Calcio

Il light moment della “Marcolini Generation”

Lo speciale Settore Giovanile del ct Vaniglia

Michele Marcolini

Savona. E’ uno dei pochi sportivi savonesi di sempre ad aver raggiunto obiettivi importanti nel calcio, da ultimo l’approdo in Champions League con il Chievo.

Michele Marcolini, centrocampista classe 1975, ha chiuso la sua carriera da calciatore con 548 partite giocate tra i professionisti e 52 gol realizzati. Un bottino di tutto rispetto per un giocatore che, ovunque è stato, è riuscito a conquistare tutti con le sue qualità tecniche e la sua enorme dose di umiltà.

Adesso che ha proseguito nell’attività divenendo un affermato tecnico continua a raccogliere grandi risultati. Lo abbiamo incontrato in quel di Brentonico (Trento) in un momento di relax (è primo in classifica con il Santarcangelo in Lega Pro girone B) intento a seguire il figlioletto Diego promettente mezzapunta degli Esordienti 2005 dei “mussi” del presidente Campedelli.

Michele, ci spieghi il tuo amore spasmodico per il calcio, a tal punto che viene da dire che giochi a pallone da quando cammini? E poi già che ci sei narraci un po’ della tua lunga storia calcistica!

“Sono nato a Savona il 2 ottobre 1975 e praticamente da quando ho mosso i primi passi ho dato calci a tutto quello che avevo intorno, il mio è un amore innato per il calcio insomma! Sono cresciuto nelle giovanili del Vado e del Quiliano e a differenza di mio padre Antonio attaccante e del nonno Roberto Longoni centrocampista scomparso nel 2012 che sono state due bandiere biancoblù del passato nel Savona, non ho mai giocato. Dopo una stagione nei giovanissimi nella Levante “C” Pegliese vicino a Genova, mi sono trasferito al Torino dove ho proseguito la trafila nelle giovanili sfiorando lo scudetto Primavera 1994 (nella squadra in cui militavano Sottil, Graziani e Briano) perdendo la finale contro la Juventus di Del Piero, Cammarata e Manfredini. Ho esordito nel calcio professionistico nella stagione 1994-1995 nel Sora in Serie C1 dove ho giocato per 3 stagioni totalizzando 68 presenze e realizzando 4 reti e nel 96 ho giocato nel Frosinone. Nel 1997-1998 sono passato al Bari dove ho esordito a ventidue anni in Serie A collezionando 86 presenze e 5 reti in quattro campionati. Nel 2001-2002 sono poi passato al Vicenza in Serie B rimanendovi due stagioni per un totale di 69 presenze e 11 reti per poi andare nel 2003-2004 all’Atalanta, società in cui ho militato fino al termine della stagione 2005-2006 e con cui ho ottenuto 108 presenze con 12 reti realizzate. Nel luglio del 2006 sono giunto al Chievo, dove negli anni successivi ho disputato 137 incontri conditi dalla bellezza di 18 gol. Seguono Padova e Lumezzane squadra militante in Prima Divisione, dove l’8 giugno 2013 sono diventato l’allenatore firmando un contratto biennale. Ho così concluso la mia prima stagione da mister piazzandomi al quattordicesimo posto in campionato. Il 12 giugno 2014 il Real Vicenza, neopromosso in Lega Pro, ufficializza il mio arrivo in panchina. Il 26 gennaio seguente vengo esonerato per poi essere richiamato sulla panchina dei biancorossi il 28 febbraio, terminando la stagione al settimo posto. Il 7 giugno 2015 divento il nuovo allenatore del Pavia ma il 13 dicembre 2015, dopo un periodo negativo con 4 punti in sei partite, vengo rimosso. Dal 24 giugno 2016 sono il nuovo tecnico del Santarcangelo ed anche in questa occasione sono seguito dal vice Davide Mandelli (mio ex compagno di squadra)”.

Dicci qualcosa circa il ruolo che hai ricoperto.

“Fino a quando ero poco più che un bambino ho giocato da trequartista (chiedetelo al ct Vaniglia con cui nell’88 ho vinto il Trofeo Moreschi sottoleva proprio giocando a ridosso di Cristiano Chiarlone e coperto dal mediano Aurelio Marchetti : che gran squadra!), poi sono passato a centrocampo. Ho concluso da mezzala di sinistra ma in precedenza ho giostrato anche da centrale”.

Hai qualche amico calciatore con cui hai condiviso i tanti momenti difficili lontano dalla famiglia?

“Un calciatore sa che deve lasciare gli affetti più cari e gli amici: è il prezzo da pagare per fare il nostro mestiere. Il calcio mi ha sempre aiutato a superare la lontananza, mi ha sempre dato tantissimi stimoli. Soprattutto da giovani la voglia di fare il calciatore supera ogni cosa! Forse per la lontananza, forse perché si è spesso insieme, tra calciatori nascono legami fortissimi. Io ne ho tantissimi. Sono però in particolare legatissimo a Mauro Briano ex giocatore ora viceallenatore degli Allievi Lega Pro della Juventus e a Moreno Longo che ha giocato con me a Chievo e che è l’attuale tecnico della Pro Vercelli dopo aver allenato le giovanili del Toro. Quest’ultimo è stato anche il mio testimone di nozze!”.

