Il provvedimento

Chiude l’impianto per l’itticoltura di Alassio, il Comune ordina la rimozione delle gabbie

Dal Comune è partito un avviso: la struttura deve essere rimossa entro i prossimi due mesi

itticoltura

Alassio. Concessione demaniale decaduta per l’impianto di itticoltura, l’allevamento dei pesci gestito dalla “Cooperativa Aquarius S.c.r.l.” di Alassio. Il provvedimento porta la firma dell’ufficio demanio marittimo del Comune di Alassio e riguarda la concessione della superficie di 90 mila metri quadrati antistanti il litorale a sud di Capo Santa Croce.

Il Comune, dopo che la società aveva ottenuto il rinnovo fino al 31 dicembre 2020, ha scoperto in realtà che l’area in concessione è stata abbandonata, che non è stato mantenuto o esercitato, come previsto, un impianto di maricoltura off-shore. Qui, dopo infinite lungaggini burocratiche, nel 2002, era iniziata l’attività con la posa delle gabbie sommerse e la semina di avannotti di spigole e saraghi. Ma ora il Comune, attraverso una serie di indagini, ha riscontrato anche l’inadempienza degli obblighi derivanti dalla concessione e da norme di legge e regolamenti.

Dal Comune è partito un avviso per la rimozione della struttura e il conseguente ripristino dell’area demaniale marittima interessata dall’impianto entro i prossimi due mesi. In caso di inadempienza si procederà d’Ufficio con successiva azione di recupero delle somme anticipate per svolgere l’intervento. L’atto è stato notificato all’amministratore unico Gian Marco Sanfilippo, al Commissario Giudiziale Roberta Costa, allo studio legale Branca di Savona, quindi alla polizia giudiziaria, alla Regione Liguria, alla Capitaneria di Porto di Savona, all’Ufficio Circondariale marittimo di Loano-Albenga tramite l’Ufficio Locale Marittimo di Alassio Porto Turistico Luca Ferrari di Alassio, all’Agenzia del del Demanio e al comando di Polizia municipale di Alassio. Ovviamente contro questo decreto si potrà presentare un ricorso al Tar della Regione Liguria.

In passato l’impianto è stato oggetto di analisi delle acque e dei sedimenti sottostanti da parte dell’Asl, tanto che i gestori avevano sottolineato che la situazione in zona era migliorata.

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