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Gaia De Laurentiis e Ugo Dighero chiudono il Festival di Borgio Verezzi

Da mercoledì a venerdì in piazza Sant’Agostino va in scena “L’inquilina del piano di sopra”

Borgio V. Gaia De Laurentiis e Ugo Dighero chiuderanno mercoledì 17, giovedì 18 e venerdì 19 agosto la cinquantesima edizione del Festival teatrale di Borgio Verezzi – che ha avuto un andamento eccezionale per la qualità degli spettacoli presentati e per l’affluenza e il consenso del pubblico – portando in scena in piazza Sant’Agostino l’ultima prima nazionale della stagione: “L’inquilina del piano di sopra”, un classico della comicità di Pierre Chesnot diretto da Stefano Artissunch (ore 21,30).

“Gaia De Laurentiis aveva lasciato un bel ricordo a Verezzi con ‘A piedi nudi nel parco’; Ugo Dighero mancava dall’ormai lontano 2001, quando, con la rutilante compagnia dell’Archivolto, aveva interpretato ‘La vera storia di Onehand Jack’ – spiega il direttore artistico del Festival, Stefano Delfino –. L’occasione per riportarli qui, con il meccanismo drammaturgico a orologeria creato da Pierre Chesnot, l’ha offerta Danila Celani di Synergie Teatrali, che per questa ‘Inquilina’ ha immaginato un collegamento alle suggestioni della cinematografia di Jeunet e di Marc Caro, da ‘Delicatessen’ a ‘Il favoloso mondo di Amelie'”.

L’inquilina del piano di sopra è una commedia dai buoni sentimenti, che ride dei rapporti di coppia e anche di eventi in sé drammatici, come il tentativo di suicidio più volte minacciato dalla protagonista. Una favola sul dramma della solitudine, che si apre a un lieto fine sospirato. Una commedia che mette buon umore e fa amare la vita, proprio perché ridicolizza il dramma che ognuno porta in sé:. “Ormai sei nato… non c’è più niente da fare!”.

In gioco due personaggi in piena crisi esistenziale e un terzo (l’amica di lei), che al giro di boa degli anta – quaranta lei e cinquanta e più lui – fanno i conti con il loro passato e si interrogano sulle aspettative per il futuro. Una prospettiva fatta di solitudine e incomunicabilità, che accomuna i protagonisti – loro malgrado – in un torrido agosto, in cui sembrano gli unici superstiti di una Parigi deserta.

Dopo il tragicomico tentativo di suicidio che si trasforma in una grottesca richiesta d’aiuto, “l’inquilina del piano di sopra” Sophie accetta, come ultimo tentativo, la sfida lanciata dall’amica Suzanne: rendere felice un uomo, il primo che le capiti a tiro. Un modo per dare senso alla propria vita dopo ventennali tentativi di rapporti andati a male.

L’incontro è inevitabile: Bertrand, unico scapolo scontroso del palazzo, personalità eccentrica, professore universitario che si diletta nella costruzione di marionette, pupazzi e meccanismi automatizzati, diventa il protagonista involontario della vicenda.

Inizia così il gioco dell’innamoramento, in un alternarsi di stati d’animo che trascinano i due dal pianto al riso, mentre si scoprono simili più di quanto possa apparire: insieme trovano la capacità di sdrammatizzare le piccole tragedie quotidiane, per affrontare con leggerezza e lucidità la paura della solitudine.

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