Dalla diocesi

Basta applausi ai funerali, ecco il Galateo del vescovo Guglielmo Borghetti

vescovo guglielmo borghetti

Albenga. Basta applausi ai funerali in chiesa, scambio della pace più sobrio, durante il rito della pace il celebrante eviti di lasciare il presbiterio per dare la mano ad alcuni fedeli nella navata, le processioni devo essere effettuate prima della messa tenendo conto del buonsenso e delle legittime consuetudini, importante anche recuperare il “sacro silenzio come parte della celebrazione”.

Il vescovo Borghetti richiama alcuni passaggi della liturgia secondo l’ordinamento rituale delle celebrazioni liturgiche e lo fa con un pro memoria inviato ai sacerdoti della Diocesi. “La nostra missione è certamente quella di diffondere la parola di Cristo, ma da più parti e da molti presbiteri mi è stata sollecitata una precisazione relativa ad alcuni aspetti della vita liturgica diocesana – dice il vescovo toscano –  Non ho ritenuto opportuno offrire un documento vero e proprio, ma dopo due anni alla guida della Diocesi ho visto delle cose che dovrebbero essere corrette”. Nel pro memoria ricorda il vescovo “non affiora alcuna pretesa di entrare in legittime ed utili discussioni teologiche; appoggiandosi al magistero liturgico in vigore si richiamano semplicemente alcuni punti importanti; certamente affiora, in alcune sottolineature ed insistenze”.

E così il presule ricorda ad esempio che “è vietata l’esposizione eucaristica fatta unicamente per impartire la benedizione sia dopo la Santa Messa o eventualmente alla fine di una Processione”. Per i funerali Borghetti ricorda invece che ” il momento proprio per poter essere pronunciate parole di  cristiano commento  nei riguardi del defunto è quello  prima dell’aspersione e della incensazione del corpo che si fanno durante il rito di commiato. Altri tipi di intervento siano fatti fuori dalla chiesa”. Al bando anche gli strumenti: “Durante la Preghiera Eucaristica non è permesso suonare strumenti neppure in sottofondo. “Gli strumenti musicali tacciano quando il sacerdote celebrante o un ministro nell’esercizio del loro ufficio, proferiscono ad alta voce un testo loro proprio”.

Nel vademecum di “richiamo” si legge anche che “gli applausi sono una dilagante cultura dello spettacolo e del talk show che ha favorito il moltiplicarsi degli applausi in chiesa specialmente durante le celebrazioni; se occorre il buonsenso per evitare brusche interruzioni seccate e scortesi è ancor più vero riscoprire la necessità di educare ad evitare gli applausi, lasciandoli ai tempi e ai luoghi successivi al contesto celebrativo”.

Attenzione anche al rito della Comunione: “Il fedele si può accostare in ginocchio ricevendo la Comunione sulla lingua oppure in piedi ricevendo l’Eucarestia direttamente in bocca oppure sulla mano…Chi sceglie di ricevere la Comunione in ginocchio lo faccia davanti al Ministro che  la distribuisce”.

Non basta ancora? Indicazioni secondo l’ordinamento generale del messale romano viene ricordato che per il ricevimento dei doni “è bene che i fedeli presentino il pane e il vino; il sacerdote, o il diacono, li riceve in luogo opportuno e adatto e li depone sull’altare. Quantunque i fedeli non portino più, come un tempo, il loro proprio pane e vino destinati alla Liturgia, tuttavia il rito della presentazione di questi doni conserva il suo valore e il suo significato spirituale”. Parte importante dello zelo pastorale dei sacerdoti “è anche quello di rendersi disponibili al massimo possibile per ricevere le confessioni dei fedeli. È vietato allo stesso sacerdote che celebra la Santa Messa di ascoltare le Confessioni durante la celebrazione da lui effettuata. È pure vietato unire i due sacramenti in un’unica celebrazione”.

E facendo suo il discorso del Santo Padre sottolinea espressamente che “la forma “ordinaria” della celebrazione della Messa è quella prevista dal messale promulgato da Paolo VI, mentre quella straordinaria non deve prendere il posto di quella “ordinaria”. La Riforma liturgica conciliare va conosciuta, amata, promossa con tutti i mezzi; la forma extraordinaria va stimata, onorata e garantita per chi ne ha necessità spirituale, ma non costituisce il perno e l’obiettivo della pastorale liturgica diocesana, per essa non v’è una pastorale di promozione, ma di custodia rispettosa”.

Il promemoria è stato inviato ai sacerdoti della Diocesi pochi giorni fa: “Ho fiducia e fondata speranza che tale documento venga accolto con fattiva e filiale adesione… Sono convinto che un profondo stile liturgico possa aiutare a superare discussioni e classificazioni inutili per la serenità del presbiterio diocesano”.

Ma non tutti sono d’accordo con i richiami del presule. Qualcuno tra i fedeli avrebbe già storto il naso: “Invece di pensare a cose molto più importanti quali l’assistenza ai bisognosi oppure alla lotta alla pedofilia nel Clero, il nostro vescovo ci vieta l’unica esternazione possibile come ultimo saluto a chi se ne va. Invece di guardare avanti, seguendo i dettami di Papa Francesco, torniamo indietro di almeno trent’anni”.

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