Il processo

Accusati di derubare gli anziani fingendosi addetti dell’acquedotto: assolti

Erano stati riconosciuti attraverso delle fotografia, ma "di persona" le vittime non avevano confermato con certezza che fossero i truffatori

truffatori sinti

Savona. Nel gennaio del 2016 erano finiti in manette con la grave accusa di aver derubato alcuni anziani in casa facendosi aprire spacciandosi per addetti dell’acquedotto e con la scusa di dover controllare la qualità dell’acqua. Questa mattina però due nomadi sinti di nazionalità italiana, Pietro Logan Agazzi, 33 anni, e Jacqueline Vezzoso, di 26, residenti nella provincia di Asti, sono stati assolti per non aver commesso il fatto.

Secondo l’accusa i due (originariamente in manette erano finite anche altre due persone le cui posizioni erano però state archiviate), erano responsabili di una serie di truffe e raggiri a danno di persone anziane avvenute ad Albissola Marina, Albisola Superiore e Celle Ligure. Gli inquirenti ipotizzavano che la coppia di ladri entrasse nelle case delle vittime presentandosi come tecnici di gas, luce o acquedotto, e poi una volta dentro si appropriavano di denaro e oggetti preziosi grazie a delle scuse. Una delle più utilizzate era quella di consigliare alla vittima di turno di tenere oro e monete in frigorifero “perché altrimenti si ossidano” per poi, mentre l’anziano era distratto, “ripulire” il frigo.

Agazzi e Vezzoso, difesi dall’avvocato Davide Gatti del foro di Asti, erano stati arrestati dai carabinieri grazie all’individuazione fotografica da parte di alcune vittime. Il riconoscimento però non aveva poi trovato conferme “di persona”: gli anziani non erano sicuri che la coppia fosse la stessa che li aveva derubati. Per questo motivo anche il pm questa mattina ha chiesto l’assoluzione degli imputati perché “non è stata raggiunta la prova” della loro responsabilità.

Tesi condivisa dal difensore che in aula ha rincarato la dose: “Non si possono arrestare delle persone sulla base di elementi fotografici. Valuteremo l’ipotesi di una causa per ingiusta detenzione. I miei assistiti si sono sempre comportati in maniera esemplare: anche dopo l’arresto si sono messi totalmente a disposizione chiedendo per primi di fare un riconoscimento con le vittime”.

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