Pietra L. Nessuna sfilata di testimoni o “battaglia” in aula per far cadere le gravi accuse di violenza sessuale. Questa mattina, il processo all’imprenditore Antonio Orsero è durato poco più di una decina di minuti e si è chiuso con un patteggiamento a due anni di reclusione, con la concessione della sospensione condizionale della la pena.
I guai per Orsero erano iniziati nel settembre scorso quando era finito agli arresti domiciliari con la grave accusa di violenza sessuale nei confronti dell’ex badante di famiglia, una sessantenne romena.
Secondo il pm Chiara Venturi, che aveva coordinato le indagini, l’imprenditore era entrato in casa della donna e l’aveva pesantemente molestata: prima tentando di toccarle il seno per poi masturbarsi davanti a lei. Un episodio che la vittima aveva denunciato ai carabinieri e che aveva portato appunto all’arresto di Orsero.
Inizialmente l’imprenditore si era sempre difeso con decisione: “Sono qui per niente” era stato il commento dopo uno dei faccia a faccia con il pm Venturi. Sempre nel corso di un interrogatorio in Procura Orsero aveva sostenuto di essere stato invitato ad entrare dalla sessantenne, con la quale era in rapporti amichevoli, per bere un caffè insieme.
A quel punto, secondo la sua versione, si era addormentato nel letto della signora dove si era risvegliato in presenza dei carabinieri. Un racconto che, evidentemente, non aveva convinto il pubblico ministero che aveva portato avanti la sua tesi fissando il giudizio immediato per Antonio Orsero.
Questa mattina la scelta di patteggiare formalizzata davanti al collegio del tribunale di Savona. Prima del verdetto, il pm Venturi ha notificato una modifica del capo d’imputazione: ha concesso all’imputato l’attenuante del fatto lieve, ma ha anche contestato una nuova condotta violenta (la repentinità del gesto dell’imprenditore).
Da parte loro i difensori di Orsero, gli avvocati Angelo Pariani e Raffaele Della Valle, hanno evidenziato che la parte offesa è stata risarcita e poi è stato definito il patteggiamento. Persone vicine alla vittima hanno poi voluto precisare che l’entità del risarcimento è stata “simbolica” per sottolineare come, fin dall’inizio, il motivo per il quale la donna ha denunciato Orsero non fosse mirato a voler “guadagnare” qualcosa da questa vicenda (tanto che non c’era stata nemmeno la costituzione di parte civile).