Turbativa d'asta

Inchiesta Gsl: 11 a giudizio tra manager pubblici e privati, si “salvano” Burlando e Montaldo

Il gup Maurizio Picozzi ha prosciolto gli ex vertici regionali dall'accusa di abuso d'ufficio che però resta in piedi per Albani e i vertici Asl 2

Gsl di Albenga

Savona. I manager pubblici, quelli dell’Asl 2 Savonese, così come quelli privati, ovvero i vertici di Gsl, andranno a giudizio, mentre per gli ex vertici della Regione Liguria Claudio Burlando e Claudio Montaldo le accuse di abuso d’ufficio sono cadute. E’ questo il verdetto emesso nel tardo pomeriggio dal gup Maurizio Picozzi al termine dell’udienza preliminare “fiume” – è iniziata questa mattina alle 9 per terminare poco prima delle 17 – relativa all’indagine per la presunta turbativa d’asta intorno alla creazione del “Gsl”, il reparto di ortopedia privata di Albenga.

Le richieste di rinvio a giudizio formalizzate dal pm Ubaldo Pelosi nei confronti di manager privati, pubblici, ex componenti della Giunta Regionale, ma anche una serie di medici Gsl accusati di falso nella compilazione delle cartelle cliniche, erano tredici. Al termine della discussione dei difensori, dopo essersi ritirato per poco più di un’ora, il giudice Maurizio Picozzi ne ha accolte solo dieci, ovvero quelle per: Alessio Albani (allora legale rappresentante della Omnia Medica), Angelo Antoniol (dirigente della Omina Medica), Eddie Bibbiani (medico chirurgo Gsl), Luca Garra (allora responsabile del dipartimento epidemiologia e programmazione Asl, oggi direttore del presidio di Albenga e Pietra Ligure), Guido Grappiolo (medico chirurgo del Gsl), Fabrizio Grilli (medico chirurgo Gsl), Stefano Maxena (medico chirurgo Gsl), Giuseppe Moraca (medico chirurgo Gsl), Flavio Neirotti (ex direttore generale Asl 2), Graziella Baldinotti Tizzoni (ex direttore amministrativo Asl 2) e Claudia Agosti (ex direttore sanitario Asl 2 oggi in pensione).

Il gup ha infatti emesso una sentenza di non luogo a procedere “perché il fatto non costituisce reato” nei confronti dell’ex presidente della Regione Liguria Claudio Burlando e dell’ex assessore alla sanità Claudio Montaldo che dovevano rispondere di due contestazioni di abuso d’ufficio (in relazione alle delibere regionali con le quali era stata assegnato direttamente a Gsl, senza svolgere nessuna gara d’appalto, il servizio di sperimentazione per il recupero delle fughe di ortopedia). Le stesse accuse erano contestate, proprio in concorso con gli ex vertici regionali, anche a Neirotti, Baldinotti, Agosti, Garra e Albani, per i quali però sono rimaste in piedi. Per conoscere le ragioni di questa decisione bisognerà attendere il termine di 45 giorni entro il quale saranno depositati i motivi della sentenza, ma è probabile che il giudice abbia tenuto conto di quanto ribadito oggi in aula proprio da Burlando e Montaldo. I due politici infatti avevano chiesto di essere interrogati e questa mattina hanno deposto a lungo davanti al gup Picozzi.

Nel corso dell’audizione (che è avvenuta a porte chiuse visto che l’udienza preliminare si celebra in camera di consiglio), secondo quanto trapelato, gli ex vertici della Regione hanno ribadito di aver approvato il progetto di ortopedia privata di Albenga perché aveva soltanto finalità di interesse pubblico: limitare le perdite economiche per il servizio sanitario locale, evitare le fughe dei pazienti fuori regione e, di conseguenza, diminuire i disagi per i cittadini liguri. Argomentazioni che potrebbero spiegare la scelta del giudice: probabilmente ha considerato che i “politici” non siano stati mossi dalla volontà di favorire il privato, ma solo da finalità di interesse pubblico e, di conseguenza, che non abbiano commesso nessun abuso.

Il giudice ha anche prosciolto “perché il fatto non sussiste” Neirotti e Baldinotti da una contestazione di concorso in concussione (che ruotava intorno ad una presunta riduzione delle spese dovute da Gsl per la conduzione tecnica e la manutenzione dei locali del reparto di ortopedia privata).

Il processo per l’affaire Gsl inizierà il prossimo 15 novembre. Le accuse delle quali dovranno rispondere gli undici imputati sono di turbativa d’asta (perché avrebbero favorito l’assegnazione del progetto di sperimentazione gestionale per il recupero delle fughe dei pazienti liguri e di conseguenza la gestione dell’ortopedia privata di Albenga ad Omnia Medica, ovvero al Gsl), abuso d’ufficio, rivelazione di segreti d’ufficio e falso (in relazione a centinaia di cartelle cliniche che sarebbero state falsificate per attestare la presenza di medici che in realtà erano assenti).

In particolare, secondo l’accusa del pm Pelosi, la gara di assegnazione di 18 posti letto nell’ospedale di Albenga (formalizzato con una delibera dell’Asl del 2010, approvata in Regione nel 2011) fu “taroccata”, con la “collaborazione” dei vertici dell’Asl 2 arrivando anche ad allargare il valore economico del progetto che, partito da sette milioni di euro per la sola provincia di Savona, era arrivato ai 21 milioni che Gsl avrebbe incassato su scala regionale. Indagando su Gsl, le Fiamme Gialle avevano poi scoperto le altre presunte irregolarità.

L’inchiesta, tra l’altro, aveva anche segnato la fine della gestione da parte di Gsl dell’ortopedia privata di Albenga: la Regione aveva infatti annullato la gara per la sperimentazione e bandito un nuovo concorso, quello che di recente è stato vinto dal Policlinico di Monza.

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