Dalla tua esperienza un calciatore può essere anche tifoso? E da dove nasce la tua ammirazione per Roberto Baggio?

“Sono stato da ragazzo tifoso della Juventus, ma poi giocando col Torino… Un calciatore non penso riesca ad essere anche un grande tifoso. Quando si gioca passa la voglia di tifare. Il mio mito però è Roberto Baggio, è il numero uno! Ci ho giocato contro, ma non l’ho mai conosciuto di persona. Ho anche vissuto a Vicenza dove lui è nato, ma niente! Anni fa avevo detto agli amici che se un giorno fossi stato compagno di squadra di Baggio gli avrei sempre pulito le scarpe….ma niente! Roberto Baggio mi piace anche al di fuori del calcio, come persona è molto positiva e naturalmente il campo parla da solo…”.

Tu Michele hai studiato?

“Sono ragioniere. La cultura è importante per tutti, anche per noi calciatori. È sempre meglio parlare con una persona istruita che non… Spero di allenare ancora il più a lungo possibile, poi forse…”.

Il tuo Santarcangelo, compagine impegnata nel Girone B di Lega Pro, sta stupendo tutti, visto che è in vetta alla classifica con 6 punti dopo 2 giornate. Ci spieghi il motivo del successo?

“Onestamente devo fare i complimenti ai miei ragazzi per questo inizio, ma non solo, voglio far loro i complimenti anche per come hanno svolto la preparazione sin dall’inizio. Su questo aspetto ero tranquillo: un avvio così, però, non me lo aspettavo. La squadra comunque ha subito mostrato il giusto atteggiamento e ha dato un’ottima risposta a me e al mio staff sul piano del lavoro: i buoni risultati ci fanno piacere, ora ce li godiamo. Anche gli ultimi arrivati si sono calati bene in quella che è la nostra dimensione, si sono subito ben amalgamati agli altri creando un gruppo davvero molto coeso: questo sicuramente aiuta. Più che correggere qualcosa, voglio che non si creda sia cambiato qualcosa nella nostra mentalità dopo le due vittorie: dobbiamo sempre mettere in campo la dovuta intensità, quella che vedo sempre nel corso degli allenamenti. Ma comunque non penso che i ragazzi mollino, c’è molta continuità nel lavoro. Del resto siamo solo all’inizio, occorre star con i piedi per terra e lavorare. Accettiamo quello che ci è dato, ma non nego che, almeno sulla carte, le rose del girone B sono nettamente le più forti. Prendiamo però quanto c’è di buono in tutto, ovvero l’opportunità di misurarsi con grandi realtà e grandi squadre e giocare in stadi molto importanti e ricchi di storia. Siamo piccoli, ma sappiamo muoverci con criterio rispettando quelli che sono i nostri budget, e raccogliendo sempre quello che per noi è il meglio”.

Pensi che magari un giorno potresti anche tornare a Bergamo come mister? Non ci pensi?

“Allenare l’Atalanta? Beh, quello sarebbe un sogno perché io in quella città ho lasciato un pezzo di cuore. La panchina nerazzurra è ambita un po’ da tutti i tecnici italiani; del resto, stiamo parlando di una piazza importante e di una società seria e prestigiosa: a chi non piacerebbe?”.

Ci potrà essere un futuro nel Savona per il savonese Marcolini?

“Sono molto legato alla mia città d’origine (appena posso torno nella casa che ho a Bergeggi) e seguo il Savona sperando che risalga la china. Mi sarebbe piaciuto molto concludervi la mia avventura calcistica e perché no magari un giorno poterlo allenare. Per ora però il Savona deve pensare ad iniziare una bella stagione (come ha fatto vincendo a Ponsacco) ed io a concretizzare il ‘progetto­ Santarcangelo’. In bocca al lupo a entrambi”.

Pensi che potrà il giovanissimo Diego percorrere le orme gloriose dell’intero clan Marcolini?

“E’ precoce poterlo pronosticare. Per ora sono contento che dia il la alla sua determinazione di voler diventare un calciatore vivendo l’infanzia e l’adolescenza in un ambiente ideale. La struttura Chievoschool è gradatamente diventata una vera e propria ‘agenzia’ per la promozione di un maggiore livello socio-culturale, organizzativo e tecnico nel mondo del calcio. Si avvale della collaborazione di dirigenti e tecnici del ChievoVerona e di professionisti esterni di specifici ambiti non strettamente sportivi, le cui competenze vengono trasmesse tramite un accurato programma di formazione. I corsi sono rivolti a tutte le componenti di società calcistiche: dirigenti, tecnici e genitori. Figure che ruotano attorno al protagonista più importante: il bambino. Lunedì 5 settembre al Bottagisio Sport Center si svolgerà la conferenza stampa di presentazione della stagione 2016/2017 del settore giovanile gialloblù e l’avventura inizierà sotto i migliori auspici”.

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