Vado Ligure. “Lo skyline di Vado cambierà entro dicembre, dando un segnale anche visivo dei cambiamenti che stanno avvenendo nel sito di Tirreno Power. Perché il percorso si completi, dando lavoro a circa 100 persone, ci vorranno ancora due anni, ma le prime attività dovrebbero aprire già entro fine anno”. E’ il messaggio in sintesi di Enrico Erulo, direttore delle relazioni esterne di Tirreno Power, nel corso della conferenza stampa in cui ha presentato l’attuale situazione del percorso di reindustrializzazione del sito presentato ormai un anno fa.
Un percorso che, a partire da oggi, sarà evidente anche ai residenti con un simbolo “potente” come quello della demolizione di una delle ciminiere. “Una volta preso atto dell’impossibilità di proseguire con il carbone abbiamo avviato, un anno fa, il percorso di reindustrializzazione, e la demolizione della ciminiera simboleggia un po’ l’evolversi di quel percorso – conferma Erulo – I lavori di abbattimento dureranno alcuni mesi per la costruzione dei ponteggi; quando raggiungeranno la cima inizierà la demolizione vera e propria, a partire dalla sommità”.
Un’operazione imponente dato che la ciminiera è alta circa 200 metri, “quanto due campi da calcio o un grattacielo di 70 piani” fa notare Erulo. La demolizione procederà ad un ritmo di circa 2 metri al giorno, a partire dalla sommità: i detriti verranno fatti cadere all’interno della ciminiera che verrà regolarmente svuotata. “Ma l’impatto dei lavori sul territorio sarà minimo – rassicura Erulo – con un massimo di sei mezzi al giorno, anche perché i lavori procederanno lentamente e nell’arco di alcuni mesi”. Il nuovo “skyline”, orfano di una ciminiera, sarà dunque realtà verosimilmente a fine anno.
La diretta della conferenza stampa
“L’operazione prevede un impegno economico di circa due milioni di euro, e sarà il segnale visibile anche all’esterno del cambiamento che sta avvenendo all’interno del sito”, ribadisce Erulo. E da questo punto di vista, rivela, i lavori procedono incessanti: “Il progetto è stato presentato all’Unione Industriali a giugno 2016, con un obiettivo a tre anni, ed un anno dopo siamo soddisfatti. Ci sono importanti società straniere, nazionali e locali interessate al progetto: abbiamo avuto sul sito più di 30 visite di aziende che sono venute a vedere le aree, abbiamo già ricevuto alcune manifestazioni di interesse ufficiali e in diversi casi è stato già avviato uno studio dettagliato”.
Molte le ragioni: “Hanno tutti apprezzato i punti di forza di questo sito – afferma Erulo – che sono la collocazione logistica vicina allo svincolo autostradale, la presenza di un binario dedicato, il fatto che ci sia in sviluppo la piattaforma Maersk. E poi gli imprenditori sanno benissimo che potranno beneficiare dei fondi promessi dal governo per l’area di crisi complessa”. Uno degli obiettivi dell’operazione, chiarisce, è favorire il reinserimento dei lavoratori e dell’indotto andato in difficoltà a causa della chiusura della centrale a carbone: “Alcune aziende stanno già negoziando gli ultimi accordi con noi e hanno iniziato a parlare con il personale – rivela Erulo – dato che una delle richieste fondamentali da parte nostra era proprio il reimpiego dei lavoratori e dell’indotto”.

“L’area è stata suddivisa in cinque lotti (il più grande di 72.000 mq, il più piccolo da 3.200), e per ognuno abbiamo ricevuto più di una manifestazione di interesse” ribadisce il direttore delle relazioni esterne. I settori in cui operano i soggetti interessati sono i più svariati: si va dall’ambiente alla logistica, dal manifatturiero alle analisi chimiche, dalle commodities alimentari alla meccanica di precisione. Sui tempi Erulo si sbilancia solo in parte: “E’ chiaro che i tre anni che ci eravamo prefissati sicuramente saranno necessari per quelle società che dovranno insediare business più complessi che necessitano di autorizzazioni – spiega – ma alcune attività che riutilizzeranno parti di fabbrica già esistenti potranno iniziare già tra pochi mesi”.
Sui nomi delle aziende, ovviamente, al momento vige il più stretto riserbo: “Abbiamo firmato accordi di confidenzialità”, risponde Erulo a chi tenta di strappargli qualche rivelazione. Poi però qualcosa concede: “Abbiamo una multinazionale nordeuropea della logistica e alcune società americane. Cinesi? Al momento nessuno“. E poi alcune aziende locali “di alto livello che trattano commodities e logistica”. “Nella ciminiera sono presenti alcuni giunti di amianto, ed una delle aziende con cui stiamo dialogando è specializzata proprio nello smaltimento di questo materiale – rivela ancora – Infine ci sono anche aziende legate al trattamento dei rifiuti, ma solamente ‘a freddo’, senza fiamma, come indicatoci dagli enti locali, quindi nessun termovalorizzatore“.
“I primi nomi potremo darli tra 3-4 mesi – conclude Erulo – al termine dell’operazione, facendo una media, confidiamo che il progetto nella sua complessità possa impiegare un centinaio di persone. Nell’immediato sono state colloquiate una decina di persone da due società”.