Savona. Si è svolto presso la Sala della Regina alla Camera dei Deputati si è svolto l’incontro di presentazione del nuovo gruppo interparlamentare “Amici dei piccoli Comuni”. L’incontro è stato promosso dall’Anpci, Associazione Nazionale Piccoli Comuni, per sollecitare il Governo a rivedere il decreto Lodolini che prevede le fusioni obbligatorie, e la conseguente scomparsa, dei comuni sotto i 5000 abitanti.
“Al neonato gruppo parlamentare hanno aderito deputati e senatori di tutti i principali partiti, dal PD, a Forza Italia per passare dal Movimento di Grillo, fatto che rappresenta come la difesa e l’importanza dei piccoli comuni sia sentita da tutti i parlamentari al di là del colore politico” spiega Matteo Camiciottoli, numero uno di Anpci in Liguria, e la sua delegazione presente all’evento.
“L’idea di far nascere questo gruppo parlamentare nasce dal fatto che spesso l’attività legislativa ci porta a legiferare sulle piccole realtà e il modo migliore per farlo è quello di sentire il parere dei diretti interessati, ossia i Sindaci, di dare loro voce nelle sedi opportune” ha spiegato il fautore del neonato gruppo interparlamentare, On. Fabrizio Di Stefano.
Di spessore politico e sociale gli interventi dei Sindaci Gianni Bellisario e Marco Perosino, entrambi dell’ufficio di presidenza dell’Anpci, che hanno sottolineato come le condizioni attuali di blocco delle assunzioni e la legge di stabilità impediscano di attendere ai propri compiti di Primi Cittadini, ossia garantire servizi e presidio del territorio per la popolazione.
Tutto questo rischia di portare i comuni dell’entroterra a vivere nell’incubo spopolamento e a trasformali in colonie per volpi e cinghiali.
I piccoli comuni rappresentano una risorsa anche dal punto di vista turistico come avviene a Melpignano, sede del festival della Taranta, come riporta lo stesso sindaco Stomeo nel suo intervento.
L’allontanamento dello Stato da i piccoli centri comporta la perdita di servizi essenziali come quello postale, scolastico e addirittura la farmacia del paese come messo in luce da Federanziani e dal Sindacato Unitario Farmacisti Rurali rappresentate da Roberto Messina e Alfredo Orlandi, storici alleati di Anpci.
Completa l’adesione dei gruppi parlamentari della Camera e del Senato della Lega Nord annunciato dal Senatore Paolo Arrigoni, che ha sottolineato la vocazione territoriale e vicinanza storica del suo partito ai Sindaci dei piccoli comuni. Questi ultimi si trovano a gestire maggiori kmq di strade principali e secondarie che sono di fondamentale importanza per la movimentazione delle persone e delle merci, risulta quindi insensato un taglio di natura economica a queste istituzioni che anzi andrebbero aiutate, soprattutto dopo l’eliminazione delle provincie.
Altra nota del capo gruppo al Senato del movimento di Salvini riguarda il terreno coltivato: il 54% del terreno coltivato, gestito da aziende agricole che producono un reddito importante ricade nei piccoli centri. “Ciò dimostra” spiega il Sen. Arrigoni “che anche i piccoli comuni hanno nei loro confini delle realtà economiche di rilievo”. Fermo il suo no al referendum costituzionale di ottobre che diventa lo spartiacque per la politica italiana.
Forte e deciso come sempre è stato l’intervento del Presidente dell’Anpci, Franca Biglio, in cui ha ribadito il nostro netto no alle fusioni obbligatorie perché si configurano come uno strumento per attentare ulteriormente alla democrazia, impedendo ai cittadini di eleggere il proprio Sindaco, rappresenterà una violazione della costituzione nella fattispecie all’articolo 5 (la Repubblica riconosce e promuove le autonomi e locali) e 118 (le funzioni amministrative sono attribuite ai comuni), ma soprattutto eliminerà numerosi servizi essenziali ai cittadini, servizi che vengono garantiti ad oggi con immani sforzi proprio da quei piccoli comuni che il Governo vuole eliminare, senza contare il rischio spopolamento e del presidio idrogeologico.
Franca Biglio nel suo energico intervento ha sottolineato il pericolo che ne deriva per gli 8000 piccoli comuni qualora le fusioni obbligatorie andassero in porto e se il Governo incassasse l’appoggio popolare al referundum costituzionale di ottobre.
Di diverso avviso l’intervento del ministro Costa che nonostante sottolinei l’importanza delle autonomie locali come centro di aggregazione, poli artigianali e turistici, sostiene la necessità dell’unione dei servizi per i comuni sotto 5000 abitanti, unioni che per sua stessa ammissione si potranno trasformare molto facilmente in fusioni.
L’incontro che si è svolto martedì 19 luglio ha dato maggiore forza alla Associazione Nazionale Piccoli Comuni d’Italia (Anpci) che ora può contare su un folto numero di parlamentari che comprende e condivide appieno i timori e le aspettative dei Sindaci, ma soprattutto ha messo in chiaro la posizione del governo circa le fusioni obbligatorie.