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Finale corsaro, Pietro Buttu: “Non ho aggettivi per la mia squadra” fotogallery risultati

Edoardo Capra: "Ci tenevo particolarmente a far bene in questa partita"

Finale Ligure. Non è più una rivelazione di inizio stagione, ma una realtà ben consolidata che, dopo 15 giornate, occupa la quinta posizione in classifica. Il Finale, vincendo 2 a 1 in casa dell’Unione Sanremo, ha scritto un’altra splendida pagina nella sua stagione da neopromossa in Serie D.

Non ho aggettivi per la mia squadra – afferma mister Pietro Buttu -. Mia moglie dice sempre che dico ‘straordinari’ troppo volte, quindi devo coniare un aggettivo per questa squadra. Oggi è stata strepitosa a vincere qua con la Sanremese, in uno stadio importante. Sapevo che avremmo fatto una battaglia, però penso che abbiamo vinto con merito”.

Il Finale ha avuto un approccio positivo alla gara, passando subito in vantaggio. “A differenza di domenica, in settimana ha avuto un fastidio Gentile e non ho potuto riproporre due attaccanti – spiega Buttu -. Ci siamo messi con uno schieramento con due esterni larghi e due mezzale proprio per chiudere le linee di passaggio ad una squadra che ha qualità assoluta. Abbiamo fatto la nostra partita e la squadra ha vinto con merito. Siamo veramente orgogliosi di questi ragazzi“.

Dove possono arrivare i giallorossi? “Non voglio fare il fenomeno, bisogna sempre ricordarsi da dove partiamo. Siamo una squadra neopromossa che è tornata in Serie D dopo 51 anni. Sta facendo la categoria con il 90% dei giocatori che hanno vinto il campionato. Ci siamo rinforzati con qualche giocatore motivato. Quindi il nostro percorso non cambia – conclude -, dobbiamo giocare domenica dopo domenica”.

Edoardo Capra, uno degli ex della partita, ha sbloccato il risultato. “Noi ci crediamo sempre con chiunque andiamo a giocare – dichiara -. Sapevamo che era una corazzata e sapevamo che tipo di partita ci aspettava. Aver poche occasioni e aver poco la palla: eravamo preparati ad un tipo di partita così. Dovevamo sfruttare tutti gli episodi a nostro vantaggio“.

Il Finale si trova in alta quota. “L’obiettivo è conquistare la salvezza prima possibile – ribadisce Capra -. Poi se ci si riesce a divertire non ci si pongono limiti. Le partite le affrontiamo una alla volta, senza pensieri di classifica“.

Ero contento di venire a giocare qua, anche se da avversario – ammette -. Ci tenevo particolarmente a far bene in questa partita perché è un posto dove in due anni ci ho lasciato il cuore, in uno stadio in cui ho fatto tante partite. Direi che è una giornata perfetta per me“.

L’Unione Sanremo dove può arrivare? “Credo che a dicembre la classifica non si debba guardare – sottolinea Capra -. Penso che sia una squadra strutturata per vincere. Oggi per gli episodi si sono trovati sotto 2 a 0, pagando la partita. Quando gli episodi gireranno a loro favore avranno tutto il tempo per recuperare il terreno perso“.

Per i matuziani è la prima sconfitta. “Quando non ottieni il risultato è sempre un peccato – afferma l’allenatore Giancarlo Riolfo -. Non avevamo ancora assaporato la sconfitta, l’abbiamo provata in questa maniera, giocando con ordine e costrutto fino all’85°. Credo sia la partita in cui abbiamo creato più occasioni da gol; ne avrò contate dieci, pulite, davanti al portiere. Non siamo stati bravi a chiuderle; loro hanno fatto due tiri e due gol e alla fine portano a casa i tre punti”.

“La reazione nervosa è stata tardiva – prosegue -. Però abbiamo continuato a giocare come avevamo iniziato la partita. Il loro gol è arrivato su un rinvio del portiere, una spizzata e ha fatto un gran gol Capra. Prima avevamo già avuto due occasioni, con Bigoni e Scalzi, davanti al portiere con la palla da spingere ma non l’abbiamo fatto. Abbiamo proseguito su quell’onda, non c’era da cambiare più di tanto, perché quando crei occasioni e non ne subisci, aspetti. Oggi siamo stati poco fortunati e poco bravi nelle conclusioni; questo ha portato a fare solo un gol. Nel secondo tempo ci abbiamo messo più cattiveria e determinazione anche perché loro continuavano ad andare indietro, si chiudevano e non ripartivano neanche più“.

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