In "fuga" dall'italia

A 26 anni vive a Londra dove ha trovato un lavoro stabile: la lettera di un ex vigile “precario” di Alassio al Ministro Poletti

Il giovane di Albenga ha deciso di raccontare la sua storia: "Ecco cosa si prova ad essere adolescenti in Italia senza un genitore politico o Ministro"

Marco Sinopoli

Albenga. Da vigile “stagionale” (per non dire precario) ad Alassio, a Londra dove adesso è dipendente a tempo indeterminato di una compagnia aerea inglese. E’ la storia di Marco Sinopoli, 26 anni, da Albenga, uno dei tanti giovani italiani che per motivi di lavoro si è trasferito all’estero.

Nei giorni scorsi anche a Marco è arrivata notizia delle parole del ministro del lavoro Giuliano Poletti che da Fano, parlando della “fuga di cervelli”, ha commentato: “Bene così: conosco gente che è andata via e che è bene che stia dove è andata, perché sicuramente questo Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi” (a poco è servito il successivo dietrofront del Ministro – “Mi sono espresso male e me ne scuso” – perché la frittata ormai era fatta). E così, colpito da quelle parole, Marco ha deciso di scrivere una lettera (che pubblichiamo integralmente) direttamente al Ministro Poletti nella quale racconta la sua storia e il suo approccio con il mondo del lavoro in Italia.

“Caro Ministro Le scrivo, così mi distraggo un po’; e siccome Lei è molto lontano più forte le scriverò. Buonasera Ministro Poletti, mi chiamo Marco ho 26 anni e da quasi sei mesi non vivo più in Italia. Purtroppo o per fortuna, sono una di quelle centomila persone che “è andata via e che è bene che stia dove è andata, perché sicuramente questo Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi”.

Spero che tra i suoi numerosi impegni riuscirà a leggere queste mie parole, parole piene di tristezza dopo aver sentito le sue dichiarazioni. Negli ultimi anni mi sono sentito dare del “Bamboccione” e “Choosy”, vorrei un attimo spiegarle cosa si prova ad essere adolescenti/giovani adulti in Italia, senza avere come genitore un Ministro o politico in genere, quando si deve rimanere a vivere a casa coi genitori perché non si ha un lavoro, e quindi un contratto che possa garantire il regolare pagamento di un affitto e utenze varie, o anche quando si ha un contratto, ma è a tempo determinato e quindi non ci si può spingere troppo avanti.

 

Dal 2011 fino al 2015 ho svolto (con orgoglio) la professione di Agente di Polizia Locale (ovviamente non consecutivamente e con svariati contratti a tempo determinato e in diverse Pubbliche Amministrazioni), poi dopo aver ricevuto una proposta di lavoro per questa figura di soli 18 giorni ho capito che qualcosa non andava (tra l’altro l’ho pure dovuta rifiutare, per non avere un altro CUD e dover pagare poi tasse più salate). Così tra un concorso pubblico e un altro, tra vari colloqui, e dopo aver inviato centinaia di curriculum per svariate posizioni, mi sono ritrovato a riempire 21 kg di valigia e lasciare il mio Paese.

Ebbene sì, perché l’unica azienda che ha intravisto del potenziale nel mio curriculum è stata una compagnia aerea inglese. Dopo aver brillantemente superato il colloquio ed il corso di formazione, mi è stato offerto un contratto a tempo indeterminato! Credevo fosse uno scherzo! Dopo anni di precariato, mi ritrovo con un contratto senza scadenza.

 

Certo, non è come stare in Italia, il cibo ed il clima sono nettamente differenti, e poi in questo periodo di feste non sa come mi manca la mia famiglia; però, sono fortunato perché qui nessuno ha calpestato la mia dignità di essere umano e lavoratore come successo in Italia. Qui esiste la meritocrazia, la macchina burocratica è efficiente ed il trasporto pubblico è a dir poco di un altro pianeta se paragonato a quello italiano. Ogni giorno parlando con i colleghi che arrivano da tutta Europa, sento sempre le stesse cose sull’Italia e ciò che mi fa più rabbia è che non posso dargli torto. Con la nostra cultura e le nostre opere d’arte potremmo vivere tranquillamente coi proventi del turismo e invece non ci riusciamo, anzi tagliamo su sanità, istruzione e sicurezza.

 

Vede caro Ministro, quando vivevo di contratti a tempo determinato, ciò che mi motivava a tener duro era il pensiero che i miei sacrifici sarebbero stati riconosciuti e ripagati (cosa non avvenuta), e poi perché amavo essere dalla parte dei più deboli, degli onesti, perché non ho mai sopportato e mai sopporterò i prepotenti e chi vive fregando il prossimo; e qui anche se non è casa mia, sento di essere tutelato e ripagato.

Ora la saluto caro Ministro, le auguro di passare un Buon Natale ed un felice anno nuovo, sperando che la prossima volta prima di fare dichiarazioni così avventate possa riflettere.

Casomai passasse da Londra, sarò lieto di offrirle un caffè, perché si sa che noi italiani abbiamo il cuore d’oro, anche se viviamo all’estero!”.

Vuoi leggere IVG.it senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.