Calcio

Gli aquilotti della S.S. Lazio e la lezione di olandese

Lo speciale Settore Giovanile del ct Vaniglia

Joop Lensen

“L’olandese Joop Lensen sarà il direttore tecnico dell’Academy di Formello. Il ‘Mago’ sta preparando la rivoluzione olandese e porterà una nuova ed auspicata mentalità offensiva e vincente”. La notizia veniva riportata a fine marzo 2015 (poco più di un anno fa) con dovizia di particolari sul Corriere dello sport, dopo che Lensen aveva raggiunto un’intesa con Lotito e il ds Tare.

“Dovrebbe firmare inizialmente un contratto triennale con la Lazio – citava l’articolo – tornerà poi a Formello verso la fine di agosto per cominciare a lavorare. Saranno i suoi primi mesi di studio in qualità di supervisore del settore giovanile biancoceleste. Conoscerà giocatori e allenatori dalla scuola calcio sino alla Primavera di Simone Inzaghi. Lensen sarà affiancato da Jesse Fioranelli, match analyst della Lazio, e anche da un’altra figura di rilievo top secret. Ha più di venti anni di esperienza come direttore sportivo, ed è stato collaboratore tecnico di Rinus Michels durante gli Europei del 1988, vinti in Germania dagli Orange, trascinati dai gol fantastici di Van Basten. Ha inoltre lavorato anche con Van Gaal, ricoprendo diverse mansioni presso la Royal Dutch Football Association, una scuola calcio con sede centrale in Olanda (più altre tre in in Brasile, Cile e Israele) che offre corsi di formazione per giovani calciatori, club e allenatori di calcio, di cui è divenuto proprietario. Ha creato infine la scuola Ajax di cui ha fondato il programma di formazione giovanile.

E’ un uomo di calcio, un costruttore di talenti. Per la realizzazione dell’Academy gli serviranno quasi due anni. Lensen porterà i suoi metodi, cercando di coniugarli con l’identità e la storia del calcio italiano”. Faccia simpatica sempre sorridente, occhiale scuro, camicia bianca e giacca celeste sgargiante intonata a una cravatta dello stesso colore ma intervallata da linee blu era stata la prima immagine di Joop Lensen da collaboratore della Lazio, da quel condottiero che doveva guidare la Biancoceleste ad una vera e propria “rivolution”.

Lotito in maggio inaugurò l’Academy Bob Lovati un progetto ambizioso per poter far crescere all’interno del centro di sportivo di Formello i campioni del domani: sei campi supplementari da aggiungere ai tre già esistenti, la creazione di una foresteria per i giovani calciatori fuorisede, una biblioteca e un’aula dove si possa abbinare lo studio allo sport. A capo di tutto questo, Lotito e il ds Tare avevano messo proprio quel tipo che con il suo vestito celeste non era certo passato inosservato. Una figura sconosciuta in Italia, tant’è che (in Olanda ci ridono su) la maggior parte dei giornalisti in un primo momento gli storpiò il nome: chi lo chiamò Lansen (mea culpa), chi Jansen, chi Janssen e così via.

Eppure in Olanda quel tizio è molto conosciuto e viene addirittura soprannominato “il Mago”. Nel suo curriculum figurano come detto gli anni da istruttore giovanile presso la Federcalcio Olandese (KNVB) e quelli da responsabile del settore giovanile dell’Az Alkmaar e del Fenerbahce. È sotto questa veste che ha conosciuto il ds della Lazio Igli Tare. Un “amore a prima vista”, tant’è che sebbene l’Academy non fosse ancora realtà, Joop Lensen era già stato considerato parte integrante del progetto biancoceleste. Preziosi i suoi consigli e interventi in sede di mercato. Il colpo De Vrij in estate, così come quello di Braafheid. Ma soprattutto la sua mediazione nei rapporti con l’Az per il difensore centrale Wesley Hoedt, che fu tesserato dalla Lazio collezionando 35 presenze ed una rete.E c’era il suo zampino anche nell’affare Morrison, consigliato a Tare su suggerimento del suo amico e connazionale René Meulesteen, ex dirigente del Manchester United.

