La cronaca

Festa patronale di Savona: quasi ottomila fedeli al Santuario

Tantissimi fedeli hanno accompagnato il vescovo Calogero Marino alla sua prima festa di N.S. di Misericordia

Savona. Tantissimi fedeli hanno accompagnato il vescovo Calogero Marino alla sua prima festa di N.S. di Misericordia, patrona della città di Savona e della diocesi. Migliaia di persone non hanno voluto mancare a questo appuntamento, il 481° anniversario dell’apparizione, un momento sempre molto caro ai savonesi.

Una giornata nuvolosa, ma non particolarmente fredda, ha accompagnato i pellegrini che stamane, poco dopo le 7 del mattino, sono partiti dal Duomo alla volta del Santuario dando vita alla solenne processione che si ripete da secoli ogni 18 marzo. Il lungo corteo sacro – aperto stavolta dal crocifisso, recentemente restaurato, appartenente all’Arciconfraternita della Santissima Trinità – poco prima delle 8 era già a Lavagnola, continuamente accresciuto da molti fedeli aggregati lungo il cammino.

Altra particolarità di quest’anno la presenza a fine processione di ben due vescovi: come detto monsignor Gero Marino, attuale pastore di Savona-Noli, e monsignor Vittorio Lupi, al suo primo 18 marzo da “emerito” dopo nove anni passati alla guida della nostra diocesi. Con loro molti sacerdoti diocesani, rappresentanti delle Confraternite e numerose anche autorità civili e militari: su tutti il sindaco Ilaria Caprioglio, anche lei alla suo “esordio”, come primo cittadino, all’evento del 18 marzo.

Ecco dunque rinnovato l’incontro di Savona con la Signora apparsa nel 1536, proprio un sabato, sulle rive del Letimbro. La folla è davvero numerosa: in totale, fra processione e altri pellegrini giunti autonomamente in tutte le ore della giornata, dalla prima mattina fino al pomeriggio, si ipotizzano circa ottomila persone. Guidata dalla voce di don Angelo Magnano nella recita del Rosario, nelle preghiere dedicate alla misericordia e nei canti mariani, la processione ha raggiunto il Santuario fra le curve della provinciale e le nove caratteristiche “cappellette”, tutte come sempre addobbate a festa. Da segnalare, come ogni anno, l’importante servizio offerto dalle confraternite diocesane sia per portare i vari amplificatori sia per mantenere ordinato il corteo.

Alle 9.15 i primi fedeli della processione hanno iniziato a giungere alla meta, accolti da centinaia di persone già presenti al Santuario, raggiunto con bus o mezzi propri. Sono stati necessari diversi minuti perché il “serpentone” si sciogliesse nella piazza. Dopo aver benedetto la folla sul sagrato, il vescovo Marino, accompagnato dal predecessore monsignor Lupi, una volta entrato Basilica si è recato a omaggiare l’effige di Nostra Signora di Misericordia nella cripta eretta proprio sul luogo dell’apparizione mariana.

Il Pontificale solenne in piazza della Basilica

Mentre i pellegrini assiepavano la piazza della Basilica e anche quella oltre la provinciale nonché la salita alla stazione, il clero diocesano si è recato nella cappella dell’ospizio per indossare i paramenti sacri. La Messa è iniziata alle intorno alle 9.45, presieduta dal vescovo Marino e concelebrata da monsignor Lupi e dal Vicario generale della diocesi don Antonio Ferri, assieme ovviamente a un nutrito gruppo di sacerdoti e diaconi. Alla sinistra dell’altare, guardando la Basilica, ha come di consueto trovato posto il clero, mentre a destra si sono posizionati i rappresentanti delle Confraternite diocesane con le loro cappe di diversi colori.

Per il nono anno consecutivo, ha animato la celebrazione un grande gruppo vocale composto per l’occasione da decine di cantori provenienti da diversi cori della diocesi, in particolare della città. Riproposta l’esecuzione, proprio all’inizio della celebrazione, dell’inno a N.S. di Misericordia scritto per il recente Giubileo dal maestro Paolo Venturino che ha accompagnato il coro all’organo.

L’omelia del vescovo Marino

Il cammino verso il Santuario come metafora del cammino della speranza, ispirati da Maria, e un forte invito alla resilienza e alla responsabilità per dare un futuro ai giovani. Questo in estrema sintesi il concetto dell’omelia del vescovo Calogero Marino, un testo ricco di spunti che, partendo dal Vangelo di oggi, cita le sacre scritture e papa Francesco, ma anche musicisti come Mahler e De Gregori.

