Via i sigilli

Presunti abusi nella costruzione dell’impianto polivalente di Cisano: assolti funzionario comunale e progettista

Nei guai erano finiti il responsabile dell'ufficio tecnico Tommaso Schivo e l'architetto Giorgio Taverna, il cantiere, che era stato fermato nel 2013, è stato dissequestrato

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Cisano Sul Neva. Nessuna condanna nel processo relativo alla vicenda del sequestro del cantiere dell’impianto sportivo polivalente della Frazione Cenesi di Cisano Sul Neva. A giudizio c’erano il responsabile dell’ufficio tecnico del Comune di Cisano Tommaso Schivo e l’architetto Giorgio Taverna che questa mattina sono stati assolti per particolare tenuità del fatto dall’accusa di aver violato il testo unico sull’edilizia (secondo l’accusa avevano realizzato l’opera senza procedere all’approvazione di delibera in deroga agli strumenti urbanistici, in sostanziale assenza di titolo abitativo visto che l’opera era in zona sottoposta a vincolo paesistico ambientale).

L’architetto Taverna, che era difeso dall’avvocato Paolo Gianatti, è stato anche assolto perché il fatto non sussiste dall’accusa di falso relativa alla firma dell’attestazione di conformità del progetto del luglio 2012. Un documento che, come evidenziato dal difensore nella sua arringa, non può essere validato dal privato, ma soltanto dal responsabile del procedimento.

L’inchiesta aveva preso le mosse dal sequestro del cantiere, avvenuto il 7 novembre del 2013, ed eseguito dal Comando Stazione Forestale di Albenga. Secondo gli inquirenti il progetto dell’impianto polivalente non sarebbe stato conforme alla specifica disciplina urbanistica prevista dal Piano Regolatore generale del Comune di Cisano sul Neva per quella zona. Accuse che, questa mattina, però sono cadute (l’avvocato Alessandro Cibien, che difendeva Schivo, e il collega Gianatti, hanno ricordato come i loro assistiti abbiano agito in assoluta buona fede dopo che il progetto aveva ricevuto il via libera della giunta comunale). Il giudice Marco Canepa, tra l’altro, nella sentenza ha anche disposto il dissequestro del cantiere.

Il progetto dell’impianto prevedeva la costruzione di un palazzetto con struttura in legno lamellare chiuso da un involucro in materiale sintetico con un’altezza superiore ai nove metri per un volume di 3500 metri cubi. Al momento del equestro erano state realizzate soltanto le opere “a terra”, mentre la struttura in elevazione, già consegnata dal fornitore e depositata in cantiere, non era ancora stata montata.

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