La storia

Amore sul web, magistrato indagato per stalking nei confronti di una trentenne di Alassio

Dalla loro relazione è nata involontariamente una bambina che il giudice vorrebbe riconoscere; la mamma lo ha denunciato in procura

processo tribunale aula

Savona. Un amore nato sul web che vede protagonisti un giudice, una donna e una bambina nata “involontariamente” da quella relazione finita da un pezzo. Una storia da film sfociata in un’inchiesta giudiziaria dove il magistrato che lavora in Lombardia è finito per essere indagato di stalking, ma non solo. Un bel giorno nella sua abitazione sono arrivati degli uomini in divisa che gli hanno sequestrato un computer e una pistola, regolarmente denunciata.

Il tribunale del riesame di Savona, presieduto dal giudice Caterina Fiumanò, ha dissequestrato tutto accogliendo l’istanza dell’avvocato Antonio Marino che difende il magistrato indagato. Ma ora ci sarà un processo dove dovrà difendere la sua reputazione, l’onore di indossare la toga e la volontà di riconoscere legalmente la bimba che ora ha due anni.

Occorre riavvolgere il nastro per capire la storia. Lui, un magistrato cinquantenne, alla fine del 2010 conosce una trentenne alassina su un sito di incontri per anime sole. Si frequentano per qualche mese, poi si lasciano. Si rivedono qualche volta nel 2014 e concepiscono (involontariamente) una bambina, che ora ha due anni e vive con la madre ad Alassio. Lui la contatta, le scrive, per avere informazioni sulla bambina e per capire se è lui il padre (cosa che lui dà per certa) e per il riconoscimento; lei si nega, non gli fa sapere nulla, lo respinge. Il magistrato le manda lettere che lei non ritira, le scrive messaggi sul telefonino via whatsapp, per sapere della bambina ma lei non gli risponde. Tutto come se la loro storia e la nascita della bambina non fossero mai esistite. A quel punto il magistrato decide di rivolgersi ad un avvocatessa di Brescia per provare a stimolare il riconoscimento consensuale senza andare davanti ad un Tribunale, ma lei non risponde nemmeno al legale. Continua a scriverle chiedendo notizie della bambina, un modo per evitare di trascinarla in Tribunale per la procedura di riconoscimento giudiziale di paternità.

Ma ecco che la storia prende una piega diversa: il 23 dicembre scorso lo denuncia ai carabinieri per stalking perché ha paura per la propria vita, dice che lui (magistrato) ha una pistola e teme possa usarla contro di lei oppure che lui possa diffondere i video dei loro incontri amorosi e possa così rovinarle la reputazione nel piccolo paese in cui la giovane madre vive. A quel punto il pm Cristiana Buttiglione, manda i carabinieri a casa del magistrato.

La mattina del 29 dicembre gli perquisiscono la casa e gli sequestrano una pistola, il computer da lavoro e del materiale informatico (cd e dvd). Il magistrato rimane impassibile. Si affida all’avvocato Antonio Marino del foro di Roma e decide di fare ricorso al Tribunale del Riesame di Savona sostenendo la nullità del decreto di sequestro in quanto completamente carente di motivazioni sulle ragioni probatorie del sequestro.

Il tribunale, all’esito dell’udienza dello scorso 20 gennaio, accoglie il ricorso e decide che il sequestro va annullato e ordina al pm di restituire tutto al collega ora sotto indagine. C’è un particolare in questa storia va evidenziato: il magistrato non si è mai recato ad Alassio né ha mai fatto una telefonata di minaccia. Il processo chiarirà chi tra i due è davvero la parte offesa.

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