Savona. “Un’iniziativa così non poteva nascere senza che gli amministratori ne fossero informati”. E’ questo il pesante sospetto avanzato da Manuel Meles, consigliere del gruppo di minoranza del Movimento 5 Stelle di Savona, sul “caso” riguardante i due dipendenti di Ata che ricoprono la carica di presidente e vice presidente di “N&D”, cooperativa sociale di tipo B fondata lo scorso 17 novembre e diventata operativa il 1 dicembre.
IVG.it è stato il primo a dare risalto al caso sollevato dal MoVimento 5 Stelle, che parla di “una situazione allucinante”. La scoperta dell’esistenza di questa nuova cooperativa, infatti, ha gettato nuovamente Ata nella bufera: questo perché Sicco e Scarrone sono due dipendenti pubblici che nella partecipata ricoprono incarichi importanti (il primo è all’ufficio personale, il secondo nella segreteria ingegneria ed approvvigionamenti). Ed entrambi, in particolare Scarrone, sono considerati figure vicine al direttore Luca Pesce.
La bufera nasce da due diverse perplessità. La prima è legata al fatto che ai dipendenti pubblici a tempo pieno è vietato dalla legge avere altre attività lavorative, mentre possono ricoprire ruoli in enti no profit. Il ruolo di Sicco e Scarrone in N&D, dunque, è immediatamente finito nel mirino: la cooperativa in effetti non ha scopo di lucro (ed ha come obiettivo l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate), ma se dovesse emergere che per le loro cariche è prevista una retribuzione (e quindi si configurasse una attività lavorativa a tutti gli effetti) la loro posizione si farebbe senza dubbio complessa.
La seconda perplessità è legata al settore di attività della cooperativa. La visura camerale riporta il codice Ateco 95.24.01: “riparazione di mobili e di oggetti di arredamento” (con una ulteriore specifica, “riparazione di accessori della casa”). Sulla carta, quindi, non esiste rischio di concorrenza tra N&D ed Ata, trattandosi di settori completamente diversi. L’oggetto sociale, però, è decisamente più vago, e all’articolo 4 prevede decine di potenziali attività tra cui alcune ben più vicine ai business di Ata. Per questa ragione l’azienda dei rifiuti si è già mossa oggi per cercare di dipanare la matassa e fare chiarezza sulla questione: l’obiettivo è accertare senza dubbio che non esista la possibilità di concorrenza tra le due aziende.
Se così fosse, invece, la situazione si farebbe se possibile ancora più ingarbugliata. Sicco e Scarrone infatti occupano in Ata due posizioni strategiche (Scarrone ad esempio si occupa dei cantieri esterni) che danno potenzialmente accesso a dati “sensibili”. Portafoglio clienti, prezzi, “tecnologie aziendali” (intese ad esempio come procedure operative o know-how). Se dovesse emergere (questo è il dubbio che in Ata si sta cercando di fugare) che queste informazioni in qualche modo possono essere messe a disposizione di N&D per fare concorrenza ad Ata, si configurerebbe addirittura un reato penale (l’art. 621 punisce la rivelazione del contenuto di documenti segreti, il 623 la rivelazione di segreti scientifici o industriali).
Una situazione che, per tutti questi motivi, secondo Meles è assai grave: “All’interno della cooperativa, i due dipendenti di Ata non rappresentano l’ultima ruota del carro – sottolinea Meles – ma ricoprono due posizioni assai importanti. Il fatto di essere amministratori della N&D ed anche dipendenti di Ata li pone in una condizione di vantaggio rispetto agli altri operatori sul mercato”.
Secondo Meles, è impossibile che i vertici di Ata non sapessero cosa stava accadendo: “Non sappiamo dire se questa sia stata un’iniziativa dei singoli o meno – concede prudente il capogruppo – Ma quando un’iniziativa nasce in palese violazione del codice etico di Ata e di alcune norme del codice civile potrebbe esserci stata una mano più alta ad aiutare questa operazione”.
Anche per questo, il Movimento 5 Stelle ci vuole vedere chiaro. Stamattina il consigliere Andreino Delfino si è recato nella sede di Ata chiedendo di poter visionare l’elenco dei fornitori dell’azienda per il 2016 ed il 2017 proprio per “fare chiarezza sull’eventuale collegamento tra la partecipata e la cooperativa sociale”. Dal canto suo l’azienda ha preso tempo e si è appellata ai termini di legge e ha chiesto a Delfino di presentare una richiesta scritta dei documenti.
La vicenda, come detto, presenta aspetti controversi, che anche il MoVimento 5 Stelle chiede a gran voce di chiarire: “Auspichiamo l’immediata sospensione cautelare dei due lavoratori per tutto il periodo in cui sono sottoposti a procedimento disciplinare, e un’audizione urgente in commissione dell’intero CdA di ATA e del direttore del personale”.
Anche qualora dovesse emergere che non esiste alcuna violazione di questo tipo, comunque, la posizione di Sicco e Scarrone è quantomeno “scomoda”, anche alla luce del codice etico di Ata, secondo il quale (punto 4.1) i dipendenti “devono astenersi dal partecipare a qualsiasi attività che possa ingenerare conflitto di interessi con la mansione ricoperta nell’organizzazione aziendale“. Mentre il punto 4.2 recita che “Il personale di ATA Spa, nello svolgimento delle proprie mansioni, non può svolgere attività lavorative a favore della concorrenza” né “prestare, senza il consenso dell’azienda, la propria attività professionale in qualità di dipendente, consulente, membro del consiglio di amministrazione o del collegio sindacale a favore di organizzazioni concorrenti“.
Secondo i pentastellati, comunque, la chiarezza deve essere massima anche per quanto riguarda la commissione di indagine che la maggioranza consiliare vorrebbe mantenere secretata. Una ipotesi che pare contrastare in pieno con il principio della trasparenza amministrativa tanto caro al movimento. Specie perché in questo caso riguarda un’azienda di cui il Comune è azionista di maggioranza e che ha portato l’amministrazione savonese ad allargare i cordoni della borsa per sanare conti non sempre floridi.
“Ata è una società totalmente allo sbando, con grossissimi problemi finanziari che si ripercuotono sul Comune e sulle tasche dei cittadini – ricorda Meles – Abbiamo speso milioni di euro in tasse di rifiuti per tenere in piedi l’azienda, che comunque continua a dare servizi scadenti. Bisogna fare chiarezza e questo non può certo avvenire con una commissione segreta. Non è giusto nei confronti dei cittadini che hanno tenuto in piedi questa azienda e hanno bisogno di avere garanzia del servizio pubblico dato dalla società”.

Ma a far storcere il naso non è solo il carattere segreto della commissione ma anche la figura che dovrà presiederla: “Sulla presidenza della commissione non c’è stata alcuna trattativa. Abbiamo solo chiesto che la commissione fosse costituita. Ci sono stati contatti con le forze di maggioranza per discutere di quello che poteva essere il testo. Loro hanno ribadito l’idea di una commissione chiusa, mentre noi la vogliamo aperta”.
Resta da capire perché la maggioranza la voglia mantenere segreta: “A nostro avviso ci sono grandi responsabilità sia da parte del centro-sinistra che del centro-destra. Va ricordato infatti che quando fu chiusa a discarica la Provincia era amministrata dalla giunta di Angelo Vaccarezza, al cui interno c’erano personaggi che oggi sono in Comune. Probabilmente ci sono state delle omissioni che ora stanno portando alcuni esponenti politici a coprirsi a vicenda su un operato non molto trasparente e che ha portato ad un problema con la discarica che necessita ancora di 600 mila euro per essere chiusa”.