Querela

Albenga, Eraldo Ciangherotti a giudizio per diffamazione

Il politico ingauno accusato di aver dato della "sporcacciona" a una maestra, lui si difende: "Va valutato il contesto"

eraldo ciangherotti

Albenga. “Mi spiace che la giustizia a Savona, da oggi, debba occuparsi anche di un processo cosi poco importante in cui mi vede a giudizio”. Con queste parole Eraldo Ciangherotti commenta la decisione del giudice Fiorenza Giorgi di rinviarlo a giudizio per diffamazione.

Tutto nasce da un commento fatto dal politico ingauno su Facebook: “A commento di una fotografia del comitato contro il forno crematorio datata 2013, in aperta critica politica – spiega – nell’ambito di una discussione sui social network mi si addebita di aver dato ad una maestra l’epiteto di ‘sporcacciona’ e ad uno sconosciuto l’attributo di ‘personaggio a cui farei fatica ad affidare la pulizia della cuccia del cane’. Nessuna considerazione è stata data al contesto nel quale la frase è stata pronunciata”.

“Avevo definito sporcacciona un’altra maestra presente nell’incriminata fotografia – chiarisce Ciangherotti – quando, quale assessore ai servizi sociali, nel corso di un sopralluogo presso la Scuola, nel 2011, avevo rinvenuto stracci sporchi abbandonati nel lavandino dei bimbi deputato all’igiene delle mani o dei denti. E, quale assessore e medico-dentista, mi ero indignato e non le avevo certo mandate a dire”.

“Mesi dopo, nel 2013 – prosegue il racconto – un’altra maestra, sempre della stessa scuola, aveva duramente polemizzato contro la giunta comunale che proponeva di collocare un forno crematorio nel cimitero, sostenendo, insieme alla collega e allo sconosciuto, che la realizzazione di tale impianto avrebbe costituito una vera e propria minaccia per la vita stessa dei cittadini ed, in particolar modo, dei bambini. All’epoca dei fatti, con una affermazione forse un pò sopra le righe, ma veramente indignato da questa polemica strumentale, avevo risposto a chi denigrava la stessa amministrazione comunale, pubblicamente ed infondatamente accusata di voler il forno crematorio per anteporre i propri interessi economici privati alla salute pubblica”.

“La signora maestra e, insieme a lei lo sconosciuto – spiega Ciangherotti – si duole di tutto ciò per essere stata accostata alla collega pizzicata ad accompagnare i bimbi a lavare le mani in mezzo agli stracci e spazzoloni per pulire i wc. La polemica all’epoca era stata dura e io lungi dall’offendermi, sulla questione del forno crematorio, cercavo con la mia giunta di contrastare la diffusione di notizie tanto allarmistiche quanto prive di qualsiasi riscontro tecnico. Tornassi indietro visiterei di nuovi quella scuola e mi indignerei per quanto visto; contrasterei coloro che ingiustamente hanno attaccato la mia giunta accusandola di interessi privati”.

“I querelanti, invece, proprio perché risentiti dalle mie precedenti critiche ad una maestra, si sono voluti togliere un sassolino dalla scarpa con un atto di querela che però avrebbero ritirato a fronte di una richiesta di risarcimento consistente nell’esborso da parte mia di 20 mila euro che ho immediatamente rifiutato – rivela l’ex assessore ingauno – Cosa dirà il giudice che dovrà valutare?Vedremo. Io non volevo offendere nessuno ma solo difendere una iniziativa che ritenevo utile per Albenga. Resto convinto certe frasi debbano essere valutate nel loro contesto”.

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