Savona. Nega ogni accusa ed è anzi sarebbe stupito di essere finito in manette Moustafa Abdel Hakim Antar, il pizzaiolo egiziano arrestato ieri a Finale Ligure insieme al fratello Antar Mustafa Abdel Hachim (fermato a Cassano d’Adda) e a Tarek Sakher dai carabinieri del Ros (Raggruppamento Operativo Speciale) nell’ambito di un’indagine legata al terrorismo islamico.
Secondo gli inquirenti, sebbene non stesse al momento progettando alcun gesto eclatante, il pizzaiolo aveva iniziato da qualche mese ad avvicinarsi pericolosamente alle ideologie radicali dello Stato islamico. Le indagini infatti hanno consentito di individuare un gruppo egiziano, organizzato su base familiare, che sul web si occupava di diffondere materiale jihadista e di instradare combattenti dal nord Africa in territorio siriano (ed anche in Libia) per conto dello Stato Islamico.
L’opera di propaganda e proselitismo era svolta esclusivamente sulla rete non solo mediante canali riservati ma, ricorrendo a pseudonimi e account fittizi, anche sui più diffusi social media. Il materiale divulgato a numerosi contatti era in parte direttamente ottenuto da al-Hayat Media Center, organo di propaganda ufficiale dell’autoproclamatosi “Stato Islamico”.
Allo scopo di dissimulare l’adesione all’ideologia più radicale alcuni degli indagati avevano volutamente conformato il proprio atteggiamento e le proprie abitudini a quelle occidentali, in modo tale da evitare riferimenti anche solo velatamente religiosi e/o di appartenenza al mondo islamico. I servizi di monitoraggio hanno permesso di documentare la condivisione in via riservata del giuramento di fedeltà (bay’ah) al califfo Abo Bakr Al Baghdadi, poi pubblicato in chiaro sulla piattaforma Facebook da un altro indagato.
Questa mattina il nord-africano, difeso dagli avvocati Tatiana Ratto e Antonio Falchero, è comparso davanti al Gip del tribunale di Savona Maurizio Picozzi e al Pm Massimiliano Bolla per l’interrogatorio di convalida del fermo.
Moustafa Abdel Hakim Antar ha fornito agli inquirenti la sua versione dei fatti negando di aver fatto propaganda a favore dello Stato Islamico e, anzi, dando una giustificazione a tutte le contestazioni sollevate nei suoi confronti. L’egiziano ha ammesso di aver ricevuto materiale jihaidista via Facebook, di averlo visionato ma ha negato di averlo condiviso: “Sono stato arrestato solo perché ho guardato queste cose?”, avrebbe chiesto agli inquirenti. Ancora, Antar ha negato di essere coinvolto in attività di proselitismo islamista e, per quanto riguarda il fratello, ha affermato di non avere rapporti assidui con lui.
Al termine dell’interrogatorio, il Gip ha convalidato il fermo e ha emesso un decreto di ordine di custodia cautelare in carcere. L’egiziano sarà quindi trasferito presso il carcere di Imperia.