Savona. “Per tutti gli amici di Ata e non solo: purtroppo quando sei un amministratore pubblico che si occupa di ‘rumenta’ e provi a fare pulizia, licenziando fannulloni, ladri, truffatori… con annessi e relativi procedimenti civili e penali… senza temere iscrizioni sindacali e tessere politiche… ti viene il dubbio che provino a fartela pagare“.
Parole dure, durissime, quelle usate dalla presidente di Ata, Sara Vaggi, in un post sulla propria pagina Facebook, per rispondere ai continui attacchi giunti negli ultimi mesi e diventati ancora più frequenti negli ultimi giorni. Da tempo, infatti, è in corso una partita per “silurarla” anche dalla poltrona della partecipata, dopo che già a inizio anno è stata estromessa dall’establishment della Cooperativa Il Faggio. Già in campagna elettorale il vicesindaco Massimo Arecco non ha mai fatto mistero di voler fare piazza pulita dei vertici di Ata: e in cima alla lista degli “imputati”, fin da subito, ha messo Vaggi ed il direttore dell’azienda Luca Pesce.
Le intenzioni bellicose di Arecco, fino ad ora, sono state “contenute” dall’assessore Pietro Santi, a cui è stata affidata la responsabilità dell’Ambiente nonostante proprio il vicesindaco chiedesse per sé la delega che gli avrebbe dato carta bianca nella gestione di Ata. Da mesi è in corso un braccio di ferro tra le “ruspe” invocate da Arecco e la moderazione predicata da Santi. E negli ultimi giorni qualcosa sembra essersi mosso: lo scorso lunedì in commissione la Lega Nord ha preso apertamente posizione a favore della rimozione di Vaggi dall’incarico, mossa a cui è seguita la richiesta di un consiglio comunale urgente sul tema frutto, almeno stando ai firmatari, di un “asse” composto da Lega Nord, Fratelli d’Italia e MoVimento 5 Stelle.
Insomma, tutta la minoranza (il Pd si è aggiunto in seguito) e parte della maggioranza hanno ormai dichiarato guerra a Sara Vaggi, e nonostante le resistenze della parte più moderata della giunta l’impressione è che il “processo” sia giunto ad un punto decisivo. Ma Vaggi si dice pronta a lottare: “Per fortuna i processi veri si fanno nei tribunali, e per ora vanno avanti”, afferma sibillina. E chiude con un’altra pesante frecciata: “Poi, se in tutto questo togli qualche privato da pezzi di mercato… apriti cielo”.
Insomma, il caso è aperto: lecita rimozione di un dirigente in seguito a un giudizio negativo sul suo operato, o “vendetta” politica nei confronti di un amministratore scomodo?