Ponente. L’affidamento delle concessioni attraverso gare pubbliche apre la strada alle multinazionali, condanna chi ha investito nella propria impresa e che da un momento all’altro rischia di vedersi portar via un’attività costruita in anni e anni di lavoro. Questa mattina in Comune a Diano Marina si sono incontrati i sindaci della Riviera savonese e quelli dell’imperiese alla presenza dell’europarlamentare Alberto Cirio, dell’assessore regionale Marco Scajola e del consigliere regionale Angelo Vaccarezza.
Il Governo si è svegliato tardi e la Corte Europea ha emesso una sentenza. “Ma nulla è perduto – ha detto l’assessore Scajola – La Regione si sta adoperando per cercare di tamponare la falla e arrivare ad una soluzione che possa tutelare le imprese. Il periodo transitorio deciso sopra le nostre teste deve essere tradotto in trent’anni di proroga. Le nostre imprese che hanno investito sul Demanio devono essere tutelate. Sono state cambiate le regole in corso d’opera e gli imprenditori balneari sono disorientati. Abbiamo chiesto allora uno stand by di 30 anni, una proroga che possa consentire di completare il mutuo che magari ha acceso per le proprie strutture”.
I balneari sono sul piede di guerra. Lo stesso presidente regionale del Sib Ernesto Schivo segue con preoccupazione la situazione. “Il governo deve tutelarci e farsi carico del problema in maniera pressante. Se non si trovano soluzioni Bolkestein crea un problema sociale e rischia di provocare 30mila esodati. Chiediamo una proroga di almeno trent’anni”.
Tutti sperano che alle parole dell’onorevole Sandro Gozi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega agli Affari Europei, arrivato a Sanremo ci sia un seguito: “Siamo all’inizio del negoziato e credo ci siano gli spazi per trovare le risposte ai problemi sul tappeto: la tutela degli investimenti, il valore commerciale mentre restano perplessità sul mancato guadagno. Dobbiamo lavorare insieme ognuno per la propria parte”.
“E’ giusto che difendiate le vostre ragioni: in modo corretto la protesta può rappresentare anche un aiuto al lavoro del governo. Guardare indietro non serve. La questione andava risolta già nel 2006 con una proroga molto più lunga di quella che poi è scaduta e ha riproposto il problema. Abbiamo fiducia di trovare accordi che soddisfino, in parte, le richieste delle categorie”.