L'intervento

Alassio e il “muro di cabine”, Schivo (Sib): “Ci sono dall’800, basta polemiche” fotogallery

Secondo il presidente dei bagni marini "è inutile scagliarsi contro i balneari senza trovare soluzioni e rimedi"

Alassio. Il “muro di cabine” che “oscura” la vista del mare. La stagione balneare è alle porte, ma la guerra tra bagni marini e ristoratori del lungomare di Alassio è iniziata da un pezzo.

“Qualcuno continua a vedere la pagliuzza e non il trave. Le cabine, che sono una caratteristica dell’arenile alassino sin dalla fine dell’ottocento, occupano legittimamente uno spazio in concessione da sempre, e sono state autorizzate sia sotto il profilo demaniale che sotto quello urbanistico, non c’è neppure una cabina che sia stata condonata (e per fortuna) altrimenti starebbero montate in eterno mentre sono in opera soltanto durante la stagione balneare (che ci si augura sia sempre più estesa) che, per somma fortuna di Alassio, consente di vivere a tutto il paese”. La pensa così Ernesto Schivo, presidente dell’Associazione Bagni Marini di Alassio che ha anche voluto pubblicare alcune foto storiche della cittadina del Muretto.

“Purtroppo i locali pubblici, posti nei fondi delle costruzioni fronte mare, nati molto più tardi delle cabine e degli stabilimenti balneari, tranne qualche eccezione, hanno sempre avuto come caratteristica intrinseca, sempre salvo eccezioni, il fatto di essere di piccole dimensioni e per tanto di aver bisogno di spazi esterni; spazi che inizialmente sono stati occupati semplicemente da tavoli e sedie riparati da tende e ombrelloni ma che con il passare del tempo e con la legittima ricerca di aumentare i propri introiti si sono trasformati dapprima in verande precarie e poi con l’infausta legge sul condono in manufatti inamovibili presenti in eterno sul territorio; questa trasformazione in spregio alle norme avvenuta in modo abusivo e poi condonata ha di fatto occupato per sempre tutte le piazzette e gli slarghi esistenti e pure diversi tratti fronte mare”, aggiunge il numero uno degli imprenditori balneari della città del Muretto.

“Ad esempio la piazzetta dove si trovano i Bagni Marayan era la piazzetta dove si ricoveravano i gozzi del popolo dei reordi (magistralmente descritto dal compianto Comandante Schivo guarda caso conosciuto anche come U Marayan o U cumandante) ed era completamente libera sia dalla costruzione di buona parte dell’attuale pizzeria Tonino sia dalla veranda della pizzeria Italia (dove si mangia un ottima pizza); quando la pesca non ha più dato da vivere a quelle famiglie, queste si sono inventate un lavoro ed hanno messo in piedi uno stabilimento balneare le cui cabine sono andate ad occupare buona parte di quelli che erano sempre stati spazi da loro utilizzati, queste cabine potranno anche non piacere ma restano solo il tempo necessario poi vengono smontate e la piazzetta torna a vivere, o meglio quello che ne rimane torna a vivere, perché il resto delle occupazioni resta in eterno compresa la statua del grande Totò.
Questo è quello che è successo in molti casi”.

Secondo Ernesto Schivo “continuare a scagliarsi, senza proporre rimedi intelligenti, contro alle cabine, è assolutamente strumentale e denota un accanimento non giustificato se non da un fasullo amore del paese. Il problema delle cabine si potrà risolvere soltanto con un ampia visione che coinvolga un restyling di tutta la front line di Alassio unito ad un opera che protegga e stabilizzi l’arenile; allora forse si tornerà a vedere quello che l’Alassino alcuni anni fa ha pubblicato con una serie di bellissimi acquarelli che mettevano a confronto come sarebbero potute essere le piazzette di Alassio e come invece sono”.

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