Diversità

Regione, ok alla creazione di uno sportello a sostegno delle famiglie e “anti-gender”

La mozione, presentata da Matteo Rosso, è stata aspramente criticata dalla minoranza

palazzo regione

Regione. “Con la creazione di uno sportello dedicato alle problematiche delle famiglie, alle loro denunce delle situazioni di disagio legate alla diffusione delle droghe, dell’alcol, purtroppo in forte crescita tra i giovanissimi, e della prevenzione dell’eventuale diffusione delle teorie gender nei piani formativi scolastici, daremo un importante segno di vicinanza alle famiglie e aggiungeremo un servizio, che a oggi mancava, in ambito educativo e sociale. La bagarre scatenata oggi in Consiglio dalla minoranza, che ha cercato in tutte le maniere di strumentalizzare il mio documento, dimostra che una certa parte politica non comprende a fondo le reali esigenze delle famiglie oggi, che hanno il bisogno e il diritto di essere coinvolte nei processi educativi all’interno della scuola e non solo”.

Così Matteo Rosso, medico e presidente della commissione sanità in Regione Liguria, commenta con soddisfazione l’approvazione della mozione per ‘l’attivazione di un servizio a sportello di primo ascolto rivolto alle famiglie per informarle sui propri diritti con riferimento all’educazione culturale e scolastica dei figli, che potrà anche funzionare come raccolta e analisi di segnalazioni e di richieste di supporto ai genitori per affrontare le difficoltà dei figli”.

“Dopo l’importante approvazione della mozione a tutela dei bambini e dei ragazzi contro la diffusione della teoria gender nelle scuole dello scorso anno – ha ricordato Rosso – grazie alla mozione approvata oggi, daremo un supporto in più alle famiglie, un punto d’ascolto che avvicini le istituzioni, in questo caso la Regione, alle problematiche quotidiane legate all’educazione dei minori affrontate dai genitori. Come già la Lombardia, la Liguria, a costo zero, avrà uno sportello regionale, con numero verde gratuito e una casella mail, per le segnalazioni e le denunce delle famiglie su tematiche delicate e di stretta attualità come il bullismo, il razzismo, le violenze fisiche e psicologiche, i pericoli delle droghe e alcol, ma anche sull’eventuale proselitismo di teorie gender, da parte di soggetti preposti alla formazione dei ragazzi”.

Matteo Rosso

“Purtroppo, nonostante la minoranza in Regione continui a negarlo, si sono già verificati episodi in città come Padova o Treviso dove, a scuola, all’insaputa dei genitori, i bambini sono stati obbligati dagli insegnanti a vestirsi da maschi se femmine e da femmine se maschi. Con lo sportello delle famiglie, vogliamo prevenire queste situazioni e quindi far sì che le famiglie siano preventivamente informate di queste eventuali iniziative per prendere poi decisioni condivise sui propri figli. È indispensabile che le famiglie siano adeguatamente informate sui propri diritti all’educazione e che siano coinvolte nell’elaborazione dei piani formativi scolastici. Occorre fornire ai genitori tutti gli strumenti che possano costituire un baluardo forte e deciso contro le eventuali minacce al corretto sviluppo della personalità dei propri figli”.

“Come già ho avuto modo di sottolineare in occasione della mozione approvata all’unanimità contro la diffusione indiscriminata delle teorie gender, è nostro preciso impegno mettere a riparo minori e famiglie da tutti quegli elementi che rischiano di minare l’istituto della famiglia, pilastro della nostra società così come stabilito dalla Costituzione, e costituiscono una minaccia per una sana crescita dei nostri figli”, conclude Rosso.

Raffaella Paita Consiglio regionale

Critico il capogruppo del Pd Raffaella Paita: “Una destra così retriva e reazionaria come quella che governa la Regione Liguria non ce la saremmo mai aspettata. Oggi in consiglio, infatti, con il voto contrario di tutta l’opposizione, è stata approvata una mozione del consigliere Rosso di Fratelli d’Italia che impegna la giunta a istituire uno sportello dedicato alle famiglie, per segnalare, oltre ai casi di bullissimo e violenza, anche l’eventuale promozione della teoria del gender nelle scuole. Un’iniziativa gravissima, di stampo medievale e lontana anni luce dal profilo liberale di un centrodestra moderno. Anche il ministero dell’istruzione ha fatto chiarezza su questo punto, ribadendo che insegnamenti di questo tipo non esistono. Questa maggioranza, però, preferisce inseguire fantasmi e fanatismi. La sessualità di una persona è un fatto privato e ci sono leggi che garantiscono diritti e parità. Ma forse in questo consiglio regionale c’è ancora chi non si vuole arrendere alla normalità della diversità e vuole imporre le proprie teorie oscurantiste e senza fondamento”.

La segreteria regionale di “Alternativa Tricolore” plaude all’iniziativa: “Finalmente dalla Regione Liguria la creazione di uno sportello antigender, un segnale forte e concreto contro la diffusione di una ‘ignobile teoria’ sponsorizzata dalle sinistre, fatte proprie dall’attivismo gay e femminista radicale per cui il sesso sarebbe solo una costruzione sociale. Vivere da maschio o da femmina non corrisponde più a un dato biologico ma ad usa costruzione culturale. Alternativa Tricolore considera la teoria gender come antiscientifica nella quale le differenze peculiari fisiche, cerebrali, ormonali,e relazionali diventano secondarie all’influenza sociale e ambientale, estremamente pericolosa perché pretende non solo di influire sul modo di pensare di educare mediante scelte politiche ma anche di vincolare sotto il profilo penale chi non si adegua,impone atti amministrativi (alcuni Comuni hanno sostituito padre e madre con genitore 1 e 2) educativi (la ‘strategia nazionale’ imposta dalla Ue per introdurre nelle scuole testi e programmi aperti alla ricezione della teoria del gender quindi dei modelli familiari normali ) un vero e proprio attentato alla libertà di pensiero e di educazione da parte di una minoranza. Riteniamo, inoltre, l’accusa di omofobia un vero e proprio strumento di repressione nei confronti di coloro che non rispettano il ‘politicamente corretto’ e di chi sostiene un’antropologia diversa da quella del gender”.

