Savona. Era a giudizio per diserzione perché, secondo l’accusa, era andato in licenza per più di cinque giorni (per la precisione dal 22 al 27 dicembre del 2014) senza la necessaria autorizzazione. Questa mattina però la contestazione mossa nei confronti dell’ex maresciallo e comandante della stazione dei carabinieri di Albisola Salvatore Martinez è caduta.
Il giudice Francesco Giannone ha infatti pronunciato una sentenza di non doversi procedere per mancanza di condizione di procedibilità dopo aver riqualificato il reato contestato all’imputato in quello di allontanamento illecito. Per conoscere i motivi della decisione bisognerà attendere 30 giorni, ma evidentemente il giudice ha accolto la tesi della difesa rappresentata dall’avvocato Ignazio Carta che ha seguito il caso con la collega Mara Tagliero. Secondo il legale di Martinez, non c’erano i presupposti per contestare la diserzione visto che l’allora maresciallo aveva chiesto una licenza ordinaria solo per le giornate del 22, 23 e 24 dicembre, mentre per le giornate di Natale e Santo Stefano (il 25 e 26) la sua assenza dal lavoro era giustificata dal riposo settimanale.
“Intanto voglio premettere che difendo solo le persone di cui sono convinto dell’innocenza – ha esordito l’avvocato Carta nella sua arringa – e io ritengo che questo reato non sia stato commesso. Se l’assenza dal lavoro si protrae illecitamente per più di 5 giorni scatta la diserzione, ma occorre valutare l’aspetto formale dell’assenza. E’ acclarato che in questo caso si parli di 5 giorni consecutivi di assenza, ma parliamo di due periodi diversi di licenza, prima quella ordinaria, interrotta da due giorni di riposo, e poi una giornata di licenza speciale”.
“Qui non è un problema capire se la licenza l’avesse chiesta oppure no, ma è importante valutare che il 25-26 dicembre Martinez risulta a riposo e queste giornate non vanno conteggiate come licenza. Non esiste una legge che dice che quei due riposi si intendono come licenza. La verità è che ci sono tre giorni, forse illegittimi, di assenza e poi due giorni di riposo legittimi. Quindi la diserzione non si può contestare perché non è provato che quei giorni di riposo fossero illegittimi” ha specificato il legale che poi si è soffermato proprio sulla mancanza dei requisiti di procedibilità nel caso in cui fosse stato riconosciuto il reato di allontanamento illecito.
Per i reati militari punibili con un massimo di 6 mesi di reclusione, infatti, la richiesta di procedimento penale deve essere formalizzata dal comandante di corpo, in questo caso il comandante della legione carabinieri di Liguria di Genova. Proprio dalla legione carabinieri ligure, in una lettera del 3 luglio 2015, in risposta alla Procura militare di Verona, in riferimento all’ipotesi di accusa di diserzione nei confronti di Martinez, si precisava di non voler procedere “disciplinarmente”. Un atto che è stato interpretato in maniera opposta dall’accusa, il pm Daniela Pischetola, e dalla difesa.
Secondo il pubblico ministero, che oggi ha chiesto per l’imputato una condanna a otto mesi di reclusione, la risposta arrivata dal comando legione carabinieri non era una rinuncia a procedere con l’azione penale: “La condizione di procedibilità sussiste perché entro trenta giorni dalla richiesta della Procura militare è arrivata una risposta nella quale non si formalizzava nessuna rinuncia a procedere penalmente, ma solo a livello disciplinare”.
Un’interpretazione considerata sbagliata dall’avvocato Carta: “Se non procedo disciplinarmente non vuole dire che chiedo un procedimento penale. Avrebbe dovuto scriverlo in maniera esplicita” ha sottolineato il legale che, tra l’altro, ha anche sostenuto l’esistenza di un secondo errore: “Anche ammettendo che con quella risposta non si volesse rinunciare a procedere penalmente, non sarebbe comunque stata validata perché era stata firmata da un colonnello e non dal comandante di legione come previsto dalla legge militare e quindi non è legittima”.
L’accusa di diserzione era stata contestata nell’ambito dell’indagine aperta dalla procura di Savona nei confronti di Martinez per peculato, falso in atto pubblico e truffa ai danni dello Stato per aver allacciato le utenze domestiche di acqua e luce del suo alloggio di servizio ai contatori della caserma e per l’errata compilazione di alcuni documenti sui consumi e sulle presenze al lavoro: reati per i quali ha patteggiato due anni di reclusione con la sospensione condizionale della pena. La difesa (l’avvocato Tagliero) però si era opposta con decisione all’ipotesi di far rientrare nel patteggiamento anche il reato di diserzione tanto da ottenere di procedere proprio con il rito abbreviato condizionato all’audizione di alcuni testimoni che si è concluso questa mattina.
Oggi in aula è stato ascoltato a lungo il maggiore Dario Ragusa, comandante della Compagnia carabinieri di Savona, all’epoca superiore di Martinez (che nel frattempo è stato riformato dall’Arma per motivi di salute). Il testimone ha ribadito che quella licenza non era mai stata autorizzata: “Non mi ha mai chiesto il permesso di andare in ferie in quel periodo”. Il militare ha anche spiegato come, da prassi, vengano trattati i giorni di riposo all’interno di un periodo di licenza: “Sono conteggiati come giorni di riposo e non vanno ad intaccare il monte di giornate di ferie, ma vengono sempre considerati come licenza per tutelare il carabiniere. Nei giorni di riposo un militare può essere richiamato al lavoro, mentre se è in licenza può succedere solo per indifferibili esigenze di servizio e in questo caso compete anche un rimborso delle eventuali spese di viaggio”. Per questo motivo, secondo la tesi dell’accusa (come certificato dalle indagini svolte sui registri interni e altri documenti dai colleghi del comando di Savona), l’ex comandante della stazione di Albisola si era allontanato per più di cinque giorni senza nessuna autorizzazione.