Per vie legali

Savona, case “minacciate” dall’erosione dell’argine del Letimbro: i residenti presentano esposto in Procura

Dopo 9 anni di segnalazioni inascoltate gli abitanti di San Bernardo hanno deciso di rivolgersi alla magistratura: "Il Comune deve intervenire per la messa in sicurezza"

Savona. La situazione dell’argine del Letimbro nella zona di località San Bernardo, nella frazione Santuario di Savona, finisce in Procura. I residenti dei civici dal 122 al 132, quelli delle palazzine che affacciano sul torrente, hanno infatti depositato questa mattina un esposto a palazzo di giustizia per denunciare “l’opera di erosione del fiume a danno del borgo” nel quale vivono.

Nella denuncia, firmata da dieci cittadini, inoltrata per competenza anche al sindaco, all’assessore ai lavori pubblici, alla polizia municipale, all’ufficio tecnico del Comune, alla Regione, alla Provincia, alla protezione civile e ai vigili del fuoco, si chiede che venga effettuato urgentemente un sopralluogo e un intervento di messa in sicurezza.

“Si segnala, per quanto di rispettiva competenza e con richiesta urgente di sopralluogo, la situazione di pericolo che si è venuta a creare per la continua opera di erosione dell’argine che il torrente Letimbro sta provocando da anni. Nello specifico l’ultima alluvione del 24 e 25 novembre ha provocato ingenti danni agli edifici, (documentati fotograficamente e per i quali sono in corso le procedure di richiesta di risarcimento). Si tratta di fabbricati in pietra spesso risalenti a fine ‘800. L’opera di erosione è stata più volte segnalata da ben nove anni e documentata con materiale fotografico” spiegano nell’esposto i residenti della zona.

Ed è proprio nel documento trasmesso alla Procura che si ripercorre la cronistoria della segnalazioni relative alle problematiche dell’argine del Letimbro in quella zona. La prima risale al 2 novembre 2007 quando l’allora consigliere comunale Pietro Santi aveva presentato un esposto a palazzo Sisto. Segnalazione alla quale, il 28 gennaio 2014 (protocollata in data 11 marzo 2014) era seguita una comunicazione dei residenti del borgo che, ancora una volta, richiedevano un intervento di manutenzione. Poi era arrivata l’interpellanza presentata il 6 marzo 2014 dall’allora consigliere comunale Pierluigi Pesce, protocollata in data 11 marzo 2014, alla quale (il 22 maggio 2014) aveva risposto il dirigente del settore qualità e dotazioni urbane l’ingegner Marco Delfino.

Sui motivi che li hanno spinti a presentare la denuncia, i firmatari dell’esposto spiegano: “Nonostante il risalto dato dagli organi di stampa alla problematica situazione del borgo di San Bernardo, nonostante la tempestiva richiesta danni presentata, nonostante la sollecita comunicazione all’assessore ai lavori pubblici Pietro Santi, ancora nessuno ad oggi si è mosso per valutare l’entità dei danni e l’eventuale pericolo, né per constatare lo stato dei luoghi”. I residenti, ormai, hanno paura: “Ad ogni piena il fiume scava sempre un po’ di più. Un terrazzo è eroso e la tubazione dell’impianto fognario è completamente scoperchiato”.

“A tal proposito alla Procura si chiede di valutare se non sussistano sin d’ora, considerata l’inerzia del Comune e valutata la situazione in essere e i danni subiti, ipotesi di reato ravvisabili anche dal punto di vista omissivo a carico dei suoi funzionari e/o amministratori. Il Comune, a conoscenza dei fatti da quasi un decennio, mai si attivava in proprio né tantomeno, ritenendo l’intervento non di sua pertinenza, provvedeva a informare o sollecitare altri enti, disinteressandosi completamente del problema” scrivono ai magistrati i residenti delle palazzine interessate dall’erosione dell’argine.

Secondo gli abitanti dei civici dal 122 al 132 la competenza dell’intervento di manutenzione è del Comune che, al contrario, proprio in risposta all’interpellanza dell’ex consigliere Pesce, sosteneva fosse una spesa a carico dei cittadini: “L’ingegner Delfino – si legge nell’esposto -, nella sua risposta datata 22 maggio 2014, ravvisava applicabile nel caso di specie l’art 12 del Regio decreto 25.07.1904 n 523 riversando l’onere di progettazione, costruzione e spesa dell’argine sui proprietari frontisti, sgravando così il Comune e se stesso da ogni responsabilità, confondendo le opere a protezione della proprietà privata, che ciascun proprietario frontista può chiedere di erigere all’interno del proprio mappale catastale per la tutela del suo immobile, con la costruzione e manutenzione dell’argine in terreno demaniale, intervento che la legge ha attribuito alle Regioni”.

Nell’esposto si fa riferimento ad una norma specifica, l’articolo 10 dello stesso Regio decreto 25.07.1904 numero 523, che riguarda le “Opere idrauliche della quinta categoria”, ovvero “le opere che provvedono specialmente alla difesa dell’abitato di città, di villaggi e di borgate contro le corrosioni di un corso d’acqua e contro le frane”. Nell’articolo in questione si precisa che “esse si eseguono e si mantengono a cura del comune, col concorso nella spesa e in ragione del rispettivo vantaggio da parte dei proprietari e possessori interessati secondo un ruolo di riparto da approvarsi e rendersi esecutivo dal prefetto e da porsi in riscossione con i privilegi fiscali”.

Una norma che secondo i residenti di san Bernardo “non lascia spazio a dubbi interpretativi”. Per questo i firmatari dell’esposto chiedono “di valutare se i crolli subiti non configurino l’ipotesi prevista dall’art 434 del codice penale (crollo e disastro doloso) e non siano frutto di una colpa derivante da negligenza, imprudenza e imperizia ovvero da inosservanza di leggi, regolamenti, ordini e discipline”.

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