Gianni Pastorino

Aspre critiche sono arrivate da Rete a Sinistra, che ritiene quello approvato oggi “un provvedimento che, ancora una volta, induce all’esclusione e alla discriminazione dei diversi orientamenti sessuali”.

“Abbiamo votato contro senza esitazione. La mozione presentata dal consigliere Matteo Rosso ci appare del tutto anacronistica, incoerente e fuori dalla realtà di questo Paese. Ci sono donne che amano le donne, ci sono uomini che amano gli uomini; e devono avere gli stessi diritti di tutti gli altri. Nessuno deve permettersi di considerarli individui di serie B – dichiara il consigliere regionale di Rete a Sinistra Gianni Pastorino – Peraltro è evidente la miopia del testo, considerato che si rivolge esclusivamente alla famiglia tradizionale: il centrodestra non si accorge che a Genova e in Liguria esistono tantissime coppie che per libera scelta, o per necessità, decidono di convivere e di avere figli senza essere sposate”.

“Ma soprattutto è deprecabile il passaggio in cui si equipara la diffusione della ”teoria gender’ a episodi di razzismo, bullismo e droga. L’omosessualità non è una dipendenza, non è una malattia, non è una devianza – sottolinea Pastorino – Come non esistono seguaci della fantomatica teoria gender che fomentano la confusione nell’identità sessuale; perché non esiste alcuna teoria. Al contrario, bullismo, razzismo e omofobia sono tratti storicamente accertati: sono evidenti nei mutamenti sociali del nostro Paese”.

“Come Rete a Sinistra, ci rivogliamo a tutti i soggetti di questa città e di questa regione che abbiano a cuore la costruzione di una società libera – conclude Pastorino – Una società in cui siano riconosciuti diritti e doveri a prescindere dall’identità sessuale, dal colore della pelle, dall’orientamento religioso. Costruiamo momenti di discussione e coordinamento per contrastare intolleranze e qualsiasi tipo di violenza”.

Critici anche i Comitati Arcigay della Liguria, che esprimono il loro “massimo disappunto per un atto che intende armare una lotta contro un fenomeno fantasma, cioè qualcosa che non esiste. La propaganda ‘anti gender’ non ha vittime né carnefici, è una strategia che ha il solo scopo di denigrare il lavoro quotidiano di associazioni che portano nelle scuole la lotta al bullismo e alle discriminazioni. Non è ammissibile che la Regione Liguria spenda risorse pubbliche no per corrispondere ai bisogni delle persone e alle tante emergenze, bensì per corrispondere alla strategia di consenso delle destre e di chi su questi fantasmi costruisce carriere politiche. A proposito di bisogni e emergenze, ricordiamo che nel 2009 la Regione ha approvato una legge importante che promuove la lotta alle discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere”.

“Ci preme sottolineare che proprio quella legge (la numero 52 del 2009) prevede un finanziamento per la formazione contro le discriminazioni: quei soldi ad oggi non sono ancora stati impegnati in attività concrete. È auspicabile che l’ente dia corso a ciò che è legge, e perciò è esigibile dalla comunità, piuttosto che mettersi al servizio della propaganda. Per questo quanto prima manifesteremo pubblicamente il nostro sdegno e invitiamo ad unirsi a noi le forze e le associazioni della Liguria a sostegno del nostro lavoro”.

“È incredibile – prosegue Gabriele Piazzoni, segretario nazionale di Arcigay – come in tempi di grandi difficoltà finanziare per gli enti locali e di emergenze reali che attendono risposte dalle istituzioni, alcune politiche, oggi in Liguria e mesi fa in Lombardia, decidano di impegnare gli sforzi delle istituzioni in un’operazione due volte ignobile: la propaganda antigender è infatti come quei venditori di fumo, che per vendere i propri rimedi truffaldini devono prima convincere le proprie vittime di avere il problema a cui quel rimedio porterebbe soluzione. Si tratta di un imbroglio clamoroso, che oltre a iniettare paura nelle persone consuma tempo e risorse degli enti pubblici, a scapito dei veri problemi. Nelle scuole esiste un’emergenza mastodontica: si chiama bullismo ed è testimoniato da numerose ricerche autorevolissime in tutto il mondo, da decine di anni. Ne sono vittima le perone lgbti e quelle percepite tali, ma anche i ragazzi e le ragazze che provengono da altre parti del mondo, quelli sovrappeso, quelli diversamente abili e perfino quelli che non si possono permettere una felpa firmata”.

“Il bullismo è un fenomeno quotidiano nelle scuole e gli strumenti messi in campo per contrastarlo sono insufficienti e in gran parte sostenuti dal mondo dell’associazionismo. Chi oggi tenta di raccontarci che l’allarme nelle scuole si chiama libertà educativa addirittura indottrinamento, sta capovolgendo una realtà e lo fa sulla pelle dei ragazzi e delle ragazze che di quella realtà e dei bulli sono vittime ogni giorno”, conclude Piazzoni.

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