Savona. Nessuna frattura cranica o lesione era compatibile con il pugno che lo ha colpito in faccia, ma solamente coi danni provocati dalla violenta caduta a terra. Sono le conclusioni del medico legale Armando Mannucci, il consulente della difesa di Sabit Gabraje, l’albanese di 23 anni a giudizio con l’accusa di omicidio preterintenzionale per la morte del varazzino Riccardo Cinco.
Il dottor Mannucci è stato ascoltato questa mattina nella nuova udienza celebrata in Corte d’Assise e, rispondendo alle domande dei legali di Gabraje, gli avvocati Claudio Marchisio e Dominique Bonagura, ha esposto le sue tesi. In particolare, secondo il medico, Riccardo Cinco (morto 43 giorni dopo essere stato colpito dal pugno), era un assuntore abituale di alcol: “I rilievi autoptici eseguiti hanno evidenziato una sofferenza epatica compatibile con l’assunzione in quantità elevate di alcol. Questo è un’indicazione che la persona fosse un forte o discreto bevitore”.
A proposito della capacità di sopportare gli effetti dell’alcol, il medico legale ha precisato che “un soggetto che assume cronicamente alcol può essere ormai assuefatto” e, di conseguenza, palesare meno gli effetti di uno stato di ebbrezza. Per questo motivo, secondo il consulente della difesa è possibile che Gabraje, nelle fasi concitate della lite stradale, non abbia percepito lo stato di ebbrezza di Cinco (il cui tasso alcolemico la sera della tragedia era di 2,46 g/l).
Il medico legale si è poi soffermato sull’analisi delle lesioni della vittima: “Abbiamo rilevato la frattura dell’osso mastoide e un meccanismo di traumatismo al capo ‘a mappamondo’. Ritengo che la frattura della mastoide, che è di tipo verticale, sia compatibile con le altre fratture craniche e certamente non con il pugno”. Infine la difesa, sempre attraverso le domande al dottor Mannuncci, ha messo in evidenza con la vittima, dopo aver ricevuto un pugno all’altezza del mento, sia caduta “in avanti” e non all’indietro.
Sempre questa mattina sono stati ascoltati gli altri testimoni della difesa, ovvero tre ragazze (due delle quali conoscenti di Gabraje tanto che il legale di parte civile, l’avvocato Paolo Nolasco, non ha mancato di far notare che entrando in aula una di loro ha “strizzato l’occhio” per salutare l’imputato) che la sera del 10 ottobre scorso erano presenti alla festa della birra organizzata dal bar La Beffa di Varazze, l’evento al quale stava partecipando anche Riccardo Cinco.
Tutte e tre hanno confermato di aver visto la vittima vicino alle strisce pedonali discutere con l’albanese che poi è sceso dall’auto. A quel punto, secondo le testimoni, la vittima avrebbe cercato di colpire con il boccale da un litro di birra (di materiale plastico) l’albanese che, dopo aver schivato il colpo, lo ha colpito con il pugno. “Dopo il colpo è caduto a peso morto per terra, finendo proprio sopra una grata” il racconto di una delle giovani. Una versione dell’aggressione che corrisponde a quella fornita proprio da Sabit Gabraje che, nella scorsa udienza, aveva spiegato: “Il boccale non mi ha colpito, mi ha solo sfiorato, ma la birra mi è arrivata addosso. A quel punto ho reagito dandogli un pugno con la mano sinistra e lui, come l’ho toccato, è andato giù”.
L’imputato aveva precisato di aver anche pensato che Cinco “facesse una sceneggiata” perché non gli sembrava possibile fosse caduto in quel modo a causa del pugno. Gabraje aveva anche spiegato il motivo per cui era sceso dall’auto: “Avevo già ricevuto molti insulti da Cinco e l’amico, ma avevo lasciato perdere. Quando stavamo ripartendo però hanno insultato mia moglie, le hanno detto ‘scendi tr**a’ e allora ho deciso di fermarmi”.
“Quella sera ero tranquillo. Avevo trovato lavoro in Germania, ero sereno e volevo solo passare una serata rilassata tanto che ho cercato di convincere, oggi dico purtroppo, i miei amici a restare a Varazze e non andare a Genova in discoteca” aveva aggiunto Sabit Gabraje. Non era mancato un botta e risposta al pm che, quando l’imputato aveva negato di avere procedimenti penali pendenti, gli aveva invece contestato l’esistenza di una denuncia da parte dei vigili (secondo l’accusa lui e il fratello avevano inveito contro una pattuglia, rifiutandosi di fornire le proprie generalità, dopo che gli agenti gli avevano fatto notare di aver parcheggiato in zona vietata).
La prossima udienza del processo è stata fissata a luglio quando, dopo l’audizione dell’ultimo testimone, si procederà con la discussione.