Lo zibaldone

La noblidonna che ispirò D’Annunzio, Quasimodo e Pasolini: Ilaria del Carretto da Zuccarello

Lo Zibaldone è la nuova rubrica di curiosità di IVG: ogni mercoledì storia, cultura, aneddoti, riflessioni e scoperte della nostra provincia

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Lo Zibaldone è la rubrica di IVG su storie, racconti, aneddoti e scorci culturali della nostra provincia, curata da Sara Sacco.
Storie… storie… quante storie da raccontare: alcune si scoprono casualmente, altre affiorano prepotenti durante appassionanti ricerche, e poi aneddoti, ispirazioni, pensieri e parole…

Non tutti sanno che…

In occasione della festa della Donna ho pensato di raccontarvi la storia di una nobildonna, Ilaria Del Carretto, nata nel 1379 nell’entroterra di Albenga, a Zuccarello, sede dell’allora Marchesato di Carlo I Del Carretto, ora appartenente al circuito dei borghi più belli d’Italia.

Definita dalle cronache di incredibile bellezza e molto bene educata, la giovane marchesa si trasferisce in Toscana per andare in sposa a Paolo Guinigi, mecenate e signore della città di Lucca, allo scopo di rafforzare l’alleanza politica e militare tra le due famiglie. Dopo aver messo al mondo il primogenito Ladislao, l’8 dicembre del 1405 la fanciulla muore ad appena ventisei anni a causa delle conseguenze del parto della seconda figlia, Ilaria Minor.

Una storia triste dunque, allora come oggi: una nobile di raffinata bellezza morta nel fiore degli anni per le conseguenze del parto… Una vicenda che forse sarebbe caduta nell’oblio se non fosse intervenuto il genio artistico di scultori e poeti.

Infatti, alcuni anni dopo la tragedia, per volere del marito, la bellezza di Ilaria venne resa immortale da Japoco della Quercia nella forma dolcemente levigata di un sarcofago in marmo bianco, che oggi possiamo visitare nella sacrestia della Cattedrale di San Martino a Lucca, considerata la più bella scultura del Rinascimento, secondo il critico d’arte John Ruskin.

Il “bel sepolcro”, evocato da Gabriele D’annunzio nel Canto “Lucca” tratto dalle “Città del silenzio” nella raccolta Elettra (1903), rappresenta il ritratto elegante di una giovane donna che giace come addormentata, finemente vestita e acconciata secondo la moda dell’epoca. In realtà Ilaria non fu mai sepolta in quel monumento: secondo una recente scoperta, le spoglie della giovane sarebbero conservate nella Cappella di Santa Lucia, nella Chiesa di San Francesco sempre a Lucca.

Non tutti sanno che… secondo la locale tradizione popolare, avrebbe portato fortuna baciarle il naso e si diceva che “le bimbe che lo fanno si sposano presto”.

Non tutti sanno che… nei pressi del castello di Castelvecchio di Rocca Barbena è possibile attraversare il “Sentiero di Ilaria”, un antico percorso di 3 km all’interno del territorio boschivo del parco della Riviera Ligure delle Palme.

Non tutti sanno che… oltre il citato D’annunzio, Ilaria ha inspirato poeti come Pier Paolo Pasolini nella poesia intitolata “L’Appennino” e Salvatore Quasimodo in “Davanti al simulacro d’Ilaria Del Carretto”, nella raccolta “Ed è subito sera” (1942), ove il poeta riflette sulla morte, suggestionato proprio dal monumento funebre:

“Sotto la terra luna già i tuoi colli,
lungo il Serchio fanciulle in vesti rosse
e turchine si muovono leggere.
Così al tuo dolce tempo, cara; e Sirio
perde colore, e ogni ora s’allontana,
e il gabbiano s’infuria sulle spiagge
derelitte. Gli amanti vanno lieti
nell’aria di settembre, i loro gesti
accompagnano ombre di parole
che conosci. Non hanno pietà; e tu
tenuta dalla terra, che lamenti?
Sei qui rimasta sola. Il mio sussulto
forse è il tuo, uguale d’ira e di spavento.
Remoti i morti e più ancora i vivi,
i miei compagni vili e taciturni”.

Lo Zibaldone è la rubrica settimanale di IVG su storia e cultura savonese, in uscita ogni mercoledì: clicca qui per leggere tutti gli articoli

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