Albisola Superiore. Nella vetrina dei giovani più interessanti, che il campionato di Eccellenza ha messo in evidenza, troviamo l’arenzanese Edoardo Caltabiano, centrocampista classe ’96, in forza all’Albissola.
L’amore per lo sport gli è stato trasmesso dal padre Rosario, valente pallanuotista della Rari Nantes Arenzano, impostosi, in seguito, anche nelle vesti di allenatore.
Caltabiano, per ben dieci anni – a partire dalla scuola calcio, fino ad arrivare alla Primavera – ha indossato la prestigiosa casacca del Genoa.
Cosa porti dentro, del lungo periodo trascorso in rossoblù?
“La vita sportiva l’ho vissuta nel Genoa… impossibile non ricordare i tanti compagni di squadra, con i quali ho giocato… due di loro, cui mi lega una profonda amicizia, sono riusciti a far il grande salto nei professionisti (ndr, Giuseppe Panico e Paolo Ghiglione rispettivamente nelle fila di Cesena e Spal). Fra i molti aneddoti che racconterò ai nipotini, quello che mi è più caro, è l’esordio in prima squadra, ai tempi di mister Gian Piero Gasperini – che spesso mi convocava per gli allenamenti settimanali coi ‘grandi’ – proprio in occasione di un’ amichevole ad Arenzano. Ma come potrei non citare gli altri tecnici, alle cui dipendenze ho avuto la fortuna di giocare? Chiappino, Liverani e soprattutto Juric, mi hanno permesso di crescere sotto ogni punto di vista”.
Il post Genoa non è stato molto fortunato…
“Passato a giocare con l’ Oltrepo Voghera, sono stato vittima di problemi fisici, che non mi hanno permesso di esprimermi al meglio… Diciamo che, nella pausa forzata, in compenso, ho potuto concentrare la mia attenzione sulla scuola (ndr, Facoltà di Economia Marittima), per poi riprendere confidenza col football, giocando nell’ Arenzano e dal dicembre ultimo scorso nell’ Albissola”.
Come ti trovi in riva al Sansobbia?
“Benissimo, sin da subito. Mi sono rimesso in gioco, faticando un poco all’inizio, per poi ritagliarmi il mio spazio all’interno della squadra. Ho giocato da perno centrale, in assenza di Sancinito, oppure da centrocampista laterale , ruolo che mi piace, in quanto mi dà la possibilità di inserirmi. Ho realizzato finora solo un goal (ndr, col Rapallo)… peccato me ne sia stato annullato un altro fatto al Rivasamba”.
Da dove nasce questo straordinario campionato dell’Albissola? Come si costruisce una stagione di successo?
“Il tutto scaturisce da un gruppo omogeneo e solido, formato da giocatori e uomini veri, molto disponibili verso i più giovani. Tutti selezionati da una società perfetta sotto ogni punto di vista e guidati da un allenatore, Monteforte, simile a Juric nel modo di gestire allenamenti e spogliatoio. Un pregio tattico del mister, ritengo sia l’impostazione delle fasi di non possesso palla, con la squadra che pressa molto alta ed attenta alle scalate difensive”.
Quale è stato il momento ‘clou’ della vostra stagione?
“Nessuno in particolare… la forza dell’Albissola sta nel saper gestire, da parte di ogni componente, l’andamento di un’ intera annata, che stiamo vivendo sempre in testa alla classifica. Solo se hai basi mentali forti, riesci a primeggiare per tutto l’arco della stagione”.
Il tuo futuro?
“Vincere la prossima partita, tutto il resto è noia…”
Ernest Hemingway aveva ragione, quando diceva: “Siamo tutti apprendisti in un mestiere dove non si diventa mai maestri”.