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Il ministro Poletti incontra le categorie alla camera di commercio: “Al lavoro per dare un futuro al savonese” fotogallery

Secondo Poletti, il savonese ha tutte le carte in regola per riprendersi dopo un periodo parecchio difficile, caratterizzato dalla crisi di tante importanti realtà produttive

Savona. “Dobbiamo continuare a lavorare perché questo è un territorio che ha subito dei colpi pesanti e le crisi di aziende importanti, ma contemporaneamente ha cose altrettanto importanti all’orizzonte”.

A dirlo è il ministro del lavoro Giuliano Poletti, che questa sera era nella sede della Camera di Commercio Riviere di Liguria di Savona per incontrare le categorie economiche e le organizzazioni sindacali. Poletti è il quarto ministro dell’esecutivo di Renzi a visitare la nostra provincia nelle ultime settimane: prima di lui hanno fatto tappa nel savonese Angelino Alfano, Enrico Costa, Roberta Pinotti e il premier Matteo Renzi. Venerdì pomeriggio, invece, toccherà al ministro per le riforme Maria Elena Boschi.

Secondo Poletti, il savonese ha tutte le carte in regola per riprendersi dopo un periodo parecchio difficile, caratterizzato dalla crisi di tante importanti realtà produttive: da Tirreno Power a Bombardier a Piaggio.

“Arrivando a Savona ho visto la presenza di una nave da crociera e questo di certo è un elemento positivo per il futuro – ha sottolineato il ministro – Bisogna continuare a lavorare ed affrontare i temi che abbiamo sul tavolo, cioè le gestioni delle ristrutturazioni e delle riorganizzazioni delle imprese. Noi utilizziamo gli strumenti, come gli ammortizzatori sociali, per gestire e governare questi passaggi nella convinzione che qui ci siano competenze, persone che sanno lavorare, che sono in grado di fare cose importanti. Questo è un patrimonio che non va disperso e che bisogna continuare a lavorare perché abbia una prospettiva”.

Il ministro Poletti a Savona

Con l’industria in crisi, a reggere il tessuto savonese sono prima di tutto il terziario e il turismo. Da Roma, però, pensano che si debba puntare anche su altro: “Noi pensiamo che la manifattura continui ad essere un pilastro essenziale del nostro sistema economico. E’ chiaro che c’è una dinamica in cui il terziario aumenta e si qualifica. Quindi bisogna cercare di puntare anche sul terziario. Ma io credo che sarebbe sbagliato abbandonare il sistema manifatturiero, la nostra capacità di fare. L’Italia è il secondo paese manifatturiero d’Europa ed è veramente il saper fare. E’ chiaro che ci sono dei mercati e delle attività che chiudono, che invecchiano, ma ce ne sono altre che hanno un potenziale importante. Di fronte ad una situazione di cambiamento, di ristrutturazione, noi non possiamo abbandonare il campo. Bisogna avere la capacità di giocare la partita, fare investimenti e mettere a valore quello che è la nostra capacità e la nostra competenza”.

Quindi “se da una parte è apprezzabile il dato del terziario e del turismo, io credo che l’altra cosa che bisogna fare è non mollare sul versante della produzione e della manifattura perché questo credo sia la spina dorsale dell’apparato produttivo del nostro paese e quindi anche di Savona”.

Secondo Poletti l’esperienza è fondamentale. In questo senso importantissima è l’alternanza scuola-lavoro: il curriculum scolastico (il buon voto) non è realistico e spesso non interessa all’azienda, maggiormente attratta da chi sa risolvere problemi e ha una buona capacità relazionale. Insomma, le realtà produttive cercano “chi sa fare”. Purtroppo si tratta di una pratica che qui in Italia è iniziata da poco e non dappertutto. Nel savonese, però, c’è “Fabbriche Aperte”, che è una realtà consolidata da anni.

Il ministro Poletti a Savona

Sul futuro delle aziende savonesi potrebbe avere qualche ricaduta anche il referendum costituzionale di domenica prossima: a seconda di quale sarà il risultato della consultazione, infatti, le partite attualmente aperte sui tavoli ministeriali potrebbero cambiare esito.

Il ministro Poletti a Savona

“Io credo che sia abbastanza chiaro – ha osservato Poletti – Una vittoria del sì conferma il ruolo e l’attività del governo e la possibilità di gestire i tavoli e le attività in essere. Una vittoria del no ci consegna una fase di incertezza, di insicurezza. E credo che questa non sia mai una buona medicina per l’economia. Detto questo non vedo all’orizzonte alcun cataclisma o disastro, ma d’altro canto non si può dire che non succeda nulla. Quindi io continuo ad auspicare un voto per il sì perché sono convinto che questo, oltre a consegnarci una buona riforma della Costituzione, ci consegna anche un quadro politico più stabile e in grado di dare migliori risposte al sistema economico italiano”.

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