Albenga. Un incontro tra religioni per confrontarsi, dialogare e compattarsi per raggiungere un traguardo comune che interessa tutti: la pace. E’ quello che si terrà ad Albenga nel prossimo mese di settembre e al quale parteciperanno i rappresentanti delle religioni cattolica, ebraica, musulmana e ortodossa.
Questa mattina il vescovo della diocesi di Albenga-Imperia Guglielmo Borghetti ha incontrato i membri della comunità islamica, l’Imam Alaa Ramzi, il presidente dell’associazione musulmani e dell’associazione donne musulmane per cominciare a lavorare all’incontro, che si colloca nel solco del sempre più ampio confronto e incontro tra le diverse religioni. Tale incontro assume un valore ancora maggiore in questo particolare momento storico, in cui dialogare e restare uniti rappresenta forse una delle armi più importanti per contrastare il terrorismo e l’estremismo islamico e soprattutto per affermare e raggiungere un traguardo comune: la pace.
Tra qualche mese, quindi, Albenga diventerà un vero e proprio crocevia della pace e accoglierà figure di spicco delle principali confessioni religiose. Dal canto loro, i primi ad impegnarsi per contrastare i fanatismi sono gli esponenti della comunità islamica, che negli ultimi anni hanno instaurato un rapporto sempre più stretto con la Chiesa cattolica e le istituzioni e le forze dell’ordine.
Questo legame è testimoniato dalla decisione di installare, all’interno della moschea di Albenga, un sistema di videosorveglianza di ultima generazione al fine di migliorare la sicurezza sia dei suoi frequentatori che più in generale dell’intera città. Gli esponenti della comunità islamica, insomma, sono il primo “argine” contro i fanatici e sono in grado di segnalare gli eventuali soggetti sospetti alle forze dell’ordine e alle istituzioni.
Ma tutti devono fare la loro parte, dai semplici cittadini ai rappresentanti del mondo politico: chiunque deve assumersi la propria responsabilità e cercare di “mitigare” e non acuire lo scontro tra i “non musulmani” e i musulmani moderati, che sono esposti a rischi simili a quelli di cristiani ed ebrei per il loro desiderio di dialogare con le altre religioni.