Appello

Museo Archeologico di Savona, Bruno non si arrende: “Ripensateci prima che Savona precipiti nell’oblio”

Nuovo appello del vicepresidente della sezione Sabazia dell'ISL a Caprioglio: "Un museo non può essere misurato solo in termini di visitatori"

museo archeologico priamar savona

Savona. Si torna a discutere della chiusura del Museo Archeologico sotto la Torretta: a parlare è ancora una volta Danilo Bruno, coinvolto non solo come cittadino e come storico ma anche come vicepresidente della sezione Sabazia dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri, che ha gestito il museo fino a lunedì 31 ottobre.

“La sindaca Caprioglio continua a dire che non intende chiudere il museo ma semplicemente cambiare le modalità di accesso concordandole con la Sovrintendenza competente, dato che i beni sono dello Stato – inizia Bruno – Si penserebbe, se ho letto bene le notizie convulse di questi giorni, di affidare l’apertura a volontari, che dovrebbero accollarsi l’assicurazione e incassare il prezzo del biglietto. Non mi tornano alcune cose in questo ragionamento: innanzitutto ‘i beni sono dello Stato’, e di chi dovrebbero essere in larga parte? Esistono norme precise sulla tutela e sulla proprietà sancite dal codice dei beni culturali oltre alle norme previste dal Titolo V della costituzione, che ripartisce le competenze fra lo stato e il sistema delle autonomie. Questa insistenza sulla proprietà dei beni esposti cosa vuole dire secondo la sindaca, che lo stato deve pagare l’intero museo o che potrebbe anche prendersi i reperti esposti e metterli in magazzino a sue spese?”.

Secondo punto: “Si insiste sui numeri dei visitatori e delle visitatrici arrivando quasi a ‘spaccare il capello in quattro’ per calcolare le entrate giornaliere al museo archeologico confrontandole con quelle della Pinacoteca; ma un museo non è una mostra. Esso non vive sul numero di visitatori e visitatrici ma anche sull’attività scientifica svolta, sulle relazioni nazionali ed internazionali che stabilisce e inoltre sull’attività didattica che viene praticata.S otto questi punti di vista se si ascoltasse un pò e si ‘gridasse’ meno forse le tre dipendenti del museo, che resterebbero a casa in caso di chiusura, e il direttore scientifico potrebbero dare cifre, numeri ed elementi utili a definire a cosa serve un museo e soprattutto come si possono implementare le visite, le iniziative e le attività rivolte in primo luogo verso la città”.

“In questi ultimi tempi – rivela Bruno – il museo ha organizzato un corso sulla metodologia di scavo e soprattutto ha rivolto un appello a tutte le persone interessate ad andare a vedere l’attuale attività di ricerca sul Priamar naturalmente in condizioni di sicurezza trattandosi pur sempre di un cantiere. Si è trattato di un fatto importante per la città insieme alle visite guidate al Priamar e ai suoi sotterranei per far sentire i savonesi in primo luogo partecipi ed orgogliosi della propria storia”.

“In ultimo – prosegue – si confonde un Istituto di ricerca come quello Internazionale di Studi Liguri, fondato dal Prof. Lamboglia negli anni trenta del secolo scorso, con una sorta di ‘strano soggetto giuridico’, che può essere sostituito con qualche organizzazione benefica o di volontariato. L’istituto vive del contributo dei soci e delle socie ma soprattutto tra mille difficoltà delle attività di ricerca che organizza, ma i suoi bilanci sono pubblici e noti e leggendoli si capirà che spesso solo la passione e il lavoro volontario dei soci, delle socie e di amici e amiche permettono a questa prestigiosa organizzazione internazionale di andare avanti”.

“Sono solo alcune modeste considerazioni – conclude – che vorrebbero ancora una volta fare appello all’intelligenza delle persone e degli amministratori e amministratrici di Savona: ripensateci prima che la città precipiti in un oblio senza fine”.

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