarlo con una sorta di placaggio: un gesto che è stato premiato con un encomio da parte del Comune di Loano e dell’azienda di cui è dipendente.
Pochi minuti dopo erano intervenuti i carabinieri di Borghetto che avevano messo le manette ai polsi di Bova (che al momento è ancora detenuto nel carcere di Imperia) ed avevano recuperato il bottino, 7 mila euro in contanti, che era stato riconsegnato alla legittima proprietaria. L’imprenditrice, che non si è costituita parte civile nel processo, nella rapina era rimasta leggermente contusa (era stata giudicata guaribile in una decina di giorni).
Secondo gli inquirenti, prima di entrare in azione, Bova ed il suo complice avevano studiato a lungo i movimenti della loro vittima, in modo da sapere esattamente quando colpire.