Finale L. L’ex canonica di Verzi di Calvisio, un immobile di pregio del Seicento, è finita sotto sequestro. Il provvedimento è scattato nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Savona sulla gestione dell’Istituto Diocesano per il sostentamento del clero di Savona e che vede indagati il cardinale Domenico Calcagno (fino al 2007 vescovo di Savona), don Pietro Tartarotti, fino al 2014 presidente dell’ente ed ora parroco alle Fornaci, Gianmichele Baldi, vice presidente dell’istituto fino ad ottobre 2013, e il figlio di quest’ultimo, Gianmarco.
Nei giorni scorsi il gip del tribunale di Savona Maurizio Picozzi ha accolto la richiesta di sequestro preventivo dell’immobile (notificata questa mattina) avanzata dal sostituto procuratore Cristiana Buttiglione.
Secondo gli inquirenti, infatti, nel 2012, l’ex canonica, che si trova in via Verzi nel territorio del Comune di Finale, sarebbe stata al centro di un’operazione di vendita a condizioni di favore. Ad acquistare l’immobile di pregio era stato proprio Gianmarco Baldi, figlio dell’allora vice presidente dell’Istituto per il sostentamento del clero Gianmichele.
La tesi della Procura è che l’operazione immobiliare sia stata estremamente vantaggiosa per l’acquirente, ma decisamente sfavorevole per l’Idsc di Savona. Di qui la scelta di chiedere il sequestro dell’immobile (il pm ha comunque previsto la permanenza della disponibilità in capo all’indagato dell’ex canonica visto che è abitata).
Con il sequestro dell’immobile di Verzi di Calvisio l’inchiesta della Procura di Savona per malversazione nella gestione dell’Istituto Diocesano per il sostentamento del clero ha quindi subito una nuova accelerata. Nel mirino degli investigatori è finita proprio l’amministrazione dell’ente che, negli anni, a causa di numerosi investimenti immobiliari rivelatisi sbagliati avrebbe portato ad un buco milionario (si parla di una cifra intorno ai 20 milioni).
A pesare in maniera decisiva sui conti sarebbero state quindi le tante operazioni immobiliari, più o meno grandi (tra cui anche le ex Colonie Bergamasche), che non avrebbero però portato ai risultati sperati. E così i bilanci dell’Idsc sono finiti in corto circuito tanto che i vertici romani avevano inviato gli ispettori e l’ente era stato commissariato.
Dagli accertamenti sulle carte e sui movimenti finanziari, tra l’altro, gli investigatori coordinati dal pm Cristiana Buttiglione avrebbero anche riscontrato come, proprio a causa della cattiva gestione dei beni dell’Istituto Diocesano per il sostentamento del clero, gran parte dell’8 per mille che lo Stato destina alla Chiesa venga drenato proprio per tenere in piedi l’Ente – un utilizzo che, è bene precisarlo, è previsto dalla legge – a discapito degli altri possibili usi previsti negli articoli che regolamentano la ripartizione dei fondi (“esigenze di culto della popolazione, interventi caritativi a favore della collettività nazionale o di paesi del terzo mondo).
Elementi che si aggiungono alla corposa documentazione che la magistratura savonese ha acquisito nel corso della lunga e complessa indagine per malversazione. Inchiesta che, secondo quanto trapela, sarebbe in dirittura d’arrivo. Nelle prossime settimane al Cardinale Calcagno, oggi presidente dell’Apsa (Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica), a Don Tartarotti, a Gianmichele e Gianmarco Baldi, potrebbe quindi essere notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari.