Nella storia

Il battistero di Albenga venga inserito tra i tesori dell’Unesco, la battaglia di storici e studiosi

Come quello degli Ariani di Ravenna sarebbe il giusto riconoscimento per la cittadina del ponente ligure

battistero di albenga

Albenga .Il battistero di Albenga può essere considerato come il più insigne monumento paleocristiano della Liguria e nello stesso tempo l’unico rimasto intatto dell’Albenga tardo-romana e bizantina tanto che studiosi e appassionati di arte locale lanciano l’idea di proporre questo luogo di grande valore artistico tra i siti dell’Unesco, patrimonio dell’umanitá.

“Effettivamente il battistero degli Ariani di Ravenna – costruito nello stesso periodo e accomunato al monumento paleocristiano di Albenga per bellezza ed importanza –  dice Alessandra Segre Zunino, presidente degli albergatori albenganesi e da sempre appassionata di storia locale – é stato riconosciuto patrimonio Unesco giá 20 anni fa. Il motto dell’ Unesco é: ” building peace in the minds of men and women”. Promuovendo i siti che rappresentano il “patrimonio dell’umanitá” si contribuisce al mantenimento della pace, al rispetto dei diritti umani, all’uguaglianza dei popoli attraverso i canali dell’educazione, della scienza, della cultura, della comunicazione”.

La costruzione religiosa, nel cuore di Albenga, fu eretta nel V sec. d.C., proprio nel periodo di rinnovamento e ricostruzione della città di Albenga da parte di Costanzo, valoroso generale bizantino e cognato del primo imperatore dell’Impero romano d’Occidente Onorio, avendone sposato la cattolicissima sorella Galla Placidia. Egli pure divenne imperatore, sebbene per un breve periodo, con il nome di Costanzo III.

La costruzione si presenta esternamente con una pianta decagonale , mentre l’interno del battistero è ottagonale. Su ogni lato del perimetro ottagonale interno si innalzano arcate sostenute da colonne in granito di Corsica, con capitelli corinzi e pulvini parallelepipedi, che definiscono le relative otto nicchie, alternativamente quadrangolari e semicircolari, una delle quali è coperta da un pregevolissimo mosaico realizzato alla fine del V secolo, unico conservato nell’Italia settentrionale, escludendo Ravenna.

Seguendo la simbologia, il perimetro ottagonale riporta al numero 8, numero sacro della Risurrezione : Gesù resuscitò il giorno ottavo, e nel battistero questo numero si trova raffigurato simbologicamente più di 100 volte. Gli otto arconi che si poggiano sopra formano l’imposta del tamburo: fino al XIX secolo era coperto da una cupola in muratura con la consueta struttura romana alleggerita da anfore vuote. Ritenuto erroneamente un’opera anomala del XVI secolo, fu demolita nel 1900 e sostituita da una copertura lignea. Le anfore ritrovate si possono vedere ben allineate nelle nicchie interne a fianco dell’ingresso.

Sul pavimento si trova la vasca ottagonale usata per il primitivo battesimo ad immersione, il cui perimetro rispecchia la sagoma e la simmetria del battistero stesso. Un’altra vasca sembra scorgersi sotto la nicchia con il mosaico e si ritiene servisse al rito del “lotio pedum” la lavanda dei piedi prescritta per i catecumeni prima dell’immersione.

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