Balnearexit

Protesta dei balneari, sulle spiagge savonesi sventolerà la bandiera inglese

Il gesto eclatante scelto per "manifestare in maniera palese il proprio disagio" dopo la decisione della Corte di Giustizia Europea

bandiera inglese

Provincia. Una bandiera inglese sopra le spiagge savonesi? E’ quello che accadrà dal 1 al 15 agosto: ecco il modo scelto dai gestori degli stabilimenti balneari per protestare contro la Corte di Giustizia Europea.

La riforma delle concessioni continua a non soddisfare la categoria, creando anzi apprensione in famiglie che da sempre vivono sulla gestione delle spiagge. E così si è scelta la strada di una protesta “silenziosa” ma altamente simbolica: sui litorali savonesi, tra una bandiera blu e una italiana, sventoleranno per quindici giorni i vessilli inglesi.

L’Union Jack è un modo infatti per rifarsi alla decisione della Gran Bretagna di abbandonare l’Unione Europea, il celebre “Brexit”. E per spiegarlo alla clientela verrà affisso in tutti i bagni un volantino con le ragioni della protesta.

“Alla luce delle ultime novità da parte della Corte di Giustizia Europea e dell’emendamento approvato – recita l’informativa – gli stabilimenti balneari della Liguria intendono manifestare in maniera palese il proprio disagio, issando la bandiera inglese, per un periodo di tempo che va dall’1 al 15 agosto; basta imposizioni dell’UE; basta immobilismo del Governo italiano; basta all’assenza della politica; sì alla Brexit”.

“Chiediamo – prosegue il volantino – una riforma che definisca il nostro futuro e che contenga alcuni punti fermi, quali: il legittimo affidamento; il riconoscimento della proprietà delle imprese (anche se sorgono su suolo pubblico); il doppio binario (evidenze pubbliche immediate per le nuove concessioni e 30 anni di periodo transitorio per le attuali imprese); lo spostamento della linea demaniale (laddove è possibile); il riconoscimento del valore di mercato; la revisione dei canoni demaniali (troppo squilibrati soprattutto per i pertinenziali)”.

“Oggi viviamo una situazione di precarietà – concludono dal Sindacato Italiano Balneari – senza intravedere una minima via d’uscita. Siamo in attesa che il Governo ci dia quelle certezze che 30.000 imprese balneari, le loro famiglie e i 100.000 occupati diretti attendono da oltre 7 anni”.

Dal canto suo, la Cna Balneatori ritiene fondamentale sostenere, “ nel contenuto del riordino normativo in materia di concessioni demaniali, il legittimo affidamento per gli attuali titolari di stabilimenti balneari. Ciò a maggior ragione, per le osservazioni della Commissione sui 0tempi di applicazione del nuovo sistema normativo, misure sull’indennizzo, distinzione tra stima degli ammortamenti e avviamento delle imprese, definizione dell’esperienza degli operatori e questione della Spagna e del Portogallo0 che ci inducono ad insistere maggiormente sulla richiesta del legittimo fondamento”.

“Tale principio è richiamato nella citata sentenza della corte dove al paragrafo 71 si esprime testualmente:

nei limiti in cui il governo italiano fa valere che le proroghe attuate dalla normativa nazionale mirano a consentire ai concessionari di ammortizzare i loro investimenti, occorre precisare che una siffatta disparità di trattamento può essere giustificata da motivi imperativi di interesse generale, in particolare dalla necessità di rispettare il principio della certezza del diritto.

“A questo principio si abbina il tema sul numero limitato legato alla verifica della scarsità della risorsa spiaggia sui circa 8 mila chilometri di coste italiane, altresì, richiamato al paragrafo (43 della sentenza della Corte. Nel corso dell’ufficio di presidenza di che si terrà a Roma martedì 2 agosto presso la sede nazionale di Cna sarà discusso il documento giuridico predisposto dagli Avvocati Righi e Nesi e approvata la linea sindacale di Cna Balneatori ripartendo dalle motivazioni della sentenza della Corte UE e dalle osservazioni della commissione DG crescita”.

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