Decisione contestata

Albenga, Ciangherotti e Perrone (FI): “La vendita della Farmacia degli Ingauni? Un grossolano illecito”

I consiglieri elencano "sette motivi per cui la scelta della maggioranza è un errore"

farmacia degli ingauni via dalmazia albenga

Albenga. “Il Partito democratico al governo della città, l’altra sera, in consiglio comunale, ha votato a colpi di maggioranza la scelta di vendere la Farmacia comunale ‘degli Ingauni’ di Via Dalmazia, mantenendo per adesso la proprietà delle altre due, la farmacia comunale di Via don Isola e la Farmacia Centrale di Via Milite Ignoto. Premesso che sulla sostanza avremmo anche potuto essere d’accordo, numerosi elementi di forma ci hanno spinto a votare contro alla delibera di consiglio”. Lo annunciano i consiglieri di minoranza Eraldo Ciangherotti e Ginetta Perrone.

La loro è una spiegazione articolata in 7 punti. “In primo luogo – dicono – perché l’Amministrazione oggi alla guida di Albenga ha ignorato le competenze e le professionalità presenti negli uffici comunali e ha deciso di affidare ad un professionista esterno, con un aggravio dei costi per le casse comunali, l’incarico di effettuare la perizia solo sul valore della farmacia comunale di Via Dalmazia: ciò, oltre a offendere le capacità dei nostri dirigenti comunali, costituisce un indubbio danno erariale di cui l’intera maggioranza sarà chiamata a rispondere davanti alla Corte dei Conti, alla quale invieremo a breve tutta la pratica”.

“In secondo luogo perché la perizia è stata eseguita da un signore che da Avellino ha certificato il valore della nostra farmacia senza alcun sopralluogo e soprattutto senza alcuna stima di raffronto con le altre due farmacie comunali presenti sul territorio – tuonano i consiglieri forzisti – In terzo luogo perché la maggioranza consiliare, forse consapevole delle carenze della perizia, ha cercato senza alcuna motivazione giuridica e senza che nessuno ne illustrasse le ragioni, di coinvolgere tutto il consiglio comunale nell’approvazione della perizia stessa al fine di avallarne il contenuto”.

“In quarto luogo – insistono – perché il consiglio comunale, cui comunque non è stato fornito alcuno strumento per valutare la correttezza della perizia, non è per legge l’organo competente ad approvare una perizia di tale natura, con la conseguenza che la delibera adottata dalla maggioranza è del tutto illegittima. In quinto luogo, perché se come sembra la scelta di vendere la farmacia comunale è stata determinata da una situazione di carenza di personale, il Comune vi avrebbe potuto benissimo far fronte con l’assunzione di nuovi dipendenti, visto che i limiti assunzionali e di spesa previsti dalla legge non si applicano al personale delle farmacie comunali: con un pizzico di maggiore coraggio, si sarebbe potuto evitare di svendere ai privati un bene pubblico che – non dimentichiamolo! – fa parte del servizio sanitario nazionale ed è quindi vitale per la salute dei nostri concittadini”.

“In sesto luogo – dicono ancora Ciangherotti e Perrone – perché la delibera contrasta in maniera evidente con un recente parere dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (l’Anac presieduta dal magistrato Raffaele Cantone), la quale ha statuito che ‘un approccio interpretativo comunitariamente orientato renda preferibile la soluzione secondo cui i comuni possono, a seguito di procedura ad evidenza pubblica, affidare la gestione delle farmacie comunali in concessione a terzi, in applicazione dell’art. 30 del Codice dei contratti’ (oggi se non erro gli articoli 164 e seguenti del Nuovo Codice dei contratti). Nella delibera approvata dalla maggioranza Cangiano viene invece fatto riferimento al Regio decreto 827/1924 e questo costituisce un ulteriore vizio della delibera stessa; proprio per questo motivo gli atti verranno trasmessi anche all’Anac per la valutazioni del caso”.

“In settimo luogo, perché la scelta di mantenere alle dipendenze del Comune il personale attualmente in servizio presso la farmacia di Via Dalmazia è la classica soluzione pasticciata che dimostra mancanza di coraggio propria di una certa parte politica: da un lato si vuole privatizzare un servizio pubblico, dall’altro non si ha il coraggio di esternalizzare anche il personale (con tutto il rispetto dovuto ai lavoratori e ai loro diritti); quale imprenditore può essere interessato ad acquisire un’azienda sapendo che il personale in servizio dipende da un terzo, in questo caso il Comune di Albenga? Non vi è in questa clausola una forma di restrizione del mercato e della concorrenza? Anche su questo la Procura della Repubblica di Savona potrà aiutarci a fare chiarezza”.

“Registriamo ancora una volta come la superficialità e spesso anche un pizzico di coda di paglia in alcuni consiglieri e assessori del Partito democratico intervenuti abbiano fatto da padroni nella discussione dell’ultimo consiglio comunale” concludono Ciangherotti e Perrone.

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