Dopo aver ricordato che è bello che “Savona in questa giornata si alzi presto invitata da Maria” il ringraziamento alle autorità “che con la loro presenza dicono quanto sia significativa questa ricorrenza per tutta la Città” e uno molto caloroso “al fratello Vittorio, Padre e Vescovo di questa Chiesa per nove intensi anni, la cui presenza è per tutti noi benedizione” E poi un grazie per “le Confraternite e quanti hanno reso possibile e bello il nostro cammino di oggi” e uno speciale per “i malati e le persone con disabilità, che sono per noi la carne viva di Gesù”. Il vescovo Marino non dimentica cuba dove è stato in visita nei giorni scorsi: “Mi piace portare il saluto di Don Michele, missionario a Cuba, e in particolare della Comunità di Rodrigo, che domani celebra solennemente San Giuseppe e che oggi si unisce alla nostra preghiera. Sono felice di essere oggi tra voi e vorrei salutarvi uno per uno: per ciascuno di voi celebro questa Eucaristia”.

“Il nostro incontrarci oggi esprime la memoria grata di quanto accaduto sabato 18 marzo 1536: Maria apparve quel giorno ad Antonio Botta, e da quel giorno cominciò un cammino nuovo, che oggi ci coinvolge tutti. Fin da subito i savonesi compresero l’importanza di quell’evento, già in agosto furono poste le fondamenta del nostro Santuario, e questo luogo divenne meta di tanti pellegrinaggi. Siamo stati e siamo visitati dalla misericordia di Dio.

Oggi siamo saliti al Santuario, camminando insieme, ed è proprio intorno al grande tema del viaggio e del cammino che vorrei riflettere con voi. E’ detto di Maria, nel Vangelo che abbiamo appena ascoltato, che ‘si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa’. A Maria la Città e la Chiesa di Savona chiedono oggi di imparare a camminare con speranza e nella speranza! Per iniziare il cammino, occorre innanzi tutto il coraggio di uscire dalla pigrizia e dalle abitudini stanche. Alzarsi non è facile, ma è condizione imprescindibile perché ci sia futuro: non lasciamoci bloccare dalla nostalgia di un passato, che magari abbiamo idealizzato, e dai risentimenti che cancellano la speranza! Nei vangeli, alzarsi è sempre il verbo della resurrezione”. E il presule prosegue con un passaggio molto significativo “La primavera è vicina, per fortuna! Certamente del passato nulla va rimosso, tutto però va rielaborato; altrimenti, rischiamo di non ascoltare la chiamata che viene dal futuro, e rischiamo ancora una volta di dimenticarci dei giovani, che hanno diritto di aprire sentieri nuovi e sognare apertura e bellezza. Efficace rimane la parola di Gustav Mahler, il grande compositore: la tradizione è custodire il fuoco, non adorare la cenere”.

“Maria si mette in cammino. L’evento misterioso della annunciazione non la chiude nell’intimismo, ma la converte verso Elisabetta. Quello di Maria è un andare dimorando. Come Maria, anche noi… Siamo gente di strada, fatta per camminare, perché solo camminando si costruisce qualcosa. Vorrei che riscoprissimo oggi il rapporto tra il cammino e la speranza: solo chi spera o cerca qualcosa, magari inconsapevolmente, si mette in cammino, ma poi è camminando che la speranza mette radici e viene alimentata”. Quindi un forte passaggio sulla realtà attuale, particolarmente difficile, in particolare “alla crisi del lavoro nel nostro territorio” e “alla denatalità e alla decrescita costante della popolazione”. “Ma proprio per non subire la crisi occorre alzarci e camminare! Tanti anche a Savona lo stanno già facendo: Caritas, università, esperienza di casa famiglia, condivisione silenziosa di beni, cura affettuosa e competente delle tante forme di fragilità presenti nel nostro territorio. … Si tratta allora di riscoprire l’attitudine della resilienza: che la crisi diventi il tempo di un nuovo inizio. Guardiamo con profondità al nostro tempo, come invitava Mauro Magatti al Convegno ecclesiale di Firenze”. Quindi un deciso richiamo anche alla politica: “Vi chiedo oggi, in questo luogo di grazia, di scegliere con coraggio di appartenere a questa umanità resiliente! Lo dobbiamo in particolare ai ragazzi e ai giovani, ai quali dobbiamo restituire un futuro di bellezza. Perché dovrà pur essere possibile curare nelle scuole e in università una formazione di eccellenza, senza parcheggiare per anni i nostri ragazzi in una attesa che non finisce; sarà pur possibile non porre in alternativa le esigenze dell’occupazione e la tutela dell’ambiente; e bisognerà pure avviare buone pratiche politiche, capaci di contrastare quella che Papa Francesco chiama la cultura dello scarto!”

