Regione. Nel corso del consiglio regionale di questa mattina, l’esponente del Movimento 5 Stelle Andrea Melis ha presentato un’interrogazione, sottoscritta anche dagli altri componenti del gruppo, con cui ha chiesto alla giunta di modificare i requisiti di accesso al programma “Vita Indipendente”, in particolare per quanto riguarda il limite dell’età anagrafica e la capacità di autodeterminazione.
Il consigliere ha spiegato che il contributo per la “Vita indipendente” è una tra le misure di integrazione sociosanitaria previste dalla Regione a supporto delle persone disabili: “Le prestazioni – ha aggiunto – vengono effettuate tramite fornitori convenzionati con gli enti titolari (Comuni) e il riconoscimento di un eventuale contributo per l’assunzione di un assistente familiare o di un’altra figura mentre il valore massimo dell’intervento riconosciuto è di 1.200 euro mensili”.
Attualmente i beneficiari possono essere esclusivamente persone con disabilità motoria o intellettiva, con capacità di esprimere direttamente (attraverso un amministratore di sostegno) la propria volontà, con età compresa fra i 18 ed i 65 anni, e devono essere in possesso della certificazione di gravità con la presentazione dell’Isee per prestazioni sociosanitarie inferiore o uguale a 25 mila euro.
Per la giunta ha risposto l’assessore alle politiche sociali Sonia Viale: “Il ministero del lavoro e delle politiche sociali ha avviato una sperimentazione con l’adozione di specifiche linee guida e le Regioni – ha spiegato – devono avviare progetti in materia di ‘Vita Indipendente’ e inclusione nella società di persone con disabilità. Queste sperimentazioni andranno a definire linee operative nazionali di messa a regime che, si suppone, verrà inserita nella programmazione e finanziamento del fondo nazionale della non autosufficienza che, purtroppo, in queste ore abbiamo appreso dai tecnici che verrà dimezzato dall’attuale governo”.
Secondo l’assessore, quindi, al momento è “opportuno rispettare questo limite di età proprio per le risorse limitate a disposizione. Tuttavia, per un principio di continuità, i progetti già avviati possono essere gestiti senza alcun limite di età, quindi oltre al sessantacinquesimo anno, per non interrompere dei percorsi già iniziati prima del compimento del sessantacinquesimo anno”.