Savona. “C’erano elementi gravi che hanno richiesto l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, con il giudice che ha accettato la richiesta della procura minorile, nonostante si tratti di tre minorenni e incensurati: per il pericolo di reiterazione del reato e inquinamento delle prove il carcere è stata ritenuta una misura dolorosa ma necessaria”. Lo ha detto questa mattina il procuratore minorile Cristina Maggia, a Savona per il caso dei tre minorenni arrestati per violenza sessuale di gruppo.
Il procuratore ha lanciato un monito all’informazione e alla stampa, ricordando la Carta di Treviso e le tutele necessarie per i minori autori o vittime di reato: “In questo direi sono usciti troppi dati e notizie lesive, che andavano evitate” dice.
E nel merito della vicenda: “Ricordo che il processo penale minorile non ha obiettivi repressivi, ma di recupero e reintegro dei soggetti coinvolti, autori di reato: lo scopo è responsabilizzazione dei ragazzi e crescita personale”.
Poi la riflessione sul caso: “E’ come se i ragazzi (in senso ampio) avessero un po’ perso il senso del limite di ciò che è consentito in nome di un atteggiamento sempre più ludico che perde di vista i diritti degli altri, con cui bisogna fare i conti. In queste vicende, non solo questa di Savona, sembra che ciò che conta sia soltanto il proprio divertimento nella completa dimenticanza dell’impatto che ciò ha sull’interlocutore, che è la vittima”.
“Da questo nasce il bisogno di trasmettere ai ragazzi il messaggio che certe cose non devono accadere. C’è una forte maleducazione affettiva su cui tutti gli adulti devono lavorare. Forse più che sull’efficienza, i risultati scolastici o sportivi. Occorre insegnare ai bambini, fin da piccoli, che esiste l’altro con i suoi diritti, le sue caratteristiche e le sue modalità di difendersi, che sono diverse dalle nostre e vanno accolte e comprese”.

“Spesso le vittime che non hanno la possibilità di difendersi vengono equivocate e nella follia di gruppo sono trattate come semplici oggetti. Bisogna dare ai figli gli strumenti di conoscenza delle nostre emozioni e di quelle altrui. Purtroppo certe ferite non passano e restano dentro anche per sempre: proprio per questo motivo dobbiamo lavorare affinché i ragazzi pensino bene prima di agire” conclude il procuratore Maggia.