Nell'entroterra alassino

In mezzo alla coltivazione biologica ha 26 piante di canapa, una 50enne in manette: “Non la fumo, serve per le tisane”

La signora è stata processata per direttissima, ma ha negato qualsiasi coinvolgimento con un'attività di spaccio

Savona Tribunale

Alassio. Ventisei pianta di canapa di altezza compresa tra i 150 e i 200 centimetri. Sono quelle che i carabinieri della città del Muretto, nel corso di una perquisizione, hanno trovato nei terreni dove una cinquantenne, C.B., residente nell’entroterra alassino, tra le frazioni di Moglio e Caso, coltivava prodotti biologici.

Insieme ad ortaggi e frutta c’erano quindi le piante dalle quali, notoriamente, si ricavano hashish e marijuana. Secondo la versione di C.B., che inevitabilmente è finita in manette, nel suo caso, la canapa non veniva assolutamente venduta o fumata. “So che è illegale coltivarla, ma io faccio agricoltura bio e quindi la usavo per fare delle tisane” ha spiegato al giudice che questa mattina l’ha processata per direttissima.

La signora, assistita dall’avvocato Rocco Varaglioti, ha negato qualsiasi coinvolgimento con un’attività di spaccio: “Erano piante che tenevo per me, lontane dai prodotti che vendo”. Ammissioni così candide che hanno reso il clima del processo meno teso di quel che ci si poteva aspettare, ma che, ovviamente, non hanno reso meno grave la contestazione mossa nei confronti della donna (anche perché secondo i carabinieri intorno alla casa della cinquantenne nell’ultimo periodo si era registrato un insolito via vai di persone).

Alla fine C.B., al quale il giudice ha concesso le attenuanti generiche e quelle per il fatto di lieve entità, ha patteggiato sei mesi di reclusione e 1000 euro di multa con la sospensione condizionale della pena. Al termine del processo è tornata quindi in libertà senza nessuna misura cautelare: potrà tornare ad occuparsi della sua coltivazione biologica che, da oggi, se non vorrà passare altri guai avrà una varietà di piante in meno.

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