Nella prima intervista a Joop Lensen, tenuta all’interno del centro sportivo di Formello, “il Mago” aveva addirittura fatto gli onori di casa, presentando subito l’aquila Olympia: “La vedete? Lei sorveglia il club”, disse senza neanche scherzare troppo rivolgendosi ai cronisti.  Poi entrò subito nel vivo del suo progetto, studiato nei dettagli dopo aver trascorso gli ultimi mesi ad esaminare il sistema di allenamento dei tecnici giovanili italiani e della Lazio in particolare: “Qui le sedute sono molto fisiche, mentre le indicazioni dei tecnici sono più che altro orientate a livello mentale: “Andiamo, andiamo”, “Dai, dai, dai” (ripetè in un italiano ancora da rodare). E ogni allenatore ha il proprio sistema di giocare. Non c’è molta sintonia“.

E le osservazioni non finirono così: “Ogni squadra ha un allenatore, un assistente, un preparatore atletico e uno dei portieri. Ciascuno di loro si concentra solo sul proprio compito. Faccio un esempio: se sono responsabile di migliorare fisicamente i calciatori, allora gli farò saltare degli ostacoli, correre nei cerchi e cose di questo genere. Quando vedo tutto questo penso: ma dove è il pallone?“. Lo fece ben presente al ds Tare, prendendo nota di tutto e gli rispose: “Benissimo, ora però dovrà mettere in pratica il suo metodo“.

Lensen si preparò alla sfida e dalla scorsa estate ebbe carta bianca sul settore giovanile biancoceleste: un impegno che avrebbe dovuto durare fino al 2019. “Cercherò di darvi una  filosofia e delle  linee guida comuni da seguire – spiegò –  abbandonando per un attimo il suo sorriso e diventando serio: “Dovremo andare tutti nella stessa direzione, verso una mentalità offensiva. Se non sei in possesso del pallone devi recuperarlo più velocemente possibile. Solo quando ci riuscirai potrai essere padrone del gioco. Sì, mi rendo conto che queste parole sembrino il classico romanzo olandese. Ma gli italiani con il loro approccio cosa hanno raggiunto negli ultimi anni? Prendiamo come esempio la Juventus, la squadra più importante. È un club con 90 giovani sotto contratto, che gli costano ogni anno fior di milioni. Nonostante questo nessuno è mai uscito dal loro settore giovanile”. Pareva avere le idee ben chiare, Joop Lensen. Aveva studiato la Lazio e Formello era ormai casa sua. E’ di questi giorni invece una clamorosa decisione che è stata recentemente ufficializzata dai media con il seguente titolo :” Lotito rivoluziona il vivaio e richiama Bollini (ex vice di Reja e vincitore da allenatore della Lazio Primavera di 2 scudetti, nel 2001 e nel 2013), Foggia e Rocchi. Dopo i risultati fallimentari per le 3 squadre nazionali, ha mandato via su due piedi il guru olandese Lensen dopo solo un anno di ingaggio facendo così saltare l’affare Accademy.
Una magra consolazione, al settore giovanile della Lazio, l’ha data la Juventus eliminando il Torino in semifinale  negando così ai granata il sorpasso nel ranking Primavera. Anche la prossima stagione, pertanto la Lazio la inizierà in testa alla classifica che tiene conto del rendimento delle ultime cinque stagioni, ma dal prossimo anno – quando verrà “scartato” il campionato 2011-2012, Lazio finalista – il rischio di precipitare sarà enorme. La confusione nella ricerca dell’allenatore della prima squadra (Con Inzaghi a sostituire Bielsa) è direttamente proporzionale a quello che sta accadendo in un settore giovanile che esce – almeno in termini di risultati – da una stagione disgraziata. La Primavera, dopo otto anni, non si è qualificata per la Final Eight e, dopo la promozione di Inzaghi, si è trovata nella paradossale situazione di avere due allenatori (Lensen e Santoni) ma un terzo a referto (il match analyst Cerasaro); l’Under 17 (ex Allievi) ha chiuso al sestultimo posto, l’Under 15 è stata travolta 4-0 dal Palermo nel ritorno degli ottavi e niente finali. Quella che doveva essere la stagione della svolta, rischia di essere l’anticamera di una nuova rivoluzione, e il primo  a farne le spese è stato  proprio l’uomo a cui Lotito aveva deciso di affidare il nuovo corso.

