Pietra L. I casi di truffa contestati dal pm Ubaldo Pelosi ai quattro medici finiti al centro dell’inchiesta sul reparto di chirurgia plastica dell’ospedale Santa Corona di Pietra Ligure sono settantasette, tanti quante le operazioni estetiche se, secondo l’accusa, sono state fatte risultare come operazioni di natura oncologica per essere a carico dell’Asl 2 Savonese.
Gli inquirenti hanno accertato che 56 delle operazioni “sospette” sono state eseguite dall’attuale primario facente funzioni del reparto di chirurgia plastica maxillo-facciale Giuseppe Pizzonia, nove dal suo predecessore Mauro Ferraro, otto dal dottor Paolo Barello e quattro dall’ex membro dell’equipe, oggi all’estero, Manlio Ottonello.
Pizzonia inoltre deve rispondere anche di quattordici ipotesi di falso ideologico perché, secondo il pubblico ministero, avrebbe attribuito ai pazienti, scrivendolo nella cartella clinica, delle patologie inesistente per “giustificare” l’operazione estetica a spese del servizio sanitario nazionale.
Il dottor Manlio Ottonello invece deve rispondere anche di due contestazioni di peculato per una quindicina di pazienti che avrebbe sottoposto a trattamenti estetici in regime di intramoenia senza però versare una parte dei compensi ricevuti all’Asl, per l’utilizzo delle strutture ospedaliere, come previsto dalla legge. A dieci pazienti, tra l’altro, il medico avrebbe anche consegnato delle ricevute fiscali, apparentemente rilasciate dall’Asl 2, ma risultate false. Per questo il pm lo accusa anche del reato di falsità materiale. Infine Ottonello deve rispondere anche di un’altra imputazione di truffa perché, secondo quanto accertato dalle Fiamme Gialle, in diverse occasioni avrebbe timbrato il cartellino, risultando quindi in servizio per l’Asl 2 Savonese, mentre invece svolgeva visite private (per 36 ore nel 2013, 37 nel 2014 e 40 nel 2015).
Nei giorni scorsi il pm Ubaldo Pelosi ha notificato il fine indagine anche a 37 pazienti accusati di truffa in concorso coi medici (i casi nel mirino degli inquirenti sono quasi un centinaio, ma in alcuni di questi i beneficiari degli interventi sarebbero stati considerati “inconsapevoli” delle irregolarità).
Secondo l’ipotesi accusatoria, i pazienti indagati si sarebbero sottoposti ad interventi di chirurgia plastica (seni al silicone e liposuzioni) per motivi estetici fingendo di avere un tumore per essere operati a spese del servizio sanitario nazionale.
Durante l’indagine, battezzata “Operazione plastica”, la guardia di finanza ha sequestrato diversi documenti all’ospedale Santa Corona, ma anche in ambulatori, in studi privati, abitazioni e auto dei medici indagati. Secondo il perito della Procura sarebbero almeno cento le cartelle cliniche “taroccate” in cui sono indicate patologie e diagnosi false, tali da rendere necessario l’intervento di chirurgia plastica.
Il danno prodotto alle casse pubbliche ammonterebbe intorno ai 600 mila euro. Le indagini erano partite a seguito di un normale controllo in materia di spesa sanitaria: i militari del comando provinciale di Savona avevano passato al setaccio oltre 200 i casi clinici trattati dagli ospedali di Albenga e Pietra Ligure.
I chirurghi interessati facevano in modo che le prestazioni fossero messe a carico del sistema sanitario nazionale e quindi risultavano completamente gratuite per i pazienti. E così una liposuzione nella cartella clinica veniva certificata come necessaria a causa di “calo ponderale importante”, una rinoplastica come “risoluzione di gravi difficoltà respiratorie”, un innesto di protesi mammarie come interventi di ricostruzione derivanti da interventi oncologici. I pazienti, invece, secondo l’accusa, godevano tutti di ottima salute.
Secondo quanto accertato, il particolare “iter” seguito consentiva agli stessi pazienti non solo di by-passare ogni prevista formalità col medico curante ma anche di garantirsi l’esenzione del pagamento del relativo ticket. Le oltre 90 persone interrogate dai militari non hanno potuto che confermare di aver beneficiato di interventi di chirurgia plastica aventi valenza estetica.
Ricostruite le varie attività e l’ammontare del danno alle casse erariali, il carteggio passerà alla Corte dei Conti per il successivo recupero delle somme. Mentre sono stati notificati gli avvisi di conslusione delle indagini preliminari, i militari stanno procedendo con l’esecuzione dei sequestri “per equivalente” disposti dall’autorità giudiziaria nei confronti dei medici indagati per circa 215 mila euro: nei casi in cui i conti correnti dei professionisti non sono risultati sufficienti, sono stati sequestrati beni immobili di pari valore.