Sulla ribalta

Il demerito artistico di Savona – il capoluogo di provincia ligure sotto l’occhio del mirino di Vittorio Sgarbi

Il demerito artistico di Savona – il capoluogo di provincia ligure sotto l’occhio del mirino di Vittorio Sgarbi

Essere citati da un illustre cultore d’arte può essere di lustro, ma non in questo caso, perché proprio Vittorio Sgarbi, fra i più grandi esponenti del sapere artistico storico italiano, cita Savona in primo piano per demerito architettonico.

Le espressioni sono alquanto severe e ardite, come è sempre suo caratteristico agire in primo piano, ma occorre dargli ragione, perché una “strigliatina d’orecchie” a chi ha approvato la realizzazione di opere simili è da infierire tutti in coro goliardico.

L’altro ieri lo era Firenze, con il palazzo di Giustizia, giudicato dal “Virtual Tourist” il quinto edificio tra i dieci più brutti del mondo, dalle inconfondibili ed azzardate pareti fuori asse, convergenti e disarmoniche, che sembrano accatastate tra loro come ferraglia di un deposito attrezzi, donando un impatto visivo al forestiero alquanto bizzarro e disgustato, nonché indignato per i residenti che devono conviverci tutti i giorni, da decenni ormai.

In effetti, saltava all’occhio l’operato del discusso architetto romano Leonardo Ricci, e di un’altra sua opera ospitata in permanenza a Savona, quale altro palazzo di Giustizia, che i savonesi sono costretti a guardarlo in ricerca di un parcheggio o passeggiando per il rinomato mercato del lunedì.
Ed ecco ieri, comparire anche questo palazzo nei post facebookiani di Vittorio Sgarbi, rievocati a dovere dal suo Ufficio Stampa, oltre che contrastante architettonicamente con le abitazioni del circondario, non ha alcuna bellezza artistica, ed anzi all’interno deve ahimé fare i conti con problematiche strutturali non indifferenti da affrontare.

Ma come tutti, anche i più distratti dal vivere quotidiano e incompetenti in materia, possono notare da vari decenni, tutte le cittadine hanno dovuto subire, per facilonerie, incompetenze e sudditanza al dio denaro, accostamenti architettonici improbabili, azzardati e rovinosi inseriti in modo coatto nel proprio panorama naturale, storico ed artistico.

Così operando, l’imperante mercato immobiliare, ha soffocato nel percorso urbano, bellissime ville stile liberty, fra palazzoni di varie altezze, fattezze e colori, in nome dello sviluppo industriale, pagando anche cifre enormi per questo sfacelo, quando sarebbe stato meglio indirizzare il denaro, versato dai cittadini per le tasse, per migliorare le infrastrutture di primaria necessità per il vivere quotidiano.

Tutti si chiedono anche il perché, non solo nel savonese, ma anche nel valbormidese, certe sculture moderne astratte incomprensibili realizzate in metalli di varie leghe e forme, vengano installate di fronte a strutture con affreschi medioevali, o nel bel mezzo di prati con casolari seicenteschi fiabeschi.
Forse per onorificenze ad artisti che hanno già un nome e a cui tutto ormai è concesso senza alcuna discussione, forse per amicizie politiche influenti, forse per avvalorare future e vane promesse elettorali, forse per incompetenze culturali degli assessori preposti a tale nomina comunale? Fa anche indignare il fatto che il più delle volte non vengono “donate” dagli artisti, ma “pagate”, con alto compenso spropositato, approvato ed elargito, impoverendo le casse comunali!

Ci fa sorridere la nuova pubblicità alla nota marca di caffè “Lavazza”, a cura del bravo Maurizio Crozza, che interpreta i panni in vena ironica di un noto architetto, quale Fuksas, che con fantasiose idee irrealizzabili, intende rivoluzionare il Paradiso, per improbabile ristrutturazione inutile ed inefficiente.

Purtroppo invece, in realtà tutto non rimane fantasia, e capita di vederle edificate queste discutibili ed avveniristiche visioni mistiche, perché il meraviglioso in arte è già stato creato fino al secolo scorso, e dopo lo stile liberty, tutto è andato in declino, forse per mancanza di idee e risorse, forse anche per impoverimento di idee ed imperante cementificazione con appiattimento di ogni bellezza artistica. Si é passati con faciloneria dall’impegnativo figurativo al livello dei grandi Bernini e Canova, al più semplice astratto da tutti improvvisabile, ed al quale tutti possono conferire ogni creativo e personale “titolo d’opera”, anche capovolgendo le prospettive dell’oggetto in esame, attribuendosi pompose competenze per accrescere il mercato d’arte e farne lucro esagerato.

In conclusione, avremmo bisogno che in ogni Comune potesse intervenire Vittorio Sgarbi a sentenziare ed impartire compiti suggerendo i giusti criteri artistici di valutazione, per sovraintendenza artistica a carica istituzionale ministeriale, e mettere a posto ogni malefatta passata, e regalarci armonia architettonica che il mondo va perdendo inesorabilmente. Occorrerebbe demolire e ricostruire con sana competenza, ma ci vorrebbe questo ed altro in nome di bellezza e cultura, rimproverando chi viene pagato solo per acconsentire ogni cosa per lucro personale, senza censure che opererebbero per il bene urbanistico, sociale ed artistico, quale inestimabile bagaglio culturale italiano da salvaguardare per i posteri.

Articolo inviato da Simona Bellone pres. caARTEiv

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