Alassio. Non ci fu nessun abuso nella realizzazione della scogliera artificiale della spiaggia “Zero Beach” nella zona di Punta Murena ad Alassio. Si è chiuso infatti con una doppia assoluzione il processo che vedeva a giudizio Chiara Ravera, allora titolare dello stabilimento balneare, e Manuel Carlo Silvio Bonzano, legale rappresentante della società Aida Srl che per tre mesi era stata titolare della concessione demaniale dei bagni Punta Murena.
Ad entrambi venivano contestati i reati di invasione di terreni, deturpamento di cose altrui e occupazione abusiva di spazio demaniale e inosservanza di limiti alla proprietà privata, accuse per le quali il giudice Filippo Pisaturo li ha assolti “perché il fatto non sussiste” e “perché il fatto non costituisce reato” (il pm aveva chiesto una condanna a 8 mesi di reclusione).
Per tutte le altre contestazioni che, oltre alla realizzazione della nota scogliera artificiale, ruotavano intorno all’allestimento – ritenuto irregolare dagli inquirenti -dello stabilimento balneare (nel mirino della Procura erano finite la realizzazione di cabine, bagni, docce, spogliatoi, zona relax, trespoli e vasca idromassaggio solo per citarne alcuni), è stata invece pronunciata una sentenza di non luogo a procedere per prescrizione del reato.
Per quanto riguarda la realizzazione della “famosa” scogliera, quella che nell’aprile del 2010 era finita sotto sequestro insieme allo stabilimento balneare, il difensore di Ravera, l’avvocato Daniela Martino, ha sottolineato come non fosse stata realizzata ex novo, ma si sia trattato di “un’opera di manutenzione per rispettare l’ordine di ripristinare arenili che era imposto ai titolari delle concessioni demaniali”.
“Si trattava di opere di ripristino realizzate previa comunicazione alle autorità competenti. In pratica la scogliera era un’opera di difesa per le mareggiate, pre esistente sulla quale è stata fatta una manutenzione ordinaria. Dopo la demolizione dell’opera infatti è stata nuovamente autorizzata la realizzazione di una nuova scogliera in quella zona dopo una conferenza dei servizi” ha aggiunto il legale di Chiara Ravera- Tesi che, evidentemente, devono aver convinto anche il giudice che la volontà non fosse quella di realizzare un’opera abusiva.