L’avventura di Joop Lensen a Formello è giunta presto al capolinea: la società (Lotito in primis) gli ha contestato non solo i risultati deludenti, ma anche la responsabilità di aver smembrato il gruppo dei classe 2000 che il prossimo anno dovranno giocare il campionato Under 17. Al momento, restano solo nove tesserati, a cui andranno aggiunti i 2001 e altri giocatori che alla Lazio non arriveranno gratis con il rischio di essere svincolati un anno dopo alle porte della Primavera se non rendessero come sperato. E, in questo senso, rientrano i recenti contatti con Alberto Bollini, l’allenatore a cui si legano gli anni d’oro della Primavera della Lazio, poi proseguiti magistralmente con Inzaghi. Chiusa formalmente l’esperienza con l’Atalanta di Reja di cui è stato molto più di un vice, per Bollini potrebbe iniziare una terza vita nel settore giovanile della Lazio, da allenatore della Primavera ma anche da responsabile del vivaio. Non solo, nei giorni scorsi il d.s. Tare – con il placet di Lotito – ha incontrato anche gli ex laziali Tommaso Rocchi e Pasquale Foggia: entrambi dovrebbero (con compiti diversi) entrare a far parte del settore giovanile. Del nome di Lensen, neanche l’ombra.

Intervenendo ai microfoni della radio ufficiale del club capitolino Lazio Style Radio l’interessato ha tracciato un bilancio ben più lusinghiero di quello di Lotito sui campionati giocati dalle giovanili biancocelesti : “E’ stato un anno di cambiamento e adesso va molto meglio perché c’è una nuova organizzazione, ma soprattutto perché è cambiata la mentalità sia dentro il campo che fuori. Ne sono felice e posso ritenermi soddisfatto del lavoro svolto fino ad oggi. Crescita o risultati? La Lazio è una società professionistica quindi sono importanti i risultati, ma lo è molto di più la crescita e lo sviluppo del giocatore. Le squadre formate dai ragazzi classe 2005 fino ad arrivare ai 2002 sono impressionanti, ma in questa stagione tutti i gruppi sono cresciuti. Una delle caratteristiche fondamentali del mioprogetto firmato è stata quella di far giocare ragazzi sotto età e lo hanno testimoniato in pieno il gruppo dell’Under 17 giocando per metà rosa con ragazzi classe 2000 (spesso aggregato anche Armini 2001), nell’Under 15 stavano in pianta stabile giocatori classe 2002, mentre nel finale di stagione hanno trovato spazio in Primavera ragazzi classe ’99 (Spiezio, Miceli e Rezzi hanno esordito).

Proprio il numero uno del settore giovanile biancoceleste ne ha parlato diffusamente a riguardo: “E’ un nostro motivo di vanto, sicuramente è importante lo sviluppo di tutte le squadre, ma per me è fondamentale formare in ogni gruppo almeno un giocatore per poterlo far arrivare in prima squadra. Nella prossima stagione se verrò confermato punteremo a mettere in Primavera almeno due, tre elementi classe 2000, così come qualche 2001 si ritroverà nel campionato Under 17. Lo sviluppo individuale di ogni giocatore è importante anche solo se ci fosse la possibilità di poter far arrivare uno o due giocatori nella nostra prima squadra. Ho un contratto di cinque anni e per adesso posso ritenermi soddisfatto nell’aver cambiato la mentalità e per aver migliorato l’organizzazione, intanto lavoriamo per far crescere i ragazzi e portarli nella massima serie”.

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