Poi la citazione forse inaspettata, ma efficacissima di De Gregori “Perché ‘la storia siamo noi’ e il credente sa che certo la storia è nelle mani affidabili di Dio, ma questa consapevolezza non lo esonera da un agire responsabile: solo quando avremo fatto tutto potremo dire con il Vangelo: siamo servi inutili” “Proprio dai giovani, come si esprimevano al Convegno di Firenze, potremo imparare questa cultura della responsabilità che ci mette in cammino: I care, mi sta a cuore, come insegnava don Milani” “Papa Francesco a Firenze due vie principali per la Chiesa italiana: “l’inclusione sociale dei poveri, che hanno un posto privilegiato nel popolo di Dio, e la capacità d’incontro e di dialogo…cercando il bene comune”. Voglio che queste due vie indichino il cammino anche per noi, oggi, qui. Come Pastore della Chiesa di Savona, in questo luogo di grazia, voglio allora impegnare le mie povere forze perché la nostra Chiesa sia davvero una Chiesa in uscita, amica delle donne e degli uomini di oggi, perché ‘la Chiesa, e lo dico con le fortissime parole di Francesco, non è al mondo per condannare, ma per permettere l’incontro con quell’amore viscerale che è la misericordia di Dio”. “Si tratta allora di uscire! Non possiamo più “diventar matti per risolvere tutto nel momento presente”, dobbiamo invece imparare a iniziare processi, più che possedere spazi. Vale per la Chiesa, ma vale anche per la politica e per le istituzioni! – prosegue monsignor Gero – in questo uscire, come credenti ci si affida, proprio come Gesù, che si diresse decisamente verso Gerusalemme, confidando solo nel Dio incondizionatamente affidabile. Ma questo può e deve valere anche per ciascuno di noi. In questo uscire, faremo, per l’intercessione di Maria, esperienza gioiosa e stupita della misericordia, che è la concretezza affidabile con la quale Dio conduce il cammino, perché Dio non sorprende le nostre debolezze, ma moltiplica le nostre energie”. La conclusione è affidata alle parole di Isaia: “Ma quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi”.

Ecco il testo integrale dell’omelia

Preghiere dei fedeli e lancio dei palloncini

Intenso anche il momento della preghiera dei fedeli. Le prime intenzioni sono state rivolte alla Chiesa: per papa Francesco, per i vescovi Calogero e Vittorio per tutti i pastori,i seminaristi, i consacrati, i missionari, i catechisti. Quindi per il mondo attraversato da ogni sorta di tribolazione e per i tanti cristiani perseguitati in diversi paesi. Don Adolfo Macchioli, direttore Caritas diocesana, affida poi a Maria la missione interdiocesana a Cuba e tutti i missionari operanti nel mondo. Don Adolfo ha invitato poi a pregare per i poveri, per i giovani senza prospettive, per gli esclusi per tutti coloro che hanno bisogno. In conclusione un’intenzione anche per le confraternite, di cui N.S. di Misericordia è riferimento spirituale, e per la città di Savona che oggi celebra la sua Patrona. Ha chiuso la preghiera dei fedeli, l’ormai tradizionale lancio dei palloncini bianchi che hanno portato in cielo foglietti con le preghiere scritte dai tanti bambini, di varie fedi, assieme a un gruppo di “nonni” ospiti delle Rsa del Santuario. L’iniziativa fa parte del progetto più ampio “Francesco e Kamil” che coinvolge numerose scuole e ragazzi ogni cultura e religione.

La conclusione della celebrazione

Alla Comunione è stato lo stesso vescovo Marino a portare l’eucarestia alle tante persone anziane, disabili o malate che assistevano alla Messa nella zona antistante la Rsa del Santuario, il cosiddetto “ospizio”. La celebrazione si è conclusa, con la benedizione finale di monsignor Gero, poco dopo le 11, ma come detto l’afflusso di pellegrini, soprattutto quelli che risalgono la provinciale a piedi, non ha accennato a interrompersi e proseguirà costantemente per tutta la giornata. Al termine della Messa, i vescovi Lupi e Marino, accompagnati dal presidente di Opere Sociali Giovanni De Filippi hanno visitato la mostra sulle fotografie d’epoca curata da Patrizia Peirano e Magda Tassinari e allestita, dalle stesse Opere Sociali, nei locali di Palazzo Azzarie. La mostra, così come il museo, sarà visitabile per tutta la giornata di oggi e anche domani. Sempre lunga la coda per accedere alla cripta dell’Apparizione mariana, mentre numerosi restano i sacerdoti disponibili per le confessioni.

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