Savona. Questa mattina a Savona si è tenuta la seconda “giunta itinerante” dell’era Caprioglio, stavolta a Santuario. Un incontro che, sulla falsariga del precedente a Legino, ha visto una cinquantina di residenti porre agli assessori (stavolta erano presenti Paolo Ripamonti, Maurizio Scaramuzza, Pietro Santi e Massimo Arecco oltre al sindaco) le proprie esigenze e perplessità: l’albero tagliato, il fiume sporco, le mille criticità grandi e piccole di un quartiere “di cui ci si ricorda soltanto il 18 marzo”. Al di là della cronaca spicciola della mattinata, però, il dato che emerge è la difficoltà di creare un dialogo efficace tra il singolo cittadino ed una realtà come l’amministrazione pubblica.
La formula, così com’è, sembra presentare delle criticità. L’assenza di un moderatore comporta a volte lunghi interventi, non sempre ben definiti, e momenti di caos in cui tutti vogliono la parola, a cui Caprioglio e la giunta reagiscono in modo variabile, a volte con savoir faire e disponibilità ed altre con un atteggiamento più “infastidito”. Spesso le obiezioni mosse riguardano problemi già noti all’amministrazione, oppure non dipendenti da essa, anche se alla fine qualche annotazione sul taccuino ci finisce. Quello che resta alla fine è (anche) la fatica di un dialogo che funziona con qualcuno dei presenti ma non con tutti, un confronto fatto di minuti investiti nell’assorbire critiche costruttive ed altri spesi nel vano tentativo di spiegare la cosa pubblica.
Al di là dei difetti di gioventù della formula, che andrà certamente raffinata col tempo, quel che emerge alla fine è la estrema difficoltà e delicatezza della comunicazione. In entrambi i versi. A volte il Comune sta già lavorando su un problema sottoposto dai cittadini, ma nessuno di loro sembra saperlo. Altre volte gli assessori “cascano dal pero” di fronte ad una segnalazione e il residente trasecola: “Ma se l’ho segnalato decine di volte a tutti gli organi possibili…”.
L’impressione è che più in generale (non solo a Savona, basta vedere cosa è accaduto a Tovo ieri sera o a Boissano il 1 giugno) la comunicazione istituzionale e politica raggiunga solo una fetta di popolazione, mentre per altri “il Comune” è un’entità svincolata da persone e competenze, responsabile in senso astratto di qualsiasi cosa accada sul territorio. Tra cui ovviamente le magagne. Qualcuno sembra inconsapevole pure del ribaltone politico dello scorso anno, in questo senso uno dei dialoghi di oggi è illuminante: “Parlate di debiti, ma i soldi per tagliare gli alberi li avete”. “Ma quando?” “Quando è venuto il Papa”. “Ma signora, è stato quattro anni fa, non c’eravamo noi”. “D’accordo, ma voi continuate l’opera di chi c’era prima”. Stupore. E giù con la solita presa di distanza dalla giunta Berruti, uno dei leitmotiv (nel bene e nel male) di questo primo anno di amministrazione Caprioglio.
Forse da questo punto di vista l’incontrare “de visu” i propri cittadini rappresenta il tentativo estremo di comunicare. Ma anche il dibattito politico sulla formula è esemplificativo delle difficoltà del dialogo: il MoVimento 5 Stelle critica l’iniziativa mettendo sotto accusa la scelta di fare le giunte itineranti al mattino (quando la gente lavora) anziché la sera ed i costi conseguenti alla presenza del segretario Lucia Bacciu, Caprioglio replica che vengono fatte al mattino proprio per non sostenere quei costi (essendo in orario lavorativo a Bacciu non vanno pagati gli straordinari). Forse un dialogo diretto tra le due forze politiche (pentastellati e giunta) permetterebbe di chiarire i dubbi dei primi e magari dare consigli costruttivi alla seconda, ma si preferisce usare i giornalisti come intermediari.
In chiusura un aneddoto, avvenuto non più tardi di ieri, che rafforza il concetto. Un savonese ha formulato una domanda sui social network: “Ma sto Maurizio Scaramuzza che ruolo ha in Comune? Io ancora non l’ho capito”. E giù decine e decine di commenti tra risposte più o meno piccate, critiche all’una o all’altra parte ed aperti sfottò. Che operi bene oppure male (non spettano a noi valutazioni simili, ed in questa sede è irrilevante) è palese come Scaramuzza sia uno degli assessori più attivi e più “esposti”: le deleghe allo Sport e alle Manifestazioni lo rendono “interfaccia privilegiata” di decine di enti e associazioni sul territorio. Inoltre la sua presenza assidua su Facebook lo ha trasformato in una sorta di “filo diretto” tra cittadini e giunta (chi ha un problema non chiama più il Comune, “tagga” lui). Una dinamica a doppio taglio, però, dato che in questo modo si snellisce la comunicazione ma si rischiano anche equivoci: spesso ciò che scrive viene percepito come “istituzionale” anche quando è personale, e quindi consigliare un negozio diventa una gaffe mentre sfottere in modo goliardico due amici scatena le ire di Arcigay.
E nonostante tutto questo rumore e questa visibilità, c’è chi si chiede chi sia e cosa faccia “sto Scaramuzza”. E’ la dimostrazione più eclatante dell’importanza della comunicazione e insieme della sua inutilità. Non importa quanto comunichiamo sui social, quanta visibilità ci danno gli organi di informazione, quanto giriamo fisicamente nei luoghi e nelle iniziative: ci sarà sempre qualcuno a cui il messaggio non arriverà.