Cairo Montenotte. “Ferrania Film non è un museo ‘consolatorio’, non ha la pretesa di guarire le ferite ancora aperte e sanguinanti che ha lasciato la fine di un capitolo così importante per Cairo e la Valbormida, ma è un organismo nuovo, sensibile come la pellicola che può rappresentare una nuova partenza culturale, in primis, e sociale”.
Queste le parole dell’antropologo Gabriele Mina, curatore del Museo cairese che oggi, per la prima volta, apre le porte ai visitatori nella sua sede prestigiosa di Palazzo Scarampi. Con attesa e partecipazione, il sindaco uscente Fulvio Briano ha voluto rendere onore al progetto fortemente voluto e concretizzato dalla sua amministrazione, sostenuto economicamente dalla Regione Liguria, dalla fondazione 3M, presieduta da Antonio Pinna Berchet, dalla De Mari e da tutti coloro che, in qualche modo, hanno dato un contributo importante per la nascita di ciò che ha rappresentato la linfa vitale di migliaia di famiglie. ‘917-017’: cent’anni di storia industriale e territoriale raccontati dall’allestimento dell’architetto e direttore artistico Marco Ciarlo, suddiviso in sei sale tematiche su un totale di circa 400 metri quadri di esposizione.
Il Ferrania Film Museum è ancora in fase di completamento, ma già ad oggi al suo interno si respira un’aria di rispetto liturgico nei confronti della grandezza di uno stabilimento che ha portato la Valbormida a spasso per il mondo, nel settore della pellicola, del radiografico, delle arti grafiche, della cultura cinematografica. Un rispetto nostalgico, purtroppo, che si addice ai ricordi di una famiglia che non c’è più, o meglio, di ‘mamma Ferrania’ come veniva spesso etichettata in passato da chi lavorandoci provava un vero sentimento di appartenenza e protezione. Questo è tutto ciò che racconta il museo, in cui la tecnologia e il digitale sono dosati per non disturbare la storia, quella grande e indimenticabile.
