Operazione antidroga

Spaccio di eroina nel savonese, sgominata organizzazione albanese: 4 arresti

Otto persone ancora ricercate, 12 indagati: ricostruita la filiera dell'attività illecita messa in atto dal sodalizio criminale

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Foto d'archivio

Savona. Operazione antidroga da parte della Polizia di Stato che ha portato all’arresto di quattro persone nell’ambito di una indagine con 12 ordinanze di custodia cautelare in carcere firmate dal gip del Tribunale di Savona Fiorenza Giorgi.

Otto persone sono ancora ricercate, tre i fermi a Savona, mentre una quarta persona è stata tratta in arresto a Pavia. Tutti sono di nazionalità albanese, da qui il nome all’operazione, “Kusheri”, che significa “cugini”.

Il reato contestato è di concorso per spaccio di sostanze stupefacenti, in particolare eroina ma anche cocaina e marijuana, con altre otto indagati nell’ambito dell’indagine coordinata dalla Squadra Mobile della Questura di Savona.

Secondo la ricostruzione della polizia, la sostanza stupefacente veniva importata dall’Albania, poi l’acquisto a Milano su ordinazioni precise (dai 0,5 kg ai 2 kg), con la droga che veniva ancora “lavorata” nel savonese e smerciata ai piccoli spacciatori locali, da qui ai consumatori di droga.

L’indagine è iniziata nel marzo del 2013, con alcuni arresti già eseguiti nel corso del 2014 e sequestri di sostanza stupefacente effettuati dagli agenti di polizia: tutto parte dalla segnalazione di un cittadino che nella zona di Ciantagalletto aveva notato uno strano andirivieni di persone nel bosco vicino, che avevano fatto scattare un lungo periodo di appostamenti da parte degli agenti, con l’individuazione delle auto e dei proprietari e la ricostruzione dei protagonisti dell’attività illecita.

Così, quindi, è stato individuata la catena dello spaccio, che aveva tra l’altro riportato sulla piazza savonese l’eroina, da tempo quasi scomparsa: tre gli albanesi ai vertici del gruppo, tra i 27 e i 30 anni, con una filiera ben organizzata, anche per il trasporto della droga (persone incensurate e auto diverse per gli spostamenti) e “comunicazioni” specifiche con gli spacciatori locali che si ritrovavano lo stupefacente (fino a 50 grammi) sotto ad un sasso nella boscaglia.

Secondo gli accertamenti investigati svolti dalla Polizia di Stato l’organizzazione riforniva non solo il territorio albanese ma anche i comuni della Val Bormida.

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