Loano. Nessuna sigaretta lasciata accesa, nessun malfunzionamento nella colonnina elettrica del porto o nell’impianto elettrico della barca. A provocare il drammatico incendio che il 29 dicembre scorso ha devastato lo yacht Maiora 22 ormeggiato a Loano, nel quale sono morte tre persone, è stato un barbecue.
E’ la conclusione alla quale sono arrivati gli ingegneri Riccardo Damonte e Massimo Gronda dello studio tecnico navale Ansaldo di Genova, incaricati dal pm Massimiliano Bolla di fare luce sulla tragedia. Gli esperti hanno effettuato una consulenza tecnico-ingegneristica sul relitto grazie alla quale hanno appunto accertato che le fiamme sono divampate da un barbecue posizionato sulla poppa dell’imbarcazione che non era stato spento correttamente dopo l’utilizzo.
I consulenti, che hanno trovato i resti del barbecue sottocoperta (le fiamme hanno fuso il pavimento del ponte facendolo cadere nello scafo), ritengono plausibile che il forte vento di quella sera possa aver fatto cadere della brace, oppure direttamente rovesciato il braciere con la carbonella, sulla barca originando il rogo. Una conclusione che, di fatto, ha escluso responsabilità esterne nella tragedia: per questo motivo il pm Bolla aveva chiesto l’archiviazione dell’indagine per omicidio e incendio colposo aperta contro ignoti che, nei giorni scorsi, è stata firmata dal gip Fiorenza Giorgi.
L’indagine sull’incendio dello yacht Southern Comfort, costato la vita a Jurgen Simon, alla moglie Beata Simon, e all’amico Andre Bachtenkirch (morti per asfissia come ha stabilito l’autopsia), è quindi chiusa. Non sono emerse infatti responsabilità da parte di altre persone rispetto alle vittime: l’unico che avrebbe dovuto vigilare sul corretto utilizzo dell’imbarcazione era il proprietario che, purtroppo, ha perso la vita nell’incendio.
La consulenza tecnico-ingegneristica non ha rilevato nessuna irregolarità nell’impianto elettrico dell’imbarcazione (escludendo l’ipotesi di un cortocircuito), ma nemmeno sulla colonnina di alimentazione del porto, che è risultata perfettamente a norma. Di qui la richiesta di archiviazione per l’indagine.
A non lasciare scampo alle vittime, come emerso dall’esame autoptico eseguito dal dottor Marco Canepa, era stata la grande quantità di fumo che aveva completamente invaso la barca portando le tre vittime a perdere i sensi (la quarta persona a bordo era invece riuscita a salvarsi buttandosi in mare). Per questo non era riusciti a raggiungere i portelloni e quindi di mettersi in salvo. La lunga esposizione ai fumi prodotti dall’incendio era stata quindi la causa che ha determinato la morte dei tre tedeschi.