Savona. “Il neonato comitato chiede agli enti competenti, al Comune e al Prefetto di dare risposte concrete in merito ai siti scelti per l’hub. Se entro una settimana non avremo risposte procederemo ad un sit-in di protesta verso la Prefettura“. Lo annuncia al megafono Ned Taubl, portavoce del Gruppo Antipolitico Savonese, al termine della riunione promossa dai residenti della Conca Verde presso i giardini della Rocca: o entro 7 giorni verranno fugati i dubbi di chi teme di ritrovarsi “sotto casa” un hub di smistamento profughi, oppure i cittadini torneranno a farsi sentire, questa volta in piazza Saffi.
E’ questo il dato principale che emerge dalla riunione, nata su richiesta dei residenti della Conca Verde allarmati dall’ipotesi che l’hub possa essere dislocato presso l’ex Ostello della Gioventù. I primi sopralluoghi avevano dato origine a una riunione spontanea, lo scorso sabato; quindi l’inizio degli lavori di disboscamento, il giorno dopo, avevano contribuito a preoccupare ulteriormente gli abitanti. Quei lavori, secondo molti residenti, sarebbero la dimostrazione del fatto che la decisione è già presa: e a nulla sono valse le smentite, sia della Prefettura che del Comune, che parlano di valutazioni ancora in corso.
E così, dopo la “levata di scudi” dei residenti di Legino, ci hanno provato anche quelli della Conca Verde. L’appuntamento era fissato per questa sera alle 21, ma l’incontro è iniziato un po’ in sordina, popolandosi solo con il passare del tempo. Assente la giunta comunale: mentre l’altra volta a parlare ai cittadini era presente l’assessore alla Sicurezza Paolo Ripamonti, questa volta il sindaco Ilaria Caprioglio e buona parte della sua giunta erano in piazza Sisto IV, ospiti in diretta della trasmissione “Dalla Vostra Parte” su Rete4.

Unica “voce” proveniente da Palazzo Sisto quella del leghista Giancarlo Bertolazzi, che ha invitato i cittadini a “non farsi prendere in giro” e ha offerto loro aiuto economico per la creazione di un comitato.

Buon seguito ha avuto anche Don Filippo Bardini, sacerdote ingauno che attraverso il megafono ha rilanciato le accuse già fatte, lo scorso maggio, in un’intervista rilasciata a IVG.it che fece scalpore a livello nazionale (leggi l’articolo); don Bardini davanti ai presenti ha sostenuto e spiegato quali sono, a suo avviso, la ragioni per le quali Stato, Chiesa e cooperative avrebbero interesse a portare avanti il “business” dei profughi.
Per il resto, l’incontro è servito a ribadire le paure e le perplessità già sentite in precedenza. Le scarse informazioni sui tempi di realizzazione e sulle misure di sicurezza legate alla realizzazione dell’hub contribuiscono a generare preoccupazione e confusione, mentre le poche informazioni note (come il fatto che i profughi che dovrebbero restare al massimo 24-48 ore) vengono puntualmente messe in dubbio, additando la classica tendenza italiana a non rispettare paletti di questo tipo.
C’è chi è preoccupata perché vive sola coi figli, chi pretende prima aiuto per sé, e chi si interroga sul perché i profughi “sono tutti uomini e giovani, dei giganti” mentre famiglie con donne e bambini non se ne vedono. La serata termina tra gli applausi, ma anche con un’ombra: i partecipanti, rispetto alla riunione di Legino, erano poco più di un terzo. Il che significa da un lato che qualcuno ha effettivamente risposto all’appello dei residenti della Conca Verde, ma vuol dire anche che buona parte di Legino, in sostanza, ha deciso di “abbandonare” i concittadini delle alture al loro destino.
Ammesso che sia davvero quello di avere i profughi come “vicini di casa”: dalla Prefettura, al momento, non arrivano conferme né smentite. E mentre tutto tace gli abitanti fanno partire il conto alla rovescia: sette giorni, o sarà nuova protesta.
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