Escort nel mirino

Savona fa scuola, ora per la Cassazione è giusto tassare le prostitute

Per gli Ermellini l'attività di meretricio rientra tra le prestazioni di servizi retribuite

prostituta

Savona. Prima la Corte di Giustizia Europea ora la Cassazione. Aveva ragione il giudice Roberto Bertolo della commissione tributaria di Savona che l’estate scorsa si era espresso sul caso di una ragazza dell’est europeo che aveva ricevuto una serie di avvisi di accertamento per il mancato pagamento di Iva e Irpef. Un caso venuto alla luce dopo una serie di indagini bancarie effettuate dal fisco.

Per gli Ermellini, come per il giudice di Savona, le prostitute devono pagare le tasse. Perchè anche l’attività di meretricio rientra tra le prestazioni di servizi retribuite e inoltre se esercitata con carattere di abitualità, può essere comunque inquadrata nell’ampia previsione dell’art. 3, comma 1, secondo periodo, del d.p.r. n. 633/1972. Ora c’è la sentenza la n. 22413/2016.

Nel caso della donna di Savona, non riusciva a documentare che gli elementi emersi dalle movimentazioni sul conto corrente non erano riferibili ad attività imponibili, ammettendo di fare la escort con attività ben organizzata e stabile (come emergeva dal diario degli appuntamenti della ragazza) e di guadagnare almeno 36mila euro l’anno. Ciò bastò al giudice per ritenere che l’attività non fosse affatto marginale e che le tasse fossero dovute.

E pochi giorni fa la Cassazione, dopo aver preso in esame un ricorso dell’Agenzia dell’Entrate in un caso simile (una donna di Roma), di fatto, ha dato ragione al giudice della commissione tributaria di Savona. In questo caso, da controlli incrociati era emerso che non aveva mai presentato la dichiarazione dei redditi pur versando in banca somme altissime di denaro (negli oltre 10 conti correnti attivi), essendo proprietaria di diverse unità immobiliari locate e di numerose autovetture e tenendo un tenore di vita piuttosto lussuoso. Ciò era bastato a far scattare l’accertamento da parte del Fisco tanto che alla fine la Corte Suprema ha accolto la tesi dell’Agenzia delle Entrate e di fatto anche quanto aveva espresso il giudice di Savona: i soldi guadagnati con le prestazioni vanno